Gianna Fracassi è la nuova segretaria nazionale della Flc Cgil. Succede a Francesco Sinopoli alla guida dello storico sindacato confederale dal 2016. Si tratta della prima donna alla guida della Flc Cgil. Classe 1966, una laurea in legge, avvocato, ma anche insegnante, Fracassi ha una lunga militanza nell’organizzazione confederale.
Nella sua prima intervista da neo segretario confederale, Fracassi tocca diversi argomenti: dal rinnovo del contratto alla mobilità passando per le assunzioni.
Fracassi, primo segretario donna della Flc Cgil, quali sensazioni per un incarico così prestigioso?
“Prima di tutto, desidero esprimere il mio sincero ringraziamento per questa opportunità. Come posso descrivere le mie emozioni in questo momento? Sono onorata, veramente onorata di assumere questo incarico. Sono grata per tutti i ruoli che la Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) mi ha affidato e per le opportunità che mi ha offerto nel corso degli anni. Ho trascorso nove anni in Segreteria Confederale, e durante questo periodo, sono stata particolarmente orgogliosa di svolgere il ruolo di Vice Segretario Generale della CGIL per cinque anni. Ora mi trovo a ritornare alla Federazione Lavoratori della Conoscenza (FLC), un ritorno che segna una parte significativa della mia esperienza a livello nazionale, avendo già servito precedentemente nella segreteria nazionale della FLC. Questo ritorno suscita in me un senso di felicità, ma soprattutto, un forte desiderio di impegnarmi nuovamente in un contesto familiare, dato che è un’estensione della mia esperienza professionale come insegnante. Desidero sottolineare, tuttavia, l’importanza dell’umiltà in questa organizzazione straordinaria in cui tutti noi serviamo. È fondamentale rimanere umili, anche quando si hanno grandi opportunità e si percorrono percorsi significativi. Pertanto, mi appresto a intraprendere questo nuovo incarico in un periodo complesso per il nostro paese, affrontandolo con umiltà e determinazione”.
Passiamo all’attualità, come giudica i primi mesi a Viale Trastevere del ministro Valditara?
“Desidero sottolineare che il Ministro ha saputo sfruttare alcune opportunità già esistenti, come, per esempio, il contratto, un tema di grande rilevanza. È importante ricordare che ha dato impulso a risorse che erano state allocate da governi precedenti. È vero, sono state reintrodotte alcune risorse, ma si tratta di risorse temporanee. È stato assegnato un importo non vincolato di 220 milioni di euro, ma, ancora una volta, si tratta di risorse preesistenti. Quindi, da questo punto di vista, così come per il reclutamento, sappiamo che esiste già una copertura nel nostro sistema contabile. Ha quindi espresso l’intenzione di avviare numerose assunzioni dirette, sfruttando opportunità già esistenti. La domanda che sorge spontanea è: perché non è stato fatto prima? Tuttavia, ha anche introdotto una serie di ideologie che non condividiamo. Mi riferisco alla questione del merito fino al problema delle “gabbie salariali”. Credo che queste affermazioni siano in conflitto con la necessità del nostro Paese, e dei lavoratori e lavoratrici del settore scolastico, di avere salari più elevati, evitando differenziazioni e, soprattutto, di riportare al centro dell’agenda politica il sistema di istruzione e formazione. A riguardo, mi preme affermare che dobbiamo ancora vedere le prove di questo impegno. Dobbiamo attendere i prossimi interventi economici, poiché è chiaro a tutti che sul fronte del sistema di istruzione e dei sistemi di welfare del nostro Paese, potrebbe esserci anche una prospettiva di riduzione”.
Rinnovo del contratto, manca ancora la firma del 2018-21 e praticamente sta per scadere quello 2021-24. Cosa manca per l’accordo finale?
“La nostra determinazione è assoluta: intendiamo concludere il contratto a giugno. Esistono alcuni aspetti che riguardano sia il settore scolastico che alcuni problemi ancora irrisolti per l’università e la ricerca, in particolare per quanto riguarda la destinazione delle risorse. Ad esempio, per il settore della ricerca, riscontriamo una mancanza di risorse per gli enti non vigilati, pertanto abbiamo bisogno di un intervento supplementare. Nonostante ciò, stiamo cercando una soluzione per il settore scolastico, mentre discutiamo i contenuti normativi del contratto. Sono convinta che tutti i problemi attualmente presenti siano risolvibili, purché ci sia la volontà da parte di tutti gli interessati. Da parte nostra, tale volontà è presente, poiché abbiamo una responsabilità nei confronti di coloro che rappresentiamo. Dopo la conclusione di questo contratto, avremo l’obbligo immediato di richiedere risorse aggiuntive per affrontare una nuova fase contrattuale. Questa sarà una fase contrattuale caratterizzata da un’inflazione elevata, e il nuovo contratto dovrà rispondere anche a questa sfida, oltre a soddisfare le richieste dei lavoratori. È evidente che stiamo discutendo di due fasi distinte di tre anni ciascuna. Se devo essere del tutto franca, posso dire che il triennio, così come è stato strutturato in passato, a partire dalle misure del ministro Brunetta, non funziona. Questo perché il triennio, in questa forma, impedisce un adeguamento coerente con l’aumento del costo della vita. Questo è un problema più generale. Sebbene capisco che non sia l’argomento principale della nostra discussione, ritengo che sia necessario riaprire questo dibattito. Il rinnovo del contratto del settore pubblico non può essere considerato una concessione gentile dei governi di turno. È necessario un meccanismo che renda questa possibilità tangibile e realizzabile. Vorrei aggiungere che uno degli obiettivi del prossimo contratto sarà il pieno recupero di tutte le possibilità contrattuali che negli anni sono state parzialmente ridotte attraverso interventi di rilegificazioni. Questo è un mio impegno come segretario. A questo punto, tuttavia, mi chiedo perché la questione non sia stata affrontata più chiaramente finora”.
