Europa, accordo per il salario minimo: fissati  i criteri, ma non l’obbligo La direttiva

Europa, accordo per il salario minimo: fissati  i criteri, ma non l’obbligo La direttiva

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LA DIRETTIVA

di Francesca Basso07 giu 2022

L'Europa: accordo per il salario minimo. Fissati i criteri, ma non l'obbligo Ursula von der Leyen, presidente Commissione Ue

La sala per la trattativa sulla proposta di direttiva sui salari minimi adeguati nell’Unione europea, presentata dalla Commissione Ue nell’ottobre del 2020, è stata riservata fino alle cinque del mattino, per una maratona negoziale che è iniziata alle 19. Ultimo miglio da percorrere per raggiungere l’accordo tra Consiglio, Parlamento europeo e Commissione, in gergo il «trilogo». L’intesa è arrivata poco dopo le 4, annunciata su Twitter.

La volontà alla vigilia era di chiudere, dopo oltre un anno e mezzo di negoziati. La Francia, che ha la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, si è impegnata nelle settimane passate ad accelerare l’approvazione del dossier e a far convergere su linee comuni. Del resto arrivare alle elezioni legislative di domenica con l’accordo sul salario minimo europeo fa gioco anche al presidente francese Emmanuel Macron e al suo movimento.

La direttiva non impone di cambiare i sistemi nazionali esistenti, ma nel rispetto delle differenze dei modelli di mercato del lavoro tra i diversi Stati membri, stabilisce un quadro procedurale per promuovere salari minimi «adeguati ed equi» in tutta l’Ue. Anche perché i Trattati vietano alla Commissione Ue di legiferare in materia di remunerazioni. Attualmente il salario minimo legale esiste in 21 Paesi. Fanno eccezione Italia, Austria, Svezia, Danimarca, Finlandia, Cipro dove c’è la contrattazione collettiva. La Germania ha qualche giorno fa alzato il suo salario minimo a 12 euro l’ora. Ma le differenze tra i Paesi Ue sono notevoli. Si va dai 332 euro al mese della Bulgaria ai 2.202 del Lussemburgo.

Secondo la Commissione Ue nella maggior parte degli Stati membri, l’adeguatezza del salario minimo è insufficiente oppure vi sono lacune nella copertura della protezione. Di qui la direttiva che mira a «garantire una vita dignitosa ai lavoratori e ridurre la povertà lavorativa». La direttiva promuove la contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari e livelli adeguati di salari minimi legali, punta a migliorare l’accesso effettivo alla tutela garantita dal salario minimo per tutti i lavoratori e prevede la presentazione di relazioni sulla copertura e l’adeguatezza dei salari minimi da parte degli Stati membri.

Un primo terreno comune che è stato trovato tra Consiglio e Parlamento Ue riguarda la contrattazione collettiva, che è un modo — osserva la Commissione — per combattere la povertà lavorativa e migliorare le condizioni di lavoro. Gli Stati membri dovrebbero quindi promuovere la capacità delle parti sociali di partecipare alla contrattazione collettiva. I Paesi Ue con un tasso di copertura della contrattazione collettiva inferiore all’80% (il Parlamento voleva il 90%, Consiglio e Commissione Ue avevano indicato il 70%) dovranno elaborare un piano d’azione per promuoverla, adottando misure che agevolino il coinvolgimento delle parti sociali. Ma che peso dare alle parti sociali nel processo di definizione dei salari era parte del negoziato. Altro punto centrale riguarda la valutazione dell’adeguatezza dei salari minimi: come considerare un salario «adeguato» e «minimo». Gli Stati membri dovrebbero fissare i loro salari minimi legali e valutarne l’adeguatezza secondo una serie di criteri chiari e stabili e l’importo dovrebbe essere aggiornato periodicamente. Ma anche su questo punto il Parlamento Ue è più ambizioso rispetto agli Stati membri. C’è poi l’articolo 6 sulle «variazioni e trattenute» (le voci attribuite al salario come la divisa o i costi per la strumentazione che potrebbero portare a un impoverimento del valore del salario minimo). Il Parlamento Ue voleva eliminarlo mantenendo però il monitoraggio da parte degli Stati membri. Consiglio e Commissione volevano mantenerlo per avere un paletto che fornisse una garanzia giuridica.

Dopo l’accordo il testo dovrà tornare alla Commissione Lavoro e Affari sociali e poi di nuovo in plenaria. Infine, serve il via libera definitivo anche del Consiglio per essere pubblicato in Gazzetta ufficiale ed entrare in vigore. La direttiva è vincolante nell’obiettivo, ovvero l’esistenza di un salario dignitoso in tutta l’Ue. Gli Stati membri avranno due anni per recepirla.

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, 2022-06-07 03:07:00, Bruxelles: soglie «adeguate ed eque» per tutta l’Unione. Promossa la contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari e livelli adeguati di salari minimi legali, Francesca Basso

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