«Esterno notte», il rigore di Bellocchio sul caso Moro

«Esterno notte», il rigore di Bellocchio sul caso Moro

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di Aldo Grasso

Dopo «Buongiorno notte», girato quasi vent’anni fa, il regista ha sentito il bisogno di tornare su quelle drammatiche pagine della nostra storia per entrare nelle coscienze di alcuni protagonisti

In più di un’occasione la tv italiana si è occupato dal caso Moro: con inchieste, con ricostruzioni storiche, con miniserie («Aldo Moro. Il presidente», regia di Gianluca Maria Tavarelli). Se Marco Bellocchio, dopo aver girato quasi vent’anni fa Buongiorno notte (un film sul rapimento ispirato al libro della brigatista Laura Braghetti), ha sentito il bisogno di tornare su quelle drammatiche pagine della nostra storia non è certo per scoprire la verità (qualcosa di definitivo è stato accertato: i socialisti e parte della Dc erano per la trattativa, il Pci di Berlinguer e il partito di Scalfari per la fermezza) ma per entrare, per quanto possibile, nelle coscienze di alcuni protagonisti. Esterno notte , infatti, è diviso in sei episodi che rappresentano altrettanti punti di vista: da Moro a Cossiga, da Paolo VI ai brigatisti, alla moglie di Moro Eleonora Chiavarelli (Rai1, una serie prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment, con Simone Gattoni per Kavac Film, in collaborazione con Rai Fiction e Arte France).

Una struttura di racconto che è piaciuta molto ai critici presenti al Festival di Cannes: un «dramma shakespeariano in sei atti». Ogni storia nasce dall’intrecciarsi di vari punti di vista, spesso non coincidenti: quello dell’autore, quello dei protagonisti, quelli di altri personaggi ancora. Ogni storia, popolata com’è dei fantasmi del potere (i protagonisti sono tutti fantasmi), non finisce di turbare per la sua complessità e per la sua attualità: una sorta di radiografia post mortem, che rivela pietà e follia insieme. Per questo, Bellocchio ha puntato tutto su una scrittura rigorosa, esasperata ma piena di sensibilità come non gli accadeva da tempo, su una recitazione scarna ma vivida (Fabrizio Gifuni, Margherita Buy, Toni Servillo, Fausto Russo Alesi, per citare alcuni interpreti). Un dramma sulla violenza immobile delle istituzioni contro la violenza in movimento degli eversori.

16 novembre 2022 (modifica il 16 novembre 2022 | 18:39)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-11-16 19:14:00,

di Aldo Grasso

Dopo «Buongiorno notte», girato quasi vent’anni fa, il regista ha sentito il bisogno di tornare su quelle drammatiche pagine della nostra storia per entrare nelle coscienze di alcuni protagonisti

In più di un’occasione la tv italiana si è occupato dal caso Moro: con inchieste, con ricostruzioni storiche, con miniserie («Aldo Moro. Il presidente», regia di Gianluca Maria Tavarelli). Se Marco Bellocchio, dopo aver girato quasi vent’anni fa Buongiorno notte (un film sul rapimento ispirato al libro della brigatista Laura Braghetti), ha sentito il bisogno di tornare su quelle drammatiche pagine della nostra storia non è certo per scoprire la verità (qualcosa di definitivo è stato accertato: i socialisti e parte della Dc erano per la trattativa, il Pci di Berlinguer e il partito di Scalfari per la fermezza) ma per entrare, per quanto possibile, nelle coscienze di alcuni protagonisti. Esterno notte , infatti, è diviso in sei episodi che rappresentano altrettanti punti di vista: da Moro a Cossiga, da Paolo VI ai brigatisti, alla moglie di Moro Eleonora Chiavarelli (Rai1, una serie prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment, con Simone Gattoni per Kavac Film, in collaborazione con Rai Fiction e Arte France).

Una struttura di racconto che è piaciuta molto ai critici presenti al Festival di Cannes: un «dramma shakespeariano in sei atti». Ogni storia nasce dall’intrecciarsi di vari punti di vista, spesso non coincidenti: quello dell’autore, quello dei protagonisti, quelli di altri personaggi ancora. Ogni storia, popolata com’è dei fantasmi del potere (i protagonisti sono tutti fantasmi), non finisce di turbare per la sua complessità e per la sua attualità: una sorta di radiografia post mortem, che rivela pietà e follia insieme. Per questo, Bellocchio ha puntato tutto su una scrittura rigorosa, esasperata ma piena di sensibilità come non gli accadeva da tempo, su una recitazione scarna ma vivida (Fabrizio Gifuni, Margherita Buy, Toni Servillo, Fausto Russo Alesi, per citare alcuni interpreti). Un dramma sulla violenza immobile delle istituzioni contro la violenza in movimento degli eversori.

16 novembre 2022 (modifica il 16 novembre 2022 | 18:39)

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