L’Agenda Salvini è già uno spasso. Al primo comizio elettorale, tenuto nell’incolpevole Domodossola, l’animatore della Lega ha preso di petto i veri problemi del Paese, denunciando l’infame abitudine di alcune scuole italiane di chiamare gli studenti per cognome. «Non ci sono Elena, Giorgio, Riccardo, Antonella, Matteo, Maria Grazia… (La lista completa dei nomi è disponibile solo per gli abbonati al servizio «I grandi elenchi di Salvini», ndr). Eh no! Si fa l’appello per cognome, per non discriminare, perché magari a sette anni c’è qualche bambino che si sente fluido. Questo non è futuro, è follia assoluta!».
In effetti questo non è futuro, ma il passato di tutti noi, che degli anni della scuola ricordiamo almeno quello: gli appelli venivano fatti per cognome, sui quaderni il cognome andava scritto davanti al nome e alle elementari ci si chiamava per cognome anche tra compagni. Io ero «Grame» e ricordo con affetto Annese, sempre il primo a essere interpellato dalla maestra, così come l’invidia che per il motivo opposto ci provocava un certo Voglino.
Eravamo dei fluidi inconsapevoli, e prima di noi lo era stata l’intera classe del libro «Cuore», tranne l’io narrante Enrico
. Qualcuno si ricorda il nome di Franti? E quelli di Garrone e Coretti? (per l’elenco completo, vedi nota precedente). La verità è che «Cuore» era un manifesto transgender e De Amicis un dannato radical chic, ma nessuno prima di Salvini aveva ancora avuto il coraggio di dirlo.
Il Caffè di Gramellini vi aspetta qui, da martedì a sabato. Chi è abbonato al Corriere ha a disposizione anche «PrimaOra», la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. La si può leggere qui.
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26 luglio 2022, 07:07 – modifica il 26 luglio 2022 | 07:07
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-07-26 05:26:00,
L’Agenda Salvini è già uno spasso. Al primo comizio elettorale, tenuto nell’incolpevole Domodossola, l’animatore della Lega ha preso di petto i veri problemi del Paese, denunciando l’infame abitudine di alcune scuole italiane di chiamare gli studenti per cognome. «Non ci sono Elena, Giorgio, Riccardo, Antonella, Matteo, Maria Grazia… (La lista completa dei nomi è disponibile solo per gli abbonati al servizio «I grandi elenchi di Salvini», ndr). Eh no! Si fa l’appello per cognome, per non discriminare, perché magari a sette anni c’è qualche bambino che si sente fluido. Questo non è futuro, è follia assoluta!».
In effetti questo non è futuro, ma il passato di tutti noi, che degli anni della scuola ricordiamo almeno quello: gli appelli venivano fatti per cognome, sui quaderni il cognome andava scritto davanti al nome e alle elementari ci si chiamava per cognome anche tra compagni. Io ero «Grame» e ricordo con affetto Annese, sempre il primo a essere interpellato dalla maestra, così come l’invidia che per il motivo opposto ci provocava un certo Voglino.
Eravamo dei fluidi inconsapevoli, e prima di noi lo era stata l’intera classe del libro «Cuore», tranne l’io narrante Enrico
. Qualcuno si ricorda il nome di Franti? E quelli di Garrone e Coretti? (per l’elenco completo, vedi nota precedente). La verità è che «Cuore» era un manifesto transgender e De Amicis un dannato radical chic, ma nessuno prima di Salvini aveva ancora avuto il coraggio di dirlo.
Il Caffè di Gramellini vi aspetta qui, da martedì a sabato. Chi è abbonato al Corriere ha a disposizione anche «PrimaOra», la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. La si può leggere qui.
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26 luglio 2022, 07:07 – modifica il 26 luglio 2022 | 07:07
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, Massimo Gramellini