Essere o non essere docente esperto/stabilmente incentivato?

Mentre assistiamo, in questi giorni, alle prime sortite del nuovo Ministro e dei sottosegretari dell’Istruzione e del Merito, è proprio questa nuova denominazione del ministero stesso a tenere banco sia a livello mediatico che sui social. E, prima o poi, si dovrà nuovamente affrontare la questione della norma riguardante il cosiddetto docente esperto, denominazione che, in un successivo passaggio parlamentare, si è proceduto in fretta e furia a cancellare: in effetti questo avrebbe condotto ad una imbarazzante conseguenza logica, cioè affermare che nessuno dei docenti in servizio poteva e può essere considerato “esperto” attualmente.

Tenuto conto che si accede al ruolo di docente normalmente per concorso, questo avrebbe rappresentato una sorta di harakiri istituzionale vero e proprio. Conosciamo tutti la normativa licenziata a riguardo. L’aspetto decisamente curioso di tutta questa procedura è che non vi sarà alcuna certezza di poter conseguire tale incentivazione: la valutazione finale rappresenterà solamente il primo check point da superare per il docente che aspira a questa nuova posizione. Il numero degli “stabilmente incentivati” sarà infatti limitato e probabilmente anche oggetto di graduatoria.  Questa norma, a mio avviso, risulta essere del tutto discutibile non in base a considerazioni ideologiche o sindacali, ma facendo riferimento ad alcune considerazioni di semplice logica. Infatti:

  1. legare riconoscimenti a futuri corsi di aggiornamento significa negare la validità dei corsi fatti sino ad oggi, corsi organizzati anche da/in collaborazione con lo stesso Ministero, formazione finalizzata al conseguimento ed al riconoscimento di competenze professionali;
  2. centinaia di docenti, anche a seguito di attività di formazione, ricoprono oppure hanno ricoperto nella scuola ruoli di responsabilità e funzioni delicate. Coloro che li hanno scelti (Dirigenti, Collegi dei docenti, USP, USR…) si sono forse sbagliati, individuando persone senza le necessarie competenze?

Affermare che non esistano attualmente delle competenze certificate e/o certificabili nel mondo della scuola rappresenta un’inspiegabile negazione della realtà: il riferimento va, ad esempio, alle certificazioni linguistiche, master, dottorati di ricerca o altri titoli. Tutto questo può essere liquidato come se fosse spazzatura? E, sempre secondo questa logica ministeriale, i docenti che svolgono ruoli sensibili e/o di responsabilità devono essere considerati ad oggi dei dilettanti allo sbaraglio, in attesa dell’arrivo dei veri e propri docenti competenti?

Da poco trasferito in un altro Istituto, quest’anno mi è stato chiesto di ricoprire il ruolo di funzione strumentale per la Valutazione e l’Autovalutazione, ruolo che avevo ricoperto per diversi anni nel mio precedente IC. Per svolgere tali compiti ho partecipato in passato a diversi corsi di formazione specifici, convegni, seminari e scuole estive.  Ho accettato di svolgere ancora una volta questo incarico per puro spirito di collaborazione, ma sono fortemente tentato a non rinnovare la mia disponibilità per il prossimo anno se rimarrà in vigore questa legge: per quale motivo, infatti, dovrei ricoprire un ruolo piuttosto delicato se il Ministero mi ritiene una persona che non ha ancora maturato le competenze necessarie in base ai suoi standard? O sono competente o non lo sono. Per il Ministero no, per la mia scuola sì. Incredibile: credevo fossero in qualche modo collegati o imparentati…di qui il richiamo, nel titolo di questo documento, alla ben nota figura di Amleto.

Giacomo Rota

, 2022-11-06 16:07:00, Mentre assistiamo, in questi giorni, alle prime sortite del nuovo Ministro e dei sottosegretari dell’Istruzione e del Merito, è proprio questa nuova denominazione del ministero stesso a tenere banco sia a livello mediatico che sui social. E, prima o poi, si dovrà nuovamente affrontare la questione della norma riguardante il cosiddetto docente esperto, denominazione che, […]
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