Nei prossimi giorni, con un anno di ritardo, potrebbe essere emanato dal Governo il DPCM (decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri) previsto dall’articolo 44 del decreto legge 36 del 2022 in materia di formazione iniziale dei docenti di scuola secondaria.
Nel concreto il DPCM dovrà definire il modello formativo che consentirà ai laureati interessati a dedicarsi all’insegnamento di conseguire l’abilitazione necessaria per partecipare ai concorsi a cattedre.
L’esperienza passata
Negli anni passati erano state sperimentate strade diverse, dalle cosiddette SISS, fino ai TFA e ai FIT.
Ora, con il DPCM in arrivo, il Governo intende realizzare un percorso ispirato al decreto 36 che stabilisce che la formazione iniziale ha l’obiettivo di sviluppare e di accertare nei futuri docenti: le competenze culturali, disciplinari, pedagogiche, psicopedagogiche, didattiche e metodologiche, con particolare riguardo per quelle dell’inclusione e della partecipazione degli studenti; le competenze proprie della professione di docente integrate in modo equilibrato con i saperi disciplinari nonché con le competenze giuridiche, in specie relative alla legislazione scolastica; la capacità di progettare, percorsi didattici flessibili e adeguati alle capacità e ai talenti degli studenti, in sinergia con il territorio e la comunità educante; la capacità di svolgere con consapevolezza i compiti connessi con la funzione di docente e con l’organizzazione scolastica e la deontologia professionale.
Cosa prevede il DPCM
La formazione iniziale dovrà permettere ai partecipanti di conseguire 60 CFU, potrà svolgersi on line ma solo parzialmente e dovrà prevedere anche attività di tirocinio didattico da svolgersi in scuole secondarie che abbiano offerto la propria disponibilità.
I percorsi formativi saranno affidati ai Centri universitari e saranno finanziati di fatto dagli stessi partecipanti (si prevede una “tassa di iscrizione” annua massima di 2.500 euro).
Al termine del percorso i partecipanti dovranno anche superare una prova finale che consisterà in una prova scritta e in una lezione simulata (per la partecipazione alla prova finale è prevista una tassa di 150 euro).
Concretamente i nuovi percorsi formativi potrebbero prendere avvio con il prossimo anno accademico in quanto il DPCM prevede una serie di adempimenti successivi alla stessa approvazione che dovrebbe essere contenuta in un periodo di tempo relativamente breve (tre mesi circa).
Come si può comprendere la novità è importante ed è inevitabile che non manchino gli interrogativi e i dubbi.
Nei giorni scorsi, per esempio, il professore Massimo Baldacci, docente di pedagogia all’Università di Urbino, con un articolo pubblicato su La Stampa, aveva posto diverse questioni a partire dal fatto che a fronte di un imponente “pacchetto” di competenze descritto dal decreto si prevede un percorso formativo ridotto (un solo anno).
Ma i problemi in sospeso sono anche altri e di questi discuteremo non solo con il professore Baldacci, ma anche con Marisa Pavone, docente di Pedagogia speciale all’Università di Torino e componente SIPES (Società italiana di pedagogia speciale), e Roberto Trinchero, docente di Pedagogia all’Università di Torino e membro del direttivo nazionale SIRD (Società italiana di ricerca didattica).
L’incontro è in programma per il 19 luglio alle ore 18 e – come di consueto – potrà essere seguito sui nostri canali.
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