Entro il 2033 andrà in pensione un terzo dei dipendenti pubblici: a scuola oltre 450mila uscite previste. Massiccio ricambio nei prossimi dieci anni

Entro il 2033 andrà in pensione un terzo dei dipendenti pubblici: a scuola oltre 450mila uscite previste. Massiccio ricambio nei prossimi dieci anni

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Entro il 2033, l’Inps prevede che oltre un terzo dei dipendenti pubblici italiani accederà alla pensione. Questa stima, basata sulla struttura per età del 2022, rivela che circa l’80% dei lavoratori ha quarant’anni o più, con la fascia più numerosa tra i 55 e i 59 anni.

Nel pubblico impiego, l’età ordinamentale per la pensione è fissata a 65 anni, permettendo alle amministrazioni di collocare a riposo gli interessati al raggiungimento di tale età.

Il settore scolastico è destinato a sperimentare il maggior numero di pensionamenti, con circa 463mila uscite previste, seguito dalla sanità con 243mila. Altri settori, come i ministeri, vedranno un cambio significativo nonostante le dimensioni più ridotte. Nel complesso, l’analisi suggerisce un’imminente esigenza di rinnovo generazionale nel settore pubblico.

L’età media dei dipendenti pubblici, quasi 51 anni, è sei anni superiore a quella dei lavoratori nel settore privato. Tale assetto anagrafico, unito a un blocco delle assunzioni passate, solleva preoccupazioni sulla preparazione del personale, soprattutto in termini di digitalizzazione.

Le previsioni suggeriscono la necessità di assunzioni sostanziali nei prossimi anni, con almeno 150mila previste annualmente dal 2023 al 2027. La necessità si scontra con l’imperativo di rigore finanziario e l’adeguamento alle nuove regole di bilancio europee. L’attenzione è focalizzata sulla velocizzazione delle procedure concorsuali e sul miglioramento della preparazione del personale, con un’età media dei candidati nei concorsi recenti di circa 36 anni.

Il mercato del lavoro pubblico è in una fase di trasformazione, influenzata dalle tendenze demografiche. La difficoltà nel trovare candidati adeguati per determinate professionalità richiede un rinnovato impegno per rendere il lavoro pubblico attraente, competendo con il settore privato in termini di retribuzioni. Si prospetta inoltre la necessità di riconfigurare le mansioni pubbliche in risposta ai nuovi paradigmi tecnologici, un compito che richiede pianificazione a medio e lungo termine.

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