Ergastolo ostativo, la Corte costituzionale restituisce gli atti alla Cassazione

Ergastolo ostativo, la Corte costituzionale restituisce gli atti alla Cassazione

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La Consulta aveva sollevato la questione di legittimità. Toccherà ora ai magistrati «verificare gli effetti della normativa sopravvenuta sulla rilevanza delle questioni sollevate, nonché procedere a una nuova valutazione della loro non manifesta infondatezza»

La soluzione adottata dal governo per evitare che la Corte costituzionale dichiarasse illegittimo il cosiddetto «ergastolo ostativo» per i condannati per mafia, per adesso ha retto. Alla luce del decreto-legge che ha modificato la norma dichiarata incostituzionale dalla Consulta un anno e mezzo fa (pur con un doppio rinvio della «ghigliottina» per invitare il Parlamento a fare le necessarie modifiche), i giudici costituzionali hanno restituito gli atti alla Corte di Cassazione, che aveva sollevato l’eccezione di incostituzionalità della vecchia legge. Toccherà ora a quei magistrati «verificare gli effetti della normativa sopravvenuta sulla rilevanza delle questioni sollevate, nonché procedere a una nuova valutazione della loro non manifesta infondatezza» (qui la norma).

Il comunicato della Corte anticipa con queste parole la decisione contenuta nella sentenza che sarà pubblicata nelle prossime settimane. Sotto esame, spiega la Consulta, erano «le disposizioni che non consentono al condannato all’ergastolo per delitti di contesto mafioso, che non abbia utilmente collaborato con la giustizia, di essere ammesso al beneficio della liberazione condizionale, pur dopo aver scontato la quota di pena prevista e pur risultando elementi sintomatici del suo ravvedimento». La Corte aveva già stabilito, nella prima pronuncia, che l’automatismo tra non-pentimento ed esclusione dai benefici non poteva continuare a esistere in virtù dell’obiettivo costituzionale di «rieducazione del condannato» che vale per tutti i colpevoli; aggiungendo che la collaborazione con la giustizia non può essere l’unico parametro di valutazione del ravvedimento del condannato per reati di mafia. Ora, sostiene la Consulta, le nuove norme contenute nel decreto-legge varato la scorsa settimana — primo atto del governo Meloni, che ha ripreso il testo già approvato da un ramo del Parlamento nella scorsa legislatura, pressoché all’unanimità — «incidono immediatamente e direttamente sulle norme oggetto del giudizio di legittimità costituzionale, trasformando da assoluta in relativa la presunzione di pericolosità che impedisce la concessione dei benefici e delle misure alternative a favore di tutti i condannati (anche all’ergastolo) per reati cosiddetti “ostativi”, che non hanno collaborato con la giustizia».

Il decreto stabilisce infatti che anche i condannati non-pentiti «sono ora ammessi a chiedere i benefici, sebbene in presenza di nuove, stringenti e concomitanti condizioni, diversificate a seconda dei reati che vengono in rilievo». Di qui la restituzione degli atti alla Cassazione che deve giudicare il singolo caso da cui è nata la questione di costituzionalità, e in quella sede si verificherà se i criteri molto stringenti imposti dal decreto violano ugualmente i principi costituzionali che la Corte aveva giudicato violati con la precedente normativa, oppure no. In caso affermativo la questione tornerà all’esame della Consulta. È comunque verosimile che la Cassazione attenderà la conversione in legge del decreto (entro Natale, con eventuali ulteriori modifiche) prima di fare le proprie valutazioni. Per ora il risultato che il governo voleva ottenere, e cioè evitare la bocciatura dell’ergastolo ostativo in assenza della riforma sollecitata dalla Corte, è stato raggiunto.

8 novembre 2022 (modifica il 8 novembre 2022 | 20:37)

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, 2022-11-08 19:37:00, La Consulta aveva sollevato la questione di legittimità. Toccherà ora ai magistrati «verificare gli effetti della normativa sopravvenuta sulla rilevanza delle questioni sollevate, nonché procedere a una nuova valutazione della loro non manifesta infondatezza», Giovanni Bianconi

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