di Roberto Saviano
Incontri a domicilio soltanto se una collega in qualche modo ti segue da lontano, mai porte chiuse a chiave e mai accettare da bere (nemmeno acqua), studiare le vie di fuga: il racconto drammatico di chi deve sopravvivere allo sfruttamento e cerca di individuare i pericoli. Perché sbagliare persona può voler dire morire
Serve cogliere qualsiasi sfumatura, intuire dalla foto di WhatsApp che tipo di persona ti sta scrivendo, capire in base al quartiere in cui lavori quali profili aspettarti.
Dal solo accento, dal modo di parlare o di trattare la questione economica, bisogna capire se accettare o respingere.
Serve tanta esperienza, organizzazione e scaltrezza. Le prostitute di ogni Paese si addestrano per proteggersi con molte strategie, e lo fanno da sole.
Al contrario di quanto si creda, i protettori – intendo proprio i lenoni, i magnaccia – non sono affatto uno scudo di sicurezza, e la tragedia delle tre prostitute uccise giorni fa a Roma nel quartiere Prati ne è una drammatica prova.
Sono sempre stato attratto dal modo in cui una persona – alcune molto più di altre – può essere in grado di valutare una determinata situazione con il minor margine di errore possibile, avendo un’idea più o meno chiara dei rischi che questa comporta, seguendo quella tecnica di ragionamento istantaneo che in psicologia viene chiamato thin-slicing: farsi un’idea complessiva della realtà potendone saggiare soltanto una fetta sottile, sottilissima.
In genere, poliziotti undercover e prostitute sono le figure che più d’ogni altra si misurano con la capacità immediata di fare thin-slicing, di profilare una persona o quantomeno di intuirne subito le possibili ombre. È fondamentale capire come fanno, come affinano l’arte dell’intuizione, del thin-slicing, avendo elementi vaghi e pochi minuti, a volte secondi, per valutare un cliente e considerarne l’eventuale aggressività.
Chi, come le prostitute, lavora esposto a una clientela che incontra in una dimensione intima – è letteralmente nudo di fronte a un perfetto estraneo – deve affinare questa tecnica a livelli magistrali, perché la posta in gioco è la più elevata. Superata una certa soglia di confidenza non esiste più possibilità di fuga né di difesa. Intuire se quella soglia può essere superata o invece bisogna fermarsi prima, fa la differenza tra salvarsi o morire.
Da anni raccolgo informazioni su queste storie, ne ho accumulate una caterva. Durante un’intervista a Briza 26 anni, argentina (o almeno lei dà queste indicazioni), arriva la sua sentenza geografica: «Qui è il puttanificio di Roma». Ma come? Quartiere borghese, apparentemente innocuo, perfino un po’ noioso.
«SE IL CLIENTE INSISTE SU COSE CHE NON FAI O DICE CHE CHIEDI MOLTI SOLDI, ALLORA PUOI INIZIARE A INSOSPETTIRTI»
Approfondendo, sembra ci sia una divisione di zone d’influenza, quasi come nelle dinamiche mafiose. C’è via Santamaura, dove si trova un edificio che ospita solo ragazze dell’Est, c’è via Emo con le escort sudamericane, poi viale Vaticano e via Emilio Faà di Bruno, con le ragazze trans. E poi ancora via Durazzo, via della Giuliana, via Angelico, divise tra ragazze trans e ragazze russe, via Caracciolo con ragazze italiane e via Candia con ragazze rumene.
Molti sono i motivi che rendono Prati il quartiere con maggior densità di escort d’Italia: i condomini che in passato le rifiutavano perché non gradivano il solito via vai di persone si sono abituati a convivere con i b&b, quindi a vedere persone sempre diverse che attendono l’ascensore o salgono le scale.
Questo non è più motivo di disturbo o di sospetto, come negli Anni 90. I proprietari di b&b si sentono meno esposti al rischio di favoreggiamento della prostituzione, come rischiano invece coloro che offrono gli appartamenti alle escort. Prati è stato scelto proprio perché meta perfetta, tranquilla. Raggiungerlo è semplice. I profili sono rintracciabili online, basta una telefonata. Ma ottenere un’intervista è quasi impossibile. Ci sono siti Internet in cui le escort hanno book fotografici da modelle e altri dove chiaramente le immagini sono finte o amatoriali, e gli annunci scritti in un italiano stentato. Con tutta probabilità, questi portali sono gestiti direttamente da chi organizza lo sfruttamento. La struttura dinamica delle telefonate è sempre uguale. Prima parte: il cliente scrive «Ho letto il tuo annuncio».
