Flat tax e tassa di successione  perché sono entrambe sbagliate

Flat tax e tassa di successione perché sono entrambe sbagliate

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Caro Aldo,

con le proposte di Letta il Pd continuerà a perdere i consensi. La tassa di successione sembra un modo per attirare il voto dei giovani…

Rocco Ciccone

Letta parla di un piccolo prelievo sulla successione di grandi patrimoni, nell’ordine di svariati milioni, da destinare ai diciottenni meno abbienti: mi pare sacrosanto.

Marco Patteri

Ma la sinistra parla solo di tasse?

Michele Disomma

Cari lettori,

Parlare di tasse non è sbagliato, anzi è doveroso. Le tasse sono il motivo per cui nella storia nascono i Parlamenti: chi le paga decide come spenderle, e non il sovrano. Purtroppo non mi pare che le due coalizioni principali ne parlino nel mondo giusto. La flat tax non si può fare. È ingiusta e incostituzionale: la Carta prevede che le aliquote siano progressive; è ovvio che pagare il 15% è per un povero un sacrificio maggiore che per un ricco. Ma tanto sappiamo tutti che la destra al governo la flat tax non la introdurrà mai; farà quel che ha sempre fatto, lasciar intendere agli evasori che possono continuare come prima. È la posizione del Pd a essere incredibile. La quasi totalità dell’Irpef è versata da lavoratori dipendenti e pensionati, che sono la base elettorale del partito democratico. Letta avrebbe quindi tutto l’interesse a promettere un taglio delle aliquote. Invece minaccia la tassa di successione. Intendiamoci: gli uomini nascono liberi e uguali; ci sta che la sinistra sostenga che chi ha la fortuna di ereditare un grande patrimonio ne debba versare una quota alla collettività. Ma i grandi patrimoni sono già quasi tutti al sicuro nei paradisi fiscali. Una questione assente sia nel programma della destra sia in quello della sinistra, e purtroppo non affrontato neppure da Draghi. Che i giovani tennisti e i vecchi industriali si rifugino a Montecarlo è uno scandalo nazionale; i francesi ad esempio non possono farlo. Due ultime annotazioni: la sinistra ha il problema di recuperare i ceti popolari; ma non ci riuscirà con le tasse, perché le tasse prima o poi tutti, anche quelli che ereditano solo un garage, hanno paura di doverle pagare. Quanto alla dote ai diciottenni, se la dai a un ragazzo disinteressato alla cultura e al lavoro, la dissiperà. Molto meglio dargli un’istruzione di qualità, e la possibilità di lavorare.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Tempi lunghi e costi più alti per le patenti speciali»

Alcune norme sono sbagliate per come sono redatte, altre per i principi da cui partono, altre ancora nell’applicazione. Difficile è sbagliare in tutti e tre i campi ma con le patenti speciali ci si è riusciti. Si tratta di patenti destinate a chi ha una patologia, in un quadro che garantisca la sicurezza stradale. Nulla da eccepire. Molto da eccepire sul resto perché la vicenda è l’esemplificazione di un sistema iniquo che chiede a chi ha meno di dare di più. Partiamo dai costi più alti, con visite mediche a pagamento presso la Asl; e più alti anche perché quel che un normodotato (parola rabbrividente) paga ogni 10 o 5 anni, gli «speciali» lo pagano ogni uno o due anni. Nel peggiore dei casi, 10 volte di più di un normale cittadino. E passiamo ai principi. Lo Stato vuole essere sicuro che gli speciali siano in grado di guidare, ma non realizza percorsi più snelli. A Roma la richiesta si fa online ma al telefono e alla mail nessuno risponde; mentre le Asl di riferimento sono solo due. E dico due per dire due sedi. Nessuna altra alternativa. Ma il culmine lo si raggiunge nella applicazione della norma. Chi aveva la scadenza a gennaio 2022, ha fatto le visite, chiesto le relazioni, pagato le tasse a fine 2021. Ma le Asl, con la proroga delle validità, se la sono presa con calma. Risultato: documenti medici e pagamenti tutti scaduti e tutti da rifare. A nulla vale che chi chiede il rinnovo ha spesso problemi di deambulazione e che la patente è il segno della conquistata o della confermata autosufficienza.

