di Ferruccio Pinotti
Giuseppe Zaccaria, 64 anni, si è tolto la vita domenica scorsa: si era finto donna in chat per un anno, portando al suicidio un giovane di 24 anni. Il programma tv aveva raccontato il caso. Questa sera in diretta la versione della trasmissione di Italia 1. Il fascicolo è al momento contro ignoti: al vaglio anche gli striscioni apparsi in paese
La procura di Forlì ha aperto un’inchiesta per il reato di istigazione al suicidio, in relazione alla morte di Roberto Zaccaria, il 64enne suicidatosi dopo il clamore mediatico esploso in seguito al servizio de Le Iene che lo aveva additato come responsabile della morte di Daniele, il 24enne che il 23 settembre 2021 si era a sua volta tolto la vita. A confermarlo al Corriere è il capo della Procura di Forlì, Maria Teresa Cameli. L’inchiesa è a al momento carico di ignoti.
In mattinata i legali di Zaccaria, Pierpaolo Benini e Antonino Lanza, avevano affermato che i familiari del pensionato sono determinati a costituirsi quale parte civile nel caso sia aperto un procedimento per reati come la violenza privata e l’istigazione al suicidio.
Le Iene, interpellate dal Corriere, fanno sapere che solo stasera (in diretta dalle 21,15 su Italia 1) replicheranno alla notizia con la loro versione.
Benini, avvocato di Zaccaria, ha detto al Corriere: «Le ipotesi di reato in discussione sono perseguibili d’ufficio». Dettagliando: «La violenza privata, si potrebbe configurare per il modo in cui le immagini di Zaccaria sono state carpite e diffuse contro la sua volontà, nonostante il nostro assistito avesse proceduto a una diffida formale. Ma anche l’istigazione al suicidio, perché nonostante la Procura avesse archiviato l’ipotesi di reato principale — la morte di Daniele quale conseguenza di altro reato — nella divulgazione al pubblico la tesi implicita che Zaccaria avesse provocato la morte di Daniele aveva scatenato una gogna pubblica che aveva portato all’affissione di manifesti contro Zaccaria».
Il legale ha spiegato che dopo la puntata del programma di Italia 1 di martedì scorso a Forlimpopoli sono apparsi manifesti con su scritto: «Devi morire, maledetto», «Devi bruciare all’inferno». I legali dell’uomo spiegano che Zaccaria «aveva anche fatto anche denuncia ai carabinieri, che mi avrebbe dovuto portare per valutare il da farsi. Poi, evidentemente, non si è sentito neanche più di vivere», ha aggiunto Benini, secondo il quale Zaccaria avrebbe anche lasciato un biglietto: «Ma non è in mio possesso, perché sarebbe al vaglio degli inquirenti. Credo che verrà eseguita l’autopsia per chiarire le cause della morte. Mi sono recato all’agenzia di pompe funebri e attendono il nulla osta, anche per le particolari circostanze». Secondo l’avvocato, Zaccaria «pare abbia fatto uso di cocktail di farmaci.
A criticare l’approccio delle Iene è stata intanto Selvaggia Lucarelli che su Il Domani ha scritto: «Le Iene sono un programma socialmente pericoloso. Lo sostengo da anni, ho scritto numerosi articoli (l’ultimo due settimane fa) denunciando la disinformazione che la squadra di Davide Parenti continua a diffondere da Stamina in poi, ma il problema non è mai stato solo questo. Come più volte ho ricordato, il problema a monte è il metodo. Sono due decenni che si assiste allo scempio che le Iene fanno del giornalismo, che accettiamo le immagini di macchiette in giacca e cravatta all’inseguimento di persone per strada, sul proprio posto di lavoro, nelle proprie abitazioni private. A microfoni sbattuti sui denti per strappare manate e parolacce che serviranno a dimostrare chi è il cattivo, a errori grossolani, a giustizialismo spacciato per giustizia, a ghigliottina spacciata per giornalismo».
Resta comunque il tema di un fenomeno, quello delle truffe in rete, che necessita di interventi legislativi. Zaccaria era stato prosciolto e aveva dovuto pagare 825 euro, il corrispettivo del decreto penale di condanna (non appellato) per il reato di sostituzione di persona. La procura di Forlì aveva chiesto l’archiviazione per la «morte in conseguenza di altro reato». Una decisione molto criticata dal papà di Daniele, Roberto, che nei giorni scorsi aveva dichiarato che: «Mio figlio è stato vittima di quello che oggi è chiamato “catfishing”, una relazione virtuale nata sui social con una ragazza, dietro la quale si celava la figura di un uomo di 64 anni. Questa relazione virtuale ha portato alla morte di mio figlio. Ciò che è accaduto è di una gravità immane e molti altri ragazzi e ragazze sono vittime di questi inganni.» Nel 2021 sono state più di 300 le vittime che hanno denunciato, anche se, sicuramente, sono molto più numerose. Spesso, infatti, le vittime non hanno il coraggio di sporgere querela, schiacciati dalla vergogna e dall’umiliazione di essere stati raggirati e ingannati da un profilo falso. Noto il caso dell’imprenditore veneto, Claudio Formenton, 64 anni, rapito in Costa D’Avorio, dove si era recato per incontrare la donna che aveva conosciuto online. Così come la vicenda del pallavolista Roberto Cazzaniga, che per 15 anni ha creduto di avere una fidanzata in Brasile, con problemi di salute, che gli ha estorto più di 600mila euro.
8 novembre 2022 (modifica il 8 novembre 2022 | 16:29)
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, 2022-11-08 15:29:00, Giuseppe Zaccaria, 64 anni, si è tolto la vita domenica scorsa: si era finto donna in chat per un anno, portando al suicidio un giovane di 24 anni. Il programma tv aveva raccontato il caso. Questa sera in diretta la versione della trasmissione di Italia 1. Il fascicolo è al momento contro ignoti: al vaglio anche gli striscioni apparsi in paese , Ferruccio Pinotti