di Andrea Marinelli e Guido Olimpio
Il premier britannico Boris Johnson ha offerto l’addestramento di 10 mila ucraini ogni quattro mesi
Lo scenario coreano in Europa. Con i duellanti costretti a fermarsi perché il peso del conflitto diventa insopportabile, ma senza seppellire l’ascia. In Ucraina si potrebbe arrivare non a una vera tregua, bensì una guerra sospesa. Come avvenuto nel 1953 tra le due Coree, fermate da un armistizio che non ha chiuso formalmente le ostilità. Il modello è già stato prefigurato dagli osservatori e ora ritorna influenzato dall’andamento delle operazioni con sviluppi lenti nel mezzo di scontri intensi. Kiev ha retto coraggiosamente alla spallata iniziale, ha perso porzioni di territorio, difficile dire se riuscirà mai a liberarlo. Lo spera, però al tempo stesso non nasconde le difficoltà di un ritorno all’origine. Mosca ha rinunciato ad una parte delle ambizioni, ha proseguito nell’offensiva, non è chiaro quante risorse avrà ancora. Però ha ribadito che il Paese avversario non sarà più lo stesso e spiegato che, sia pure con ritardi, conseguirà i suoi obiettivi. Il punto in comune sono i tanti caduti, inutile speculare su quanti siano davvero. Anche perché spesso le fonti a riguardo sono contraddittorie. L’ultimo esempio sabato con un consigliere di Zelensky che ha rimproverato il collega che ha parlato di mille tra morti e feriti ogni giorno.
Le incertezze
Bilanci incerti (nascosti) accompagnati da altri dati. «Abbiamo perso — ha sostenuto il generale Volodymyr Karpenko, responsabile della logistica ucraina — circa 1.300 blindati, 400 tank, 700 pezzi d’artiglieria». Spesso i cannoni come gli M777 dati dalla Nato subiscono danni, devono essere spostati nelle retrovie e riparati. Una media di due per ogni batteria. Servono pezzi di ricambio, i camion sono costretti a percorrere lunghe distanze. I famosi Himars sono ricaricabili in 5 minuti, ma i «proiettili» per la salva successiva sono a bordo di grandi veicoli-appoggio. Ne servono molti, pesano tonnellate. E corrono il rischio di essere colpiti da un nemico che mobilita ciò che ha in deposito, vecchio o nuovo che sia. Il neo-zar, infatti, ha continuato a far arrivare carri armati, blindati, lanciarazzi usando a pieno regime le ferrovie. Materiale proveniente dalle regioni più lontane. È come legna da ardere nella fornace bellica.
Le tempistiche
La potenza di fuoco gli ha permesso di impadronirsi di villaggi e colline, però gli mancano sempre gli uomini. E per quanto andrà avanti nel corpo a corpo? Questo porta a pensare per il futuro ad una situazione analoga a quella in Corea. I fucili tacciono, gli schieramenti si guardano minacciosi, ci sono picchi di tensione e gli arsenali si ampliano. Lo dimostra il regime di Kim, resistente alle sanzioni punta persino all’atomica, testa missili a ripetizione. Il Nord, alla luce di quanto visto nel Donbass, sarà confortato dall’aver investito nella creazione di un dispositivo d’artiglieria impressionante. Le battaglie hanno rivelato un consumo di munizioni enorme, si pensava — ha notato l’istituto britannico Rusi — che il ricorso alle cosiddette bombe intelligenti riducesse l’uso di quelle «normali» (meno precise) e invece non è stato così. La guerra è ingorda di vite, di materiale, di bombe. Se al fronte non si producono vittorie decisive i condottieri dovranno trovare alternative. I difensori avranno un problema in più: mantenere il supporto Nato ad un alto livello. Negli ultimi giorni hanno ricevuto assicurazioni con formule diverse. Gli Usa hanno varato l’ennesimo «pacchetto», altri Paesi hanno promesso forniture consistenti. Il premier britannico Johnson ha offerto un programma che dovrebbe permettere l’addestramento di 10 mila ucraini ogni 120 giorni, però ha messo in guardia sul pericolo che cresca «la fatica» in campo occidentale. Come ha detto l’ex ambasciatore americano Ivo Daalder per Washington ci sono due strade: uno status quo sanguinoso e prolungato oppure la fine o riduzione dell’appoggio. La seconda opzione, a suo avviso, significherebbe «dare gli ucraini in pasto ai lupi».
18 giugno 2022 (modifica il 18 giugno 2022 | 21:39)
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, 2022-06-18 19:43:00, Il premier britannico Boris Johnson ha offerto l’addestramento di 10 mila ucraini ogni quattro mesi, Andrea Marinelli e Guido Olimpio