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L’indagine, ripresa da Ansa, è stata condotta dalla rivista Tuttoscuola, che ha elaborato dati del Portale scuola del Ministero dell’Istruzione e del Merito per l’anno scolastico 2021-22: sono sempre di più le insegnanti di ruolo di sesso femminile nella scuola pubblica italiana.
Al centro Italia “femminilizzazione” più evidente
Relativamente ai docenti di ruolo delle scuole statali sono complessivamente circa 580mila le insegnanti donne su un totale di circa 700mila, pari all’83%. Si tratta di un numero che si è gonfiato negli anni: nel 2001 erano il 78%. Nel 2015 le docenti donne erano l’82%, solo un punto in percentuale in meno rispetto a oggi, a distanza di sette anni.
Ma come si distribuisce questa situazione nella penisola? La regione che ha il più alto tasso di femminilizzazione è il Lazio con l’85%, seguita dalla Liguria con l’84,6% e dalla Lombardia con l’84,2%. Al contrario, il Molise ha il 79,7%, preceduto dalla Basilicata con l’80% e dalla Sardegna con l’80,3%. Nel complesso sono le regioni del Centro Italia ad avere il più elevato tasso di femminilizzazione con l’84,2%, mentre le isole registrano il tasso più basso con l’80%.
Aumentano le insegnanti donne in tutti i cicli scolastici
Se volessimo invece guardare ai cicli scolastici, le insegnanti donne sono praticamente prevalenti in modo totale sugli uomini: le insegnanti donne nella scuola dell’infanzia sono mediamente più del 99% del totale (99,2%), una percentuale pressoché immutata sostanzialmente negli anni. Le variazioni territoriali sono minime e vanno dal 99,7% del Molise al 98,7% della Sicilia.
La scuola primaria sembra essere destinata a ridurre il divario tra i docenti dei due generi, assumendo quasi le caratteristiche della scuola dell’infanzia. Il range nella scuola primaria è abbastanza contenuto, rispetto al tasso medio nazionale del 96,3%, e va dal tasso massimo di femminilizzazione del 97,4% in Abruzzo al tasso minimo del 95,4% della Sicilia.
È ben diversa invece la situazione della scuola secondaria sia del primo che del secondo grado dove la forbice è piuttosto ampia. Per la secondaria di I grado il tasso medio nazionale di femminilizzazione si avvicina all’80% (otto donne ogni dieci), già raggiunto e superato dalla Liguria (80,9%), dal Lazio (80,3%), dal Piemonte ed Emilia R. (30,1%) e dall’Umbria (80%). Anche il Nord Ovest ha raggiunto il tasso dell’80%. Sono, invece, con tassi notevolmente inferiori alla media nazionale il Molise (71,2%), la Basilicata (72,9%), la Calabria e la Sicilia entrambe al 75%. Nel Mezzogiorno la presenza maschile, in forza anche di una tradizione culturale, frena l’avanzata delle donne in cattedra, il cui tasso resta sotto il 77%.
Nella scuola secondaria di II grado il tasso medio nazionale di femminilizzazione è del 66,5%, corrispondente a due docenti su tre. Rispetto a questo tasso medio, le regioni con la percentuale più elevata di donne in cattedra sono il Lazio (70,1%), la Liguria (69,2%), l’Emilia Romagna e l’Umbria con il 68,1%. Registrano, invece, un tasso inferiore la Sardegna (62,2%), il Friuli VG (63,4%), il Molise e la Sicilia (64,1%).
La presenza delle prof donne alle medie ha superato il 78% (contro il 75% di venti anni fa) e quella delle colleghe degli istituti superiori è arrivata al 67%, pari a 2 donne su 3 in cattedra (contro il 59% del 2001).
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