Anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, intende dire la sua sulla lettera scritta dalla famiglia finlandese Mattson, che ha fatto il giro del web, attraverso la quale vengono poste pesanti accuse all’organizzazione della scuola italiana che sarebbe affidata a docenti non all’altezza della situazione.
“La scuola italiana – ribatte il ministro – ha docenti e dirigenti di assoluto valore e che con stipendi modesti svolgono un eccellente lavoro”.
Il professore Valditara chiede quindi di non generalizzare e cadere nei “giudizi estemporanei”.
Piuttosto, conclude, “lavoriamo insieme per migliorare sempre più il nostro sistema scolastico, a iniziare dalla valorizzazione del ruolo dei docenti”.
Nella lettera inviata dalla famiglia finlandese a Siracusa News si sosteneva che in Italia “la giornata scolastica si trascorre sulla stessa sedia dalla mattina fino a quando non si ritorna a casa”.
I figli si soffermano sul fatto che da noi “non esistono pause dov’è permesso muoversi”, ma vi sono “solo piccole pause nella stessa classe“.
Invece, hanno scritto i genitori, “in Finlandia, gli studenti hanno una pausa di 15 minuti tra una lezione e l’altra, e lasciano l’aula per giocare insieme nel giardino/patio” con bambini che si “muovono, giocano, urlano e corrono liberamente all’aperto per liberarsi delle energie in eccesso e prendere aria fresca, così da ottenere migliori risultati a scuola”. Tantissimi sono stati i commenti, tra esperti e pedagogisti.
La Tecnica della Scuola ha chiesto un parere, in merito, a Mario Maviglia, ex provveditore a Brescia: non c’è “nulla di nuovo sotto il sole; ricordo – ci ha detto – il caso di una ragazzina finlandese (16 anni) che qualche anno fa aveva trascorso un anno in un liceo bresciano, e l’espressione più ricorrente per commentare la sua esperienza era: ‘It’s terrible!’ E si trattava di un liceo che ha anche buona fama nel territorio”.
“Le critiche che faceva la studentessa finlandese erano svariate: al mattino all’ingresso in aula sembrano tutti arrabbiati, a momenti neanche ti salutano; troppa competizione tra gli studenti; troppo lavoro individuale, non c’è lavoro di gruppo, non c’è cooperazione, ognuno bada a sé; troppi compiti a casa”.
“Sono le neuroscienze a dare ragione alla madre finlandese”, ha detto alla nostra testata, invece, Cinzia Mion ex dirigente scolastica, pedagogista e formatrice. Per poi aggiungere: “Noi oggi sappiamo che il movimento facilita l’apprendimento“.
Ora, ‘La Tecnica della Scuola’ chiede ai propri lettori cosa pensano al riguardo: