di Alessandro Fulloni
L’allora primo cittadino, morto a 96 anni la sera di Santo Stefano, nella partita che il 20 aprile 1986 i giallorossi persero con l’ultima in classifica, passeggi sotto la tribuna Tevere e la Curva Sud con il presidente Viola, sicuri della vittoria. Insensata idea
D emocristiano, uomo perbene, mai sfiorato da maldicenze e sospetti in un’era politica assai turbolenta, quella del Caf — l’accordo politico Craxi/Andreotti/Forlani — che presto sarebbe stata spazzata via dalle inchieste su Tangentopoli. Eppure, a Roma, se chiedete ai tifosi giallorossi con qualche capello bianco chi sia stato il sindaco Nicola Signorello — morto a 96 anni nella sera di Santo Stefano — quelli, con un’espressione del volto che subito si far tra il dolente e l’arrabbiato, bofonchieranno unicamente una risposta cos: Eh, era quello del giro di campo prima di Roma-Lecce…. E dunque: moviola all’indietro di 36 anni, otto mesi e sette giorni.
Ore 15. il 20 aprile 1986, stadio Olimpico della Capitale. I tifosi romanisti se la ricordano bene quella data: si gioca Roma-Lecce, la scena di un incredibile harakiri che vide lo squadrone giallorosso capitolare contro l’ultima in classifica, gi in B. Finisce cos una rimonta scudetto che aveva acceso il campionato parso inizialmente condannato alla vittoria della Juve, quella di Platini e Laudrup guidata da Giovanni Trapattoni. I bianconeri si erano fregiati del titolo di campioni d’inverno lasciando il Napoli, secondo, a sei punti e Roma e Inter, terze, a otto.
Ma dalla sedicesima alla ventottesima giornata, in tredici turni, i giallorossi totalizzano 23 punti mentre i bianconeri, sempre pi cotti, ne raccolgono solo 15. L’ipotesi spareggio prende sempre pi corpo e la sfida con il Lecce, alla ventinovesima giornata, pare una mera formalit. Invece avviene il patatrac.
L’archivio del Corriere della Sera ci aiuta a ricordare i giorni e, soprattutto, gli istanti che precedono il fischio d’inizio. Ecco Viola, scaramantico, a spasso attorno al campo, prima della partita, con il sindaco Signorello a braccetto. E ovunque in citt le sciarpe, gli striscioni, le magliette con scritto: “Roma campione d’Italia ‘85-’86”. La sera, le immagini della Domenica Sportiva mostreranno il presidente e il primo cittadino che sembrano sfilare, seguiti da agenti in borghese e un codazzo di politici capitolini di secondo piano, prima sotto la tribuna Tevere e poi sotto la Curva Sud. Vorrebbero ricevere gli applausi, ma a quell’incauta passerella per i tifosi pi anziani restano perplessi. Qualcuno fa gli scongiuri, scuotendo il capo… Il resoconto di Giampiero Galeazzi sar implacabile e impietoso: Gli eccessivi trionfalismi che hanno preceduto e accompagnato l’ultima gara interna della Roma riportano alla mente la grande delusione patita dai tifosi romanisti in Coppa Campioni con il Liverpool. Eppure quella sconfitta non ha insegnato molto ….
Il tabellino ricorda che dopo sette minuti Graziani porta la Roma in vantaggio: ma subito dopo ecco il black-out. Il Lecce, prima con Di Chiara (un ex) e poi due volte con l’argentino Barbas si porta sull’inimmaginabile 3-1 rendendo inutile il gol con cui Pruzzo, a dieci minuti dal termine, accorcia sul 3-2. La domenica successiva la Roma di Sven Eriksson, sempre pi sotto choc, perder nuovamente mentre la Juve, vittoriosa proprio a Lecce, agguanter lo scudetto.
Molti anni dopo Riccardo Viola, figlio dell’indimenticabile Dino, al Corriere racconter: Roma-Lecce? Fu soltanto un match nato male. Tutto qui. Io avrei comunque evitato i festeggiamenti prima dell’incontro. Scese in campo Signorello, sugli spalti si gridava gi allo scudetto. Eh, la scaramanzia…. Sulle pagine romane del Corriere un poeta come Valerio Magrelli scrisse poi di insensata idea dei festeggiamenti anticipati, ancora riferendosi a Viola e Signorello a braccetto insieme.
Ma l’ex sindaco? Origini calabresi, andreottiano, in buoni rapporti con l’allora Pci, circostanza che forse gli valse l’avversione del Psi, rest in carica ancora due anni, dribblando diverse crisi in consiglio comunale, ma poi si dimise evitando se non altro successive commistioni con il nascente Caf. L’allora primo cittadino lentamente spar dai radar della politica, salvo rivelarsi, anni dopo, un buon presidente del Credito Sportivo. Sia come sia, le cronache di quel 20 aprile 1986 raccontano che Signorello lasci lo stadio frettolosamente e senza dire nulla.
27 dicembre 2022 (modifica il 27 dicembre 2022 | 16:38)
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