La risposta parte con «Amore», meno frequentemente con «Ciao caro». Seconda parte: vengono spiegate le prestazioni offerte, raramente a voce al telefono, molto più spesso via WhatsApp. E poi c’è l’ultima parte, che è quella in cui vengono comunicati il prezzo e l’indirizzo. È richiesto sempre un preavviso di almeno 30 minuti. A Prati, in uno spazio di un centinaio di metri, c’è un’offerta di escort giovanissime (19-22 anni) di altissimo bordo, con prestazioni da 300 euro, fino ai centri di massaggi cinesi da 30 euro. Ma poi ci sono escort mature che partono da una tariffa di 50 euro sino a (sempre più rare) escort italiane soprattutto nella zona di piazza Mazzini e via Trionfale.
Ma torniamo alla questione centrale: come si difendono? Come capiscono con chi hanno a che fare?
Quando comincio a fare domande («Come ti trovi nel quartiere?», «Quanto si lavora in questo periodo?»), quando tento una riflessione («Non hai paura non sapendo chi fai entrare in casa?»), la risposta istantanea è: «Sei il principe azzurro o un giornalista?». Ma c’è anche chi chiude subito la telefonata con «cop », ossia poliziotto in inglese (le escort di lusso russe e ungheresi parlano solo inglese), oppure «sbirro de mierda» (le escort sudamericane).
Il prezzo
Com’è possibile fidarsi di una persona soltanto dalla voce? Solo 3 ragazze su 10 mi rispondono che la voce non è indicativa; 7 dicono che dalla voce capisci tutto. Cosa capisci? «Se per lavorare deve usare le mani o è un professionista, magari un colletto bianco. Se è italiano davvero». Italiano davvero? Eh già. Nessuna vuole andare con stranieri. «Ma soprattutto capisci se sono strafatti o ubriachi». Quando chiedo qual è il massimo sistema di sicurezza, la risposta è: «Il prezzo». Il prezzo tiene lontani quelli che loro considerano i più pericolosi: drogati e alcolisti, che arrivano il più delle volte per sfogarsi con la malcapitata di turno. Le escort si dividono sostanzialmente in due macrocategorie: coloro che non vogliono entrare in contatto con la voce del cliente, e chi invece non lo incontra se non ha ricevuto almeno una telefonata. E così chiedo: «Come si fa a capire da una chat il profilo di una persona?» «Non lo capisci. Gli dici quello che fai e quello che non fai: se lui insiste su cose che non fai o dice che chiedi molti soldi, allora puoi iniziare a insospettirti». Le più esposte sono quelle che vanno al domicilio del cliente.
«Mai bere nulla, né acqua né niente». «Nemmeno se le bottiglie sono chiuse?». «Mai. Possono averci messo qualcosa e poi richiuso il tappo perfettamente». «Addirittura?». «Tutto può succedere…». «Quando sono a domicilio guardo la casa lentamente. Sempre. Devo poter fare subito ritorno, se necessario. Non permetto mai di chiudere le porte a chiave e tengo il telefono acceso, in modo che dall’altra parte si senta quello che sta succedendo».
Ad aspettarle dall’altra parte del telefono non per forza c’è un magnaccia. Spesso si tratta di una collega, che ascolta e può intervenire in caso di problemi. Tutte hanno lo spray al peperoncino in borsa, sia chi lavora in casa sia chi scende per strada. Quando entrano in case molto grandi, dicevamo, tendono a camminare lentamente, per memorizzare il tragitto in caso di una fuga precipitosa.
Alcune ragazze vanno a lavorare in coppia, offrono una prestazione in due: si sentono in genere più sicure, tant’è vero che è una situazione che si predilige ma che, essendo costosa, i clienti non sono così inclini a richiedere. Un’atra cosa emersa nell’intervista: quando si chiedono, per esempio, delle prestazioni per gruppi, la maggior parte vuole poter incontrare le persone una per volta, non tutte insieme, perché temono di non avere il controllo della situazione e quindi di non poter far partire tutte le procedure che si attuano perché ci si possa sentire al sicuro.
Per chi lavora in casa, avere dei vicini, a volte anche un portiere, aiuta. Anche se spesso i clienti vengono fatti arrivare quando il portiere va via, per evitare imbarazzi. In ogni caso, si sentono al sicuro in posti così, al punto che, proprio in zona Prati, si affittano nello stesso palazzo appartamenti, ufficialmente b&b, per creare una sorta di sicurezza nello svolgimento di questo genere di lavori. I magnaccia sono distratti, hanno il compito di minacciare i clienti che scrivono messaggi su messaggi senza arrivare al dunque, o intervengono su richiesta delle escort. Ma sono quasi sempre lontani.
I “massaggi” cinesi
I centri di massaggi cinesi sono un’eccezione rispetto alla storia che ho riportato finora: sono molto più visibili rispetto agli annunci su Internet, alle case, alle strade, e per questo le ragazze, ricattate, non parlano in nessun modo al telefono (dove risponde solo l’organizzatrice del centro). Dicono di andare sul posto, non rilasciano nessuna intervista. Anzi è pericolosissimo: perché chi ha provato ad andare in questi luoghi per intervistarle si è trovato addosso immediatamente i protettori. Non sempre cinesi, spesso slavi a stipendio delle organizzazioni cinesi. La visibilità di questi luoghi, che li rende identici a qualsiasi centro abbronzante, fa sentire le ragazze al sicuro. Nessuna ragazza cinese è raggiungibile al telefono direttamente né può fare confidenze.
