di Arianna Ravelli
La più grande nuotatrice italiana si racconta a pochi giorni dalle nozze con Matteo Giunta: «La prima idea era sposarsi in spiaggia, ma troppo complicato. Lo faremo in chiesa, sono credente. Vedendo le gare ho capito che ho elaborato il lutto del ritiro: per continuare avrei dovuto violentarmi, sarei stata la macchietta di me stessa»
Avvolta dal calore del pubblico del Foro Italico, con in acqua la Nazionale più forte di sempre, guardando i suoi 200 stile vinti dall’olandese Steenbergen con un tempo che lei otto mesi fa avrebbe nuotato in scioltezza, è stata toccata dalla magia e punta dalla nostalgia, ma poi Federica Pellegrini si è fatta una domanda: «Avresti voglia di ritornare alla vita di prima, a quegli allenamenti? Ricominciare? Mi sono risposta di no. Ho capito che l’elaborazione del lutto del ritiro era finita. Ho chiuso il cerchio».
La nuova vita è cominciata, l’ha raggiunta prima che Fede ci pensasse troppo, altre routine («sveglia alle 6.30 per portare fuori i cani») si sono sostituite a quella di vasche, gare, allenamenti, il matrimonio con Matteo Giunta, l’allenatore che l’ha accompagnata negli ultimi anni di carriera, si avvicina (27 agosto, data mai confermata, Venezia, scartata l’idea di sposarsi sulla spiaggia). «Agitata? Sono abituata a ben altre pressioni».
Federica, pensieri ed emozioni da madrina degli Europei di Roma?
«Mi sono emozionata, lo sapevo: questa piscina di cemento e mattoni ha veramente qualcosa di magico, nuoti e vedi le piastrelle, non come in quelle piscine prefabbricate di oggi. La voglia di buttarsi ci sarà sempre, anche tra dieci anni quando verrò coi miei figli. Qui ho fatto qualcosina…».
Un record del mondo che resiste dal 2009, per esempio, nei 200 stile. Mentre il nuovo fenomeno del nuoto Popovici ha frantumato quello dei 100 sl l’altro giorno.
«Con Popovici ha tremato davvero lo stadio, bellissimo. Il mio record credo cadrà la prossima stagione, sono contenta che abbia compiuto 13 anni perché è un numero che ha un valore simbolico per me. Adesso facciano ciò che vogliono».
Com’è stato tornare a contatto con la squadra?
«L’altra sera ho portato un chilo di gelato, mi avevano detto “non possiamo uscire, daiii…”. Ho fatto due chiacchiere con i veterani, c’è un legame ancora forte».
Si è commossa al bronzo nei 200 rana di Luca Pizzini, allenato dal suo futuro marito Matteo Giunta.
«Sì, Luca ha 33 anni, ci siamo allenati tanto assieme, voleva tornare a casa con una medaglia dalla moglie che aspetta un bambino. Cinque mesi fa, quando ho smesso, era lui che piangeva! Ero contenta anche per Matteo, sa com’è: si dice che io avrei potuto anche allenarmi da sola, ma non è vero, è bello ottenga riconoscimenti per il suo lavoro».
Con il suo tempo della finale di Tokyo qui avrebbe vinto: pentita di aver smesso?
«No, sapevo che in una finale europea i tempi sarebbero stati più o meno in questo range. Ma io come sarei arrivata qui? Avrei dovuto allenarmi per altri otto mesi, e non potevo certo sapere che sarebbe scoppiata una guerra e che i russi non ci sarebbero stati. Quando ho fatto la mia scelta, il livello dei 200 si stava alzando…».
C’è qualcosa di sé che ha scoperto nella nuova vita?
«Quando smetti di fare la vita che hai fatto per vent’anni ti senti un po’ spaesata, alla mattina ti chiedi “e adesso? Come riempio la giornata?”. Poi è venuto tutto naturalmente, l’agenda si è riempita da sola. Pensavo di fare più fatica ad adattarmi, ho letto di persone che rischiano la depressione. Per adesso mi ritengo molto fortunata, forse perché la mia ultima gara è arrivata quando sentivo che il mio corpo non ce la faceva più. Quindi perché devo ricominciare a violentarmi e lavorare su un corpo che non è più quello di prima? Sono concreta: si dice sempre che l’età non è importante ma non è così. Sarei diventata una macchietta di me stessa: il mio orgoglio mi ha aiutato ad evitarlo».
Ha lasciato un’Italia fortissima, una squadra di giovani affiatati e, lei dice, diversi da voi.
«Sicuramente più uniti, noi eravamo di meno ed era più facile si creassero rivalità, tutti volevamo essere la prima donna. Loro sono riusciti a entrare in un meccanismo molto americano, dove il mio risultato porta al miglioramento del risultato di un altro. Mi sarebbe piaciuto essere parte di una squadra così».
Li trova anche più smaliziati di voi alla loro età?
«Sono la generazione dei social, io mi ricordo quando ho avuto il primo telefono e quando ci scrivevamo le lettere tra compagni. Sono più preparati anche ad affrontare il plotone d’esecuzione post gara dei media».
È stato un plotone di esecuzione per lei?
«Beh, dai, certe volte sì».
Nell’articolo che ha scritto per il Corriere citava un’Academy che le piacerebbe realizzare, in Sardegna ha fatto da maestra di nuoto ai bambini. È un futuro possibile?
