di Maria Clara Tonini
Strategie di gestione dello stress oppure tecniche come la mindfulness possono essere utili per bloccare processi negativi, migliorando il benessere
Mia figlia tredicenne da circa tre anni soffre di emicrania con cadenza settimanale. Durante il periodo estivo gli episodi diminuiscono notevolmente. A chi possiamo rivolgerci per affrontare il problema?
Risponde Maria Clara Tonini, neurologo, Centro cefalee, Clinica San Carlo, Paderno Dugnano (VAI AL FORUM)
noto da tempo come l’emicrania, che pu iniziare a manifestarsi gi da bambini, tende ad aumentare significativamente in et adolescenziale. In questo particolare periodo della vita, definito et evolutiva e caratterizzato da un cambiamento fisico e psicologico (preparatorio all’et adulta), gli aspetti psicologici e la gestione delle emozioni rivestono una particolare importanza nel favorire o nell’indurre lo scatenamento o il peggioramento di un’emicrania, condizionando la qualit di vita e causando una importante disabilit. La severa sintomatologia induce il soggetto a rinunce nelle attivit quotidiane e difficolt nelle prestazioni scolastiche, nelle relazioni amicali e famigliari e a un senso di insicurezza e ansia per l’insorgenza ricorrente e inaspettata degli attacchi emicranici. Questa vulnerabilit pu determinare una tendenza ad amplificare la percezione del dolore, definita catastrofizzazione, che causa una sofferenza pi intensa e un aumento dello stress emotivo, sottolineando come l’attacco emicranico rappresenti esso stesso un evento stressante.
stata dimostrata una correlazione tra emicrania e dolore catastrofico non solo negli adulti ma anche negli adolescenti, dovuta a una maggiore ipersensibilit sensoriale. noto che l’emicrania associata a una maggiore sensibilit a vari stimoli visivi, uditivi, olfattivi e somatosensoriali dovuta a una difficolt di elaborare le informazioni sensoriali, percependole come nocive e stressanti. Basti pensare alla fotofobia, fonofobia e osmofobia che accompagnano un attacco. Inoltre il cervello emicranico, in particolare nel sesso femminile, un cervello ipersensibile al dolore, non solo perch risente di una diminuita soglia al dolore geneticamente o epigeneticamente determinata, ma anche e soprattutto per una maggiore attivazione di quelle aree che sono coinvolte nei processi emozionali in risposta al dolore, che rende il cervello pi suscettibile ai diversi fattori trigger (scatenanti), sensoriali e ambientali. Mi riferisco a quel particolare circuito che vede l’attivazione dell’amigdala, importante archivio delle emozioni, dell’insula, che connetterebbe l’esperienza dolorosa al circuito somato-sensoriale, e della corteccia prefrontale, coinvolta nella elaborazione cognitiva e affettiva del dolore.
La difficolt a elaborare positivamente le informazioni sensoriali e un cervello particolarmente sensibile al dolore sono all’origine di comportamenti per fronteggiare l’esperienza negativa dell’attacco emicranico, quali il ruminamento (pensiero ripetitivo negativo) che sottende emozioni diverse – aumento di ansia, diminuzione del tono dell’umore, profonda tristezza, insicurezza, rabbia – e l’evitamento, che incide sulla vita relazionale in generale, sul rendimento scolastico e amicale, aspetti da tenere particolarmente presenti in questo periodo della vita. Diventa fondamentale capire e dare importanza a come affrontare l’emicrania durante l’adolescenza. Strategie di coping (adattamento allo stress) o approcci non farmacologici (per esempio terapie cognitivo comportamentali o mindfulness) permettono di interrompere questi processi negativi, migliorando cos il benessere soggettivo, e costruire una salute pi positiva che permetta di affrontare il dolore in et adulta, riducendo le conseguenze psicologiche in ambito sociale, lavorativo e personale.
21 febbraio 2023 (modifica il 21 febbraio 2023 | 18:21)
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