Anche la segretaria generale della Cisl Scuola Ivana Barbacci ha commentato la vicenda della famiglia finlandese al centro del dibattito negli ultimi giorni. Ecco cosa ha affermato a ‘Tra poco in edicola’ su Rai Radio 1:
“Ho letto la lettera dei genitori e mi sento di dire questo, non credo che una famiglia finlandese venga in Italia e in Sicilia per trovare il modello finlandese e quindi si deve aspettare un approccio diverso sia per contesto che per condizione socio-economica. Alcuni aspetti rilevati corrispondono a una fragilità strutturale del nostro sistema scolastico, non possiamo immaginare di tradurre pedissequamente modelli del Nord Europa in cui abitano 5 milioni di abitanti, in cui c’è un sistema di Welfare State molto strutturato, mi meraviglio che non abbia parlato del sistema sanitario perché avrebbe trovato altrettante critiche”.
“È evidente che stiamo parlando di due modelli di Stato del tutto diversi. Poi se vogliamo fare un focus sulla nostra scuola, noi abbiamo bisogno di fare un passo avanti in maniera decisiva e significativa mettendo al centro gli studenti. Non è scontato però che il modello finlandese sia un modello perfetto, soprattutto perché non è esportabile in tutti gli ambiti, soprattutto perché nasce da punti di vista, da analisi pedagogiche che hanno visto smontare la magia del modello finlandese. Mi sento di dire di ricercare nel nostro sistema ciò che non funziona e di correggerlo, ma provare ad esaltare molte esperienze che all’interno delle nostre scuole si realizzano con grande fatica e funzionano benissimo”.
“Se i genitori avessero avuto un po’ di pazienza, avrebbero scoperto anche molti pregi di una scuola che fa fatica a stare nel contesto. La nostra scuola accoglie il 10% di stranieri, il 4% di disabili. Nelle scuole finlandesi questa integrazione è pressochè assente. Nel nostro paese la scuola viene vissuta più come un costo che come un’opportunità, a cominciare dagli edifici scolastici”.