Perché amiamo così tanto (ri)vedere i film di Natale? La risposta degli psicologi

Perché amiamo così tanto (ri)vedere i film di Natale? La risposta degli psicologi

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di Alessandro Vinci

Due i principali fattori dell’intramontabile successo di Una poltrona per due e degli altri titoli del filone: la rassicurante prevedibilit della trama e la capacit di suscitare nostalgia. Ma l’esperto precisa: Quello delle feste anche un periodo un po’ angosciante. I motivi

Da Mamma ho perso l’aereo a Il Grinch, da Miracolo nella 34 strada all’immancabile Una poltrona per due la sera del 24 dicembre: sono solo alcuni dei pi noti film di Natale. Titoli ormai assurti ad autentici classici, riproposti di anno in anno dai palinsesti televisivi (anche italiani) con immutato successo di pubblico. Malgrado le ormai innumerevoli visioni accumulate con amici e parenti, gli spettatori sembrano infatti non stancarsene mai. Un caso? Niente affatto: si tratta di un comportamento del tutto motivabile dal punto di vista scientifico.

Rassicurante fuga dalla realt

Secondo quanto recentemente illustrato su PsycologyToday da Pamela B. Rutledge, direttrice del Media Psychology Research Center della Fielding Graduate University di Santa Barbara (California), la natura prevedibile e spesso smielata di tali pellicole in grado di contribuire a ridurre lo stress, la pressione familiare e la tristezza dovuta alle giornate pi corte e al minor numero di raggi di sole nell’emisfero boreale. D’altronde, come evidenziato nel 2020 dai docenti dell’Universit di Southampton Tim Wildschut e Constantine Sedikides, fornendo una tanto rassicurante possibilit di fuga dalla routine quotidiana i film natalizi possono migliorare l’umore e alleviare i sintomi della depressione. Sulla stessa linea Courtney Cope, terapista della piattaforma online BetterHelp, che intervistata il mese scorso da Fortune ha definito questo genere di opere una bella vacanza dalla realt nel corso della quale possiamo immaginare un mondo in cui i buoni vincono sempre, le famiglie risolvono le loro divergenze e il protagonista trova il vero amore. Stando cos le cose, non stupisce come la gi citata Rutledge abbia asserito che una serata trascorsa a guardare un film che fa stare bene pu essere una forma di cura di s facile, economica e gratificante.

Il fattore nostalgia

Oltre a quello legato alla trama, un altro elemento concorre poi in maniera decisiva all’intramontabile successo del filone: il fatto che faccia leva sulla cosiddetta retrospettiva rosea, ovvero il bias cognitivo in base al quale le persone tendono a giudicare il passato in modo molto pi positivo rispetto al presente. questo ci a cui Cope ha fatto riferimento nell’aggiungere a Fortune che i film delle feste ci rendono felici per lo stesso motivo per il quale la visione di qualsiasi nostro film preferito ci rende felici: il rituale, la routine e la familiarit. Tutti aspetti che hanno un effetto rilassante sul nostro sistema nervoso. Infine – ha concluso – di solito guardiamo gli stessi film di Natale ogni anno e questo d un senso di ordine e di calma in un mondo spesso imprevedibile. Un concetto – questo – espresso anche da Robert Thompson, docente di Cultura televisiva e popolare presso l’Universit di Syracuse (New York): Non importa come va l’economia, se c’ stabilit o invece caos – aveva affermato nel 2019 al New York Times –, c’ sempre un’incredibile voglia di qualcosa di semplice, melenso, poco sofisticato e facile da guardare. Ancor meglio se impacchettato come qualcosa di natalizio.

Periodo ambivalente

Anche a giudizio dello psicologo e psicoterapeuta Sergio Stagnitta, fondatore di cinemaepsicologia.it, la natura rasserenante dei film di Natale e la loro tradizionale visione annuale costituiscono un balsamo per lo spirito: Quello che ci apprestiamo a vivere il tempo della famiglia e della calma – osserva –. Chiaro quindi come sia il momento pi adatto per gustarci una storia che ci offra questo senso di tranquillit: un po’ perch sappiamo gi come andr a finire, un po’ perch il solo fatto di reiterare la visione ha un’intrinseca funzione rassicuratrice, proprio come accade con le favole per bambini. Allo stesso tempo, tuttavia, per l’esperto il Natale anche un periodo un po’ angosciante, quindi ambivalente dal punto di vista psicologico. Il motivo? Quella stessa pressione familiare menzionata da Rutledge: Negli ultimi giorni dell’anno – illustra infatti – si riattivano dinamiche parentali rimaste sopite e si traccia un bilancio (spesso severo) dei dodici mesi appena trascorsi. Volendo prendere in prestito le parole di Chuck Palahniuk in Fight Club, “il Natale serve a ricordare a quelli che sono soli che sono soli, a quelli che non hanno i soldi che non hanno i soldi e a quelli che hanno una famiglia del c**** che hanno una famiglia del c****”. Da qui il successo di un film nostalgico, malinconico e all’insegna della solitudine come Canto di Natale, che fa i conti proprio con il ricordo di un tempo perduto, ma per esempio anche del recente Don’t look up, che parla addirittura del rischio che la Terra venga distrutta per sempre. Qualunque sia il proprio stato d’animo, il binomio Natale-cinema sembra insomma destinato a restare inscindibile.

22 dicembre 2022 (modifica il 23 dicembre 2022 | 00:04)

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