di Roberto GressiSfida intorno a Berlusconi. Le mosse di Fascina e Ronzulli, il fronte governista di Gelmini Basso impero. Il periodo compreso tra la reggenza di Diocleziano e il declino dell’Impero romano d’Occidente. Sinonimo di intrighi, decadenza, furbizie, inganni, annebbiamento dei valori, vani tentativi di rinascita, anticamera dell’inevitabile caduta. E mentre si ruzzola prevale prepotente il desiderio di arraffare, la paura di restare senza. Per dirla con un retore dell’epoca: «Il numero di quelli che volevano ricevere cominciò ad essere tanto maggiore di quelli che dovevano dare». Fatte le dovute proporzioni, si attaglia alla parabola di Forza Italia, dove ormai vero e falso si confondono e non si sa più chi sia l’amico leale, il cortigiano, il profittatore, quello pronto a tradire, il golpista. Lo spirito di Silvio «Non riconosco più lo spirito di Silvio». È stata la ministra agli Affari regionali Mariastella Gelmini, con un’intervista a Paola Di Caro, sul Corriere, ad aprire il vaso di Pandora. Una critica esplicita agli scivoloni pro Putin del fondatore. E un attacco alla scelta di nominare coordinatore in Lombardia Licia Ronzulli, un ruolo di potere decisivo in vista delle candidature per le prossime elezioni politiche. Seggi a rischio Tema più che sensibile, perché l’algoritmo che emerge tra taglio dei parlamentari, sondaggi e legge elettorale non lascia quasi scampo. Il grande numero degli 82 deputati e 51 senatori rischia di non trovare più posto. E quindi c’è uno scontro politico, che riguarda la collocazione internazionale e la lealtà verso il governo Draghi, e una sfida interna sugli assetti di partito. Ma l’allarme è più alto. «Non riconosco più lo spirito di Silvio» alza l’asticella e solleva un dubbio di fondo: Forza Italia è ancora il partito di ispirazione liberale, europeista e atlantista nato dal pensiero e dall’energia di Silvio Berlusconi? È ancora l’anziano leader a dettare la linea? La pentola a pressioneGià solo porre la domanda sembra una bestemmia, ma il partito è una pentola a pressione. E nei colloqui riservati il tema si pone, eccome. C’è un fronte, diciamo ufficiale, che si attiene all’ortodossia: il vecchio leone è saldamente al comando, guiderà lui la prossima campagna elettorale. Ma internamente l’area di chi non ci crede è in crescita e sostiene che «Silvio è ormai tagliato fuori dal mondo, controllato dal filtro a maglie strette di un tandem magico che gli detta l’agenda, decide se e con chi deve parlare e agisce spregiudicatamente in suo nome». Una posizione simile a un’altra, forse più insidiosa: «È stanco e annoiato, subisce l’ingiuria degli anni, è influenzabile e influenzato, prende decisioni che tende a credere siano farina del suo sacco ma che gli vengono invece subdolamente suggerite». Il deputato Elio Vito la vede così: «Il presidente ha tutto il diritto di scegliersi i collaboratori che vuole. Hanno influenza e potere, come è anche naturale, ma da un po’ di tempo e non solo da oggi svolgono anche un ruolo politico. È un doppio livello non privo di conseguenze. Alla fine ci sono troppi incarichi in mano a poche persone. Berlusconi non è cambiato e decide. Ma sono cambiati i nostri alleati e i dirigenti. Non ci si può smarrire sui diritti civili e sociali, sulla politica estera, sulle scelte liberali, sull’antifascismo… Né si può pensare di consegnare l’Italia a Matteo Salvini. E il dibattito interno è strozzato, per parlare bisogna andare sui social». Il tandem magico Dai dubbi sulla reale autonomia di Berlusconi al tandem magico, il passo è breve. Ai pedali, si sostiene, con un ruolo sempre più politico, ci sono Licia Ronzulli e Marta Fascina, la compagna del Cavaliere: «Hanno stretto un patto di ferro con Salvini, uno in caduta libera nei sondaggi, uno a cui il Silvio che conosciamo mai darebbe le chiavi di casa». E ancora: «Gli filtrano le telefonate, neanche parlamentari di vecchia data e di antica amicizia riescono a parlargli. Puntano a liquidare chiunque non stia con loro, mettono nel mirino perfino Gianni Letta e Antonio Tajani». «Hanno l’arroganza dell’asso piglia tutto, Licia non porta un voto ma le basta la speranza di diventare ministra e poi vada come vada. Va bene anche in pochi, basta che comandi lei». Ma soprattutto, è l’accusa più insidiosa, non lo proteggono. «Che senso ha esporlo sulla spiaggia di Napoli a dire parole pro Putin mentre alla convention del partito Tajani porta il capogruppo del Ppe all’Europarlamento, Manfred Weber, che parla di Ucraina? È accettabile che debba finire in barzelletta con “Chi non salta nerazzurro è” e con i baci in pubblico allo stadio? O con le uscite alla fiera di Treviglio? E lo pseudo matrimonio?». Verso la rottura? C’è anche chi guarda Forza Italia da fuori e prevede la scissione. «Perché la spaccatura tra governo e partito è enorme. Gelmini, Carfagna e Brunetta dovranno scegliere se farsi liquidare, con un partito vassallo della Lega, o cosa fare nella vita. Ronzulli pilota le scelte di Berlusconi, Antonio (Tajani) è molto preso dalle vicende europee e il tandem magico ne approfitta. Stupisce che una classe dirigente che ha governato per anni sia come annichilita. In attesa che la prossima volta, a comandare, Berlusconi ci metta un cavallo». 29 maggio 2022 (modifica il 29 maggio 2022 | 08:46) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-29 08:14:00, Sfida intorno a Berlusconi. Le mosse di Fascina e Ronzulli, il fronte governista di Gelmini, Roberto Gressi