L’emigrazione dei giovani laureati italiani all’estero o da alcune Regioni verso altre è un fenomeno che può avere implicazioni sia positive che negative per il paese di origine. Se temporaneo, rappresenta un’esperienza di crescita professionale e culturale che arricchisce le competenze dei giovani laureati. Tuttavia, se irreversibile, comporta una perdita di capitale umano che impoverisce il potenziale di crescita del paese o della Regione interessata.
Andamento dell’emigrazione dei giovani laureati
Nel periodo 2010-2021, secondo i dati forniti dall’Istat, il numero di giovani laureati italiani emigrati è stato in costante aumento. Nel 2020, nonostante le restrizioni legate alla pandemia, il numero di giovani laureati emigrati ha superato le 18.000 unità, probabilmente influenzato anche dall’uscita del Regno Unito dall’Unione europea (Brexit). Tuttavia, nel 2021 si è registrato un calo generale degli espatri e un aumento dei rimpatri, riducendo solo in parte la perdita di capitale umano osservata nel periodo considerato.
Differenze di genere nell’emigrazione dei giovani laureati
Durante il periodo analizzato, i giovani laureati hanno mostrato una maggiore propensione all’emigrazione rispetto alle giovani donne laureate. Ad esempio, nel 2010 emigravano circa 3,2 giovani uomini per ogni mille laureati nella stessa fascia di età, rispetto a 1,9 giovani donne. Nel 2021, il tasso di emigrazione per i laureati di età compresa tra i 25 e i 34 anni è stato di 9,5 per ogni mille uomini e 6,7 per ogni mille donne.
Il Regno Unito come meta privilegiata
Il Regno Unito si conferma la principale destinazione degli espatri dei giovani laureati italiani. Nel triennio 2019-2021, circa un quarto dei giovani laureati emigrati tra i 25 e i 34 anni, possessori di almeno una laurea, hanno scelto il Regno Unito come meta. Altre destinazioni popolari includono la Germania (13%), la Francia (9%) e la Svizzera (8%). Tra le mete extraeuropee, gli Stati Uniti hanno accolto il 5% dei giovani laureati emigrati.
Implicazioni territoriali
L’emigrazione dei giovani laureati ha un impatto differenziato sulle varie province italiane. I tassi migratori indicano perdite di risorse qualificate in tutte le province, con valori superiori alla media nazionale nelle province del Sud e nelle Isole. Al contrario, le aree metropolitane di Bologna, Firenze e Roma registrano tassi migratori con l’estero al di sotto della media.
Movimenti interni e perdita di capitale umano
L’emigrazione dei giovani laureati italiani non riguarda solo i movimenti verso l’estero, ma anche i movimenti interni tra le province italiane. Questi movimenti interni mostrano un chiaro pattern Nord-Sud, evidenziando una perdita di capitale umano nelle regioni del Mezzogiorno.
Le province del Centro-Nord, come Bologna, Firenze e Roma, registrano tassi migratori positivi, indicando un guadagno di capitale umano grazie all’arrivo di giovani laureati provenienti da altre regioni, in particolare del Sud e Isole. Queste aree metropolitane offrono maggiori opportunità di lavoro e sviluppo professionale, attrattive per i giovani laureati in cerca di prospettive di carriera.
In particolare, le province del Sud, come Palermo, Enna e Oristano, registrano tassi migratori negativi, indicando una netta perdita di giovani laureati che cercano opportunità di lavoro altrove. Questo fenomeno contribuisce a perpetuare il divario economico e sociale tra il Nord e il Sud del paese.
La perdita di capitale umano nelle regioni del Mezzogiorno, ampiamente diffusa come da grafico sottostante, ha conseguenze negative sullo sviluppo economico e sociale di queste aree. La mancanza di risorse qualificate limita le opportunità di crescita e innovazione, riducendo la competitività e l’attrattività per gli investimenti.
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