TUTTE LE PROSTITUTE HANNO UNA PROPRIA VISIONE DEI PAESI DI PROVENIENZA. RAZZISMO? E’ SOLO QUESTIONE DI POVERTA’?
Molte escort invece hanno voglia di raccontarsi, di condividere quello che vivono. Fra tutte le prostitute intervistate, nessuna ha dichiarato di essersi trovata in situazioni di grave pericolo, ma tutte dichiarano di aver vissuto momenti di disagio estremo; una di loro si è trovata in una situazione gravissima: ha dovuto gestire una persona che ha avuto un infarto e che si è salvata solo grazie alla sua presenza «avevo fatto un corso a Cuba di primo soccorso, volevo fare l’infermiera». Alla domanda: «Porti armi?», rispondono: «Assolutamente no». E, quando ne chiedo il motivo, rispondono che se vuoi portarle devi saperle usare bene. Se hai un coltello in borsa, può scovarlo chi ti vuole fare del male. Anche le ragazze trans non portano mai armi, né le hanno in casa. La differenza è che per loro la vita in strada è più difficile: le aggressioni, sia verbali che fisiche, sono più frequenti rispetto alle altre ragazze. Sono loro le uniche ad avermi paventato la possibilità di fronteggiare fisicamente chi le aggredisce. Due ragazze trans, una colombiana e una brasiliana, mi hanno raccontato di essersi trovate, in situazioni diverse, in luoghi diversi, non in Italia, a dover respingere fisicamente clienti ubriachi. Un’altra domanda che pongo spesso riguarda il razzismo, perché scrivono negli annunci «no stranieri».
I clienti peggiori
«Voglio far capire che non voglio neri!» e a dirlo sono proprio le escort caraibiche afrodiscendenti. «Ma perché?». «I neri non si fermano quando gli chiedi di fermarsi, fanno quello che vogliono, non ti rispettano».
A dire il vero il razzismo di queste affermazioni è presto sconfessato quando si tratta di turisti americani: «Pagano bene i turisti americani». «E se afroamericani?». «Ebbeh, sono americani». Si tratta quindi di razzismo della povertà. Tutte le intervistate hanno una propria visione dei Paesi di provenienza. I clienti peggiori sono considerati i russi, alcolisti e violenti. I francesi, i greci, gli italiani e gli spagnoli sono considerati i migliori. Tra i peggiori, anche americani e tedeschi per modi, stile, igiene personale. Un mix – ad ascoltarle – di pregiudizio e analisi sul campo. La ragione per cui tante preferiscono i clienti italiani è dovuta al fatto che tendono, culturalmente, a voler piacere, mentre gli altri, siccome pagano, non sono interessati in nessun modo a mettere a proprio agio le donne. Non dimenticherò mai la frase che mi ha detto una escort uruguayana in Spagna. La stavo intervistando per un’inchiesta uscita nel 2009. Mi disse: «Gli italiani sono convinti che riescono a farci innamorare nei minuti in cui siamo insieme, ci credono davvero». «Ridicoli?». «Beh, ma almeno trattano bene…». La disperazione di queste donne si mostra nella capacità di dover gestire tutto, saper interpretare il cliente, capire se vuole conforto, se invece è venuto a cercare di fare del male. Intuire immediatamente ascoltando un’inflessione, osservando un modo di fare, se si tratta di un poliziotto, di un giornalista o di un vero cliente. Questo rende le persone che ho intervistato delle investigatrici di talento; non è un caso che in moltissime operazioni le testimoni migliori fossero le escort di alto bordo (e non solo), perché loro conoscono davvero il tessuto in cui sono immerse. Loro, anche quando lavorano in casa, vivono con l’orecchio attaccato alla strada. Ne conoscono le vibrazioni. Ne ascoltano le storie e posseggono codici unici per interpretarle e decrittarle. Vuoi sapere cosa accade nel tuo quartiere? Chi ha vinto una scommessa sul mondiale o chi sta entrando in una dipendenza? Chi sta pieno di debiti o chi si vuole candidare in politica? Vuoi sapere chi si sta avvicinando a brutti giri o semplicemente si sta per sposare? Chiedi alle escort.
3 dicembre 2022 (modifica il 3 dicembre 2022 | 17:24)
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, 2022-12-03 16:25:00, Incontri a domicilio soltanto se una collega in qualche modo ti segue da lontano, mai porte chiuse a chiave e mai accettare da bere (nemmeno acqua), studiare le vie di fuga: il racconto drammatico di chi deve sopravvivere allo sfruttamento e cerca di individuare i pericoli. Perché sbagliare persona può voler dire morire, Roberto Saviano