Elisa Benzoni

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-08-21 05:24:00,

Caro Aldo,

con le proposte di Letta il Pd continuerà a perdere i consensi. La tassa di successione sembra un modo per attirare il voto dei giovani…

Rocco Ciccone

Letta parla di un piccolo prelievo sulla successione di grandi patrimoni, nell’ordine di svariati milioni, da destinare ai diciottenni meno abbienti: mi pare sacrosanto.

Marco Patteri

Ma la sinistra parla solo di tasse?

Michele Disomma

Cari lettori,

Parlare di tasse non è sbagliato, anzi è doveroso. Le tasse sono il motivo per cui nella storia nascono i Parlamenti: chi le paga decide come spenderle, e non il sovrano. Purtroppo non mi pare che le due coalizioni principali ne parlino nel mondo giusto. La flat tax non si può fare. È ingiusta e incostituzionale: la Carta prevede che le aliquote siano progressive; è ovvio che pagare il 15% è per un povero un sacrificio maggiore che per un ricco. Ma tanto sappiamo tutti che la destra al governo la flat tax non la introdurrà mai; farà quel che ha sempre fatto, lasciar intendere agli evasori che possono continuare come prima. È la posizione del Pd a essere incredibile. La quasi totalità dell’Irpef è versata da lavoratori dipendenti e pensionati, che sono la base elettorale del partito democratico. Letta avrebbe quindi tutto l’interesse a promettere un taglio delle aliquote. Invece minaccia la tassa di successione. Intendiamoci: gli uomini nascono liberi e uguali; ci sta che la sinistra sostenga che chi ha la fortuna di ereditare un grande patrimonio ne debba versare una quota alla collettività. Ma i grandi patrimoni sono già quasi tutti al sicuro nei paradisi fiscali. Una questione assente sia nel programma della destra sia in quello della sinistra, e purtroppo non affrontato neppure da Draghi. Che i giovani tennisti e i vecchi industriali si rifugino a Montecarlo è uno scandalo nazionale; i francesi ad esempio non possono farlo. Due ultime annotazioni: la sinistra ha il problema di recuperare i ceti popolari; ma non ci riuscirà con le tasse, perché le tasse prima o poi tutti, anche quelli che ereditano solo un garage, hanno paura di doverle pagare. Quanto alla dote ai diciottenni, se la dai a un ragazzo disinteressato alla cultura e al lavoro, la dissiperà. Molto meglio dargli un’istruzione di qualità, e la possibilità di lavorare.

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Alcune norme sono sbagliate per come sono redatte, altre per i principi da cui partono, altre ancora nell’applicazione. Difficile è sbagliare in tutti e tre i campi ma con le patenti speciali ci si è riusciti. Si tratta di patenti destinate a chi ha una patologia, in un quadro che garantisca la sicurezza stradale. Nulla da eccepire. Molto da eccepire sul resto perché la vicenda è l’esemplificazione di un sistema iniquo che chiede a chi ha meno di dare di più. Partiamo dai costi più alti, con visite mediche a pagamento presso la Asl; e più alti anche perché quel che un normodotato (parola rabbrividente) paga ogni 10 o 5 anni, gli «speciali» lo pagano ogni uno o due anni. Nel peggiore dei casi, 10 volte di più di un normale cittadino. E passiamo ai principi. Lo Stato vuole essere sicuro che gli speciali siano in grado di guidare, ma non realizza percorsi più snelli. A Roma la richiesta si fa online ma al telefono e alla mail nessuno risponde; mentre le Asl di riferimento sono solo due. E dico due per dire due sedi. Nessuna altra alternativa. Ma il culmine lo si raggiunge nella applicazione della norma. Chi aveva la scadenza a gennaio 2022, ha fatto le visite, chiesto le relazioni, pagato le tasse a fine 2021. Ma le Asl, con la proroga delle validità, se la sono presa con calma. Risultato: documenti medici e pagamenti tutti scaduti e tutti da rifare. A nulla vale che chi chiede il rinnovo ha spesso problemi di deambulazione e che la patente è il segno della conquistata o della confermata autosufficienza.

Elisa Benzoni

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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

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SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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, Aldo Cazzullo

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