di Lorenzo Cremonesi
Morale alle stelle per la riconquista di Kherson. Lo Stato Maggiore non prevede pause ma non rivela i prossimi piani. Il presidente Zelensky: riprenderemo Donbass e Crimea
DAL NOSTRO INVIATO
KIEV — Non ci sarà tregua, né pausa per riorganizzarsi o tirare il fiato dopo i lunghi mesi di difficile battaglia: appena terminata la liberazione di Kherson, lo Stato maggiore ucraino intende approfittare della sconfitta russa e dello slancio d’ottimismo tra le sue truppe per riprendere velocemente ad avanzare. Anche l’argomento della «guerra congelata» a causa dell’inverno pare trovare pochi sostenitori: tra fine febbraio e metà marzo le temperature nelle notti attorno alla capitale sfioravano i -20°, ma soldati e volontari ucraini furono in grado di fermare i russi. Oggi la colonnina di mercurio è a 0° e il morale del Paese è alle stelle, non c’è alcun motivo per cercare riparo nei ricoveri caldi.
Piani e trucchi
Dove attaccheranno? Ovviamente, se lo si chiede ai portavoce del ministero della Difesa a Kiev, la risposta non può essere che un discreto «no comment»: non c’è esercito al mondo che sia disposto a rivelare i suoi piani di guerra, a meno che non siano falsi, oppure trucchi per confondere il nemico. Ma ieri il presidente Volodymyr Zelensky ha lanciato il suo grido di battaglia: «Non lasceremo nessuno indietro. Verremo in tutte le nostre città e villaggi del Donbass. Vedremo sicuramente le forze ucraine incontrare le bandiere ucraine in Crimea».
Prossimi assalti
Tra gli esperti, ex ufficiali di carriera e commentatori di cose militari che abbiamo consultato prevale l’opinione per cui la prossima direttiva d’assalto possa partire dalla regione di Zaporizhzhia, e più precisamente dalla zona di Huliapole, per puntare verso sud alla città di Melitopol, oppure (meno probabile) in direzione di Mariupol, la città martire che capitolò a metà maggio.
Piani e trucchi
A quel punto l’intero meccanismo d’occupazione russo verrebbe devastato, con enormi problemi per spostamenti e rifornimenti. «Se ne parla da qualche tempo ormai. Se i nostri soldati liberassero Melitopol, con l’aiuto del movimento della guerriglia partigiana radicata nel territorio, anche la penisola di Crimea avrebbe seri problemi di approvvigionamento, visto tra l’altro che il ponte di Kerch sino a luglio prossimo funzionerà a singhiozzo a causa dell’autobomba esplosa poche settimane fa. Inoltre, anche le unità russe che adesso si sono schierate sulla sponda orientale del Dnipro rischierebbero di rimanere accerchiate una seconda volta», spiega Mykola Bielieskov, ricercatore all’Istituto di Studi Strategici di Kiev.
Il fronte dimenticato
Nell’immediato, i militari ucraini sembrano attirati dal progetto di rinforzare le unità già impegnate nel Donbass. «Nel Kherson avremo un momento di calma relativa. Nessuno proverà ad attraversare il fiume Dnipro: è un confine naturale troppo ben protetto, dunque, adesso si cercherà di distribuire i soldati in soprannumero nell’est, che era stato un poco dimenticato dopo le battaglie di Izyum e Lyman tra settembre e ottobre», continua Belieskov. L’attenzione resta concentrata su Bakhmut, il campo di battaglia più insanguinato del Donetsk, dove i gruppi d’assalto russi in collaborazione con i mercenari della Wagner si stanno gravemente decimando.
Soldati e sfollati
Emergono nel frattempo nuovi dettagli sulla dinamica della battaglia appena conclusa nel Kherson. I russi nell’ultimo mese hanno utilizzato la copertura dell’esodo dei civili verso est per fare vestire in borghese i loro soldati e mischiarli alla popolazione, specialmente nella fase del passaggio sul Dnipro, dove gli ucraini sparavano senza sosta. I numeri restano vaghi, ma su circa 70-100.000 sfollati sembra che oltre 20.000 fossero soldati. Forse meno di 2.000 sono rimasti nelle zone liberate. Non pare siano pericolosi e non sono coordinati tra loro: hanno gettato l’uniforme e cercano ogni mezzo per attraversare il fiume.
12 novembre 2022 (modifica il 12 novembre 2022 | 22:21)
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, 2022-11-12 23:29:00, Zelensky: riconquisteremo Donbass e Crimea,