«Fare lezione ai bambini è stato molto divertente, è nato per gioco. Matteo e io stiamo ancora definendo questo progetto di Academy, spero di farlo partire nell’anno nuovo, ci saranno dei camp per allenarsi».
Che mamma crede che sarà?
«Difficile dirlo. Coi cani sono molto brava e mi hanno detto che è un buon test. Anche se devo dire che con quattro cani un pochino la voglia di maternità si è attenuata (ride). Stiamo cercando una casa più grande, con un giardino, se riuscissimo a trovare la soluzione giusta su Verona si accelererebbe anche tutto il resto».
Gli animali sono diventati una parte importante della sua vita.
«Direi che Vanessa, il primo bulldog francese, me l’ha cambiata la vita, entri nel mondo dell’amore folle per gli animali. Gli impegni miei e di Matteo sono programmati in base a loro. Qui sono in una mezza vacanza: dormire fino alle nove per me è utopia, alle 6.30 sono già fuori con loro. Ma è un aiuto, mi fa tenere una certa disciplina».
Lei e Matteo vi sposate in chiesa: una scelta meditata?
«Io sono credente, Matteo anche, forse un po’ meno. Avevamo pensato di sposarci in spiaggia all’inizio: le famiglie storcevano il naso, ma insomma è il nostro matrimonio. Però era complicato come logistica, “e se poi piove?”. Così abbiamo scelto Venezia e non poteva che essere in chiesa. Al momento sarà che sono distratta dagli impegni qui a Roma ma non sono molto agitata: è più facile prepararsi per le nozze che per una gara importante, sono abituata ad altre pressioni. Anche se un matrimonio a Venezia è un bello sbattimento! Città complicata e, soprattutto, dispendiosa».
Viaggio di nozze?
«Andremo in America, nei nostri luoghi del cuore. Eravamo abituati a fare un collegiale tutti gli anni, ci mancano. Il giro del mondo è un desiderio da tempo ma per ora rimandiamo».
Il giorno della cerimonia si immagina tante lacrime?
«Spero che non piangerà nessuno perché se inizia uno poi seguono tutti gli altri!».
Nel docu-film Underwater sulla sua vita si piange tantissimo. A un certo punto lo fa anche Matteo ricordando la medaglia mancata a Rio.
«Abbiamo fatto un azzardo perché abbiamo scelto di raccontare gli ultimi anni, più difficili: è stato un percorso molto emozionale. Quando ho visto il film in anteprima, su uno schermo piccolino, al momento in cui Matteo piange sono crollata anche io».
Nel documentario dice che l’amore per lei è sempre stato più importante dell’amicizia.
«Per me è stato così, so che molti dicono l’amicizia sia più importante. Io non ho mai avuto un rapporto di amicizia più forte dell’amore che in quel momento provavo per un uomo. Invidio quelli che hanno degli amici da sempre, che si sentono tutti i giorni, si raccontano tutto, Matteo ce l’ha un amico così. Adesso ci sono delle ragazze, con cui sta crescendo un buon rapporto ma non dico chi perché non voglio portare sfiga…».
Un pregio di Matteo come tecnico e come compagno di vita.
«È un tecnico intelligente, che non impone un metodo fisso ma sa adattarsi. È una persona molto sensibile però molto integra: sì, direi un mix di queste due cose».
L’ha definito anche all’antica.
«Per certe cose sì, il giorno che posterà sui social foto sue davanti allo specchio mi preoccuperò!».
Lei è membro Cio in rappresentanza degli atleti, ha capito in che ambiti vuole concentrarsi?
«La cosa che mi piace di più è lavorare sulla parità di genere, sia per gli atleti sia per chi lavora nello sport. E mi attira occuparmi di professionismo sportivo: le Federazioni più ricche ci devono pensare seriamente».
L’incontro che le resterà nel cuore?
«Quello con i due Papi, Ratzinger e Francesco, mi ha fatto sentire la potenza di quelle figure. Quando è entrata nella stanza con Ratzinger mia mamma si è messa a piangere perché avvertiva appunto la potenza di quel luogo».
L’esperienza in tv ha tirato fuori un altro lato di lei: chi è stato il suo maestro, diciamo il Castagnetti (lo storico allenatore dei primi successi) dello spettacolo?
«Sono rimasta affascinata da Claudio Bisio: si vede che ha studiato tanto per fare quello che fa, ma anche che ce l’ha dentro, canta, suona, intrattiene… Mi sono appoggiata tanto a lui, soprattutto il primo anno. In tv mi sono molto divertita, per ora la giuria però è congelata. Sky non ha rinnovato con Italia’s got talent e Fremantle sta cercando di rivenderlo ad altre piattaforme. Vedremo».
Dopo vent’anni se dovesse riassumere cosa le ha insegnato lo sport cosa direbbe?
«Lo sport ti arricchisce sempre, non c’è un’altra scuola di vita così importante in Italia. Ti sbatte in faccia la meritocrazia, il valore del fair play, il fatto che per un centesimo si perde o si vince, e non ci sono scuse».
17 agosto 2022 (modifica il 17 agosto 2022 | 08:09)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-08-17 13:19:00, La più grande nuotatrice italiana si racconta a pochi giorni dalle nozze con Matteo Giunta: «La prima idea era sposarsi in spiaggia, ma troppo complicato. Lo faremo in chiesa, sono credente. Vedendo le gare ho capito che ho elaborato il lutto del ritiro: per continuare avrei dovuto violentarmi, sarei stata la macchietta di me stessa», Arianna Ravelli