Assunzioni, il ministro annuncia 100mila assunzioni entro due anni. Solo propaganda? Cosa chiederete al Ministro?
“Se ciò che dice è veritiero lo vedremo nei prossimi mesi. È fondamentale che gli annunci siano accompagnati da azioni concrete. Per noi, le promesse di assunzioni sembrano insufficienti, conoscendo come funziona il sistema scolastico che perpetua un ciclo di precariato. Credo sia arrivato il momento di affrontare questa questione. Un primo passo dovrebbe essere incluso nella prossima legge di bilancio, immagino. Ma come ti ho detto prima, la legge di bilancio dovrà sostenere i numerosi impegni di questo governo. Per quanto ci riguarda, per la nostra organizzazione, questa è una delle questioni più importanti. Crediamo sia necessario risolvere completamente la questione del precariato nel sistema scolastico. Non è giusto che lo Stato, in qualità di datore di lavoro, lasci decine di migliaia di lavoratori in una condizione di incertezza permanente. Quindi, se si procede con queste assunzioni, vorrei sottolineare che nei prossimi anni è prevista una significativa riduzione del personale nel settore pubblico e nell’istruzione. Questa questione, dunque, è legata anche ad un elevato tasso di turnover. Tuttavia, noi vogliamo andare oltre il semplice ricambio di personale e chiediamo un piano straordinario di assunzioni nel sistema scolastico. Dico questo non solo per garantire i diritti dei lavoratori precari, ma soprattutto per assicurare la qualità del sistema educativo”.
Mobilità, deroga ai vincoli solo per un’anno. Qual è la strada da percorrere per eliminare definitivamente il problema?
“Dobbiamo eliminare questa norma, che ha causato e continua a causare, in modo quasi ridicolo, l’immobilità. Mi preme sottolinearlo, perché ogni anno ci si trova a concedere delle deroghe. Diciamolo chiaramente: questa norma è anche frutto di un’ideologia, occorre cambiare e farlo in fretta”
Più personale per la sicurezza a scuola, avete protestato per chiedere più Ata per la gestione delle scuole, come fare?
“Vorrei sottolineare l’importanza del personale ausiliario, tecnico e amministrativo all’interno della comunità scolastica e educativa. Questi ruoli sono fondamentali non solo per garantire la sicurezza, ma anche per gestire gli aspetti amministrativi, le esigenze tecniche e, soprattutto, per assicurare un’accoglienza di qualità nelle nostre scuole. È necessario aumentare il numero di questi professionisti, una richiesta storica della nostra organizzazione. Dobbiamo però ricordare che, in passato, sia il personale ATA che quello docente hanno subito tagli significativi, i cui effetti negativi si avvertono ancora oggi. Dobbiamo comprendere che abbiamo già sfruttato tutte le risorse disponibili per il personale scolastico. È ora di investire nuovamente, poiché la scuola di oggi non è la stessa di 20 o 30 anni fa. A volte, mi sembra che i responsabili delle decisioni politiche abbiano un’idea della scuola che risale a tempi passati. Da un lato, la scuola sembra essere vista come una riserva di fondi da cui si può sempre prelevare per fare ulteriori tagli. Dall’altro, si enfatizza l’importanza del sistema educativo solo quando si verificano problemi. Credo che tutte le affermazioni debbano essere sostenute da azioni concrete. Per quanto riguarda il personale ATA, dovremmo combattere con forza per ottenere maggiori risorse. Oltre alla questione dei posti di lavoro e alla mancanza di conferme, abbiamo bisogno di restituire qualità e dignità al lavoro scolastico. Questo passa anche attraverso l’assicurazione di risorse sufficienti per soddisfare tutte le esigenze”.
Denatalità, il ministro lancia l’allarme. Cosa si può fare nel breve e medio periodo?
“La questione che mi stai ponendo è complessa. Cercherò di essere sintetica. Stiamo affrontando una crisi sistemica, la denatalità, un problema che non è emerso solo ieri o la scorsa settimana. È una crisi strutturale che ha un impatto su diversi aspetti, come l’istruzione, il lavoro in generale e il sistema previdenziale. Ci troviamo di fronte a una delle più grandi crisi. Credo che risolvere questo problema dovrebbe essere una battaglia condivisa non solo dal governo, ma anche dai sindacati. Quindi, come si affronta una crisi sistemica? Richiede una serie di interventi. Per contrastare la denatalità, non bastano le detrazioni fiscali o i benefit previsti dal Decreto Lavoro. È necessario innanzitutto incrementare l’occupazione femminile, dato il legame diretto tra la questione demografica e l’occupazione femminile. Dobbiamo poi rafforzare tutti i servizi, a partire dai servizi educativi, come l’aumento dei posti negli asili nido, uno degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. È fondamentale rafforzare il sistema di istruzione, in particolare estendendo l’orario scolastico. Abbiamo a disposizione una serie di strumenti. Ciò che non è accettabile è utilizzare la denatalità come pretesto per effettuare ulteriori tagli nel sistema d’istruzione, invece di cogliere l’occasione per migliorare la qualità dell’istruzione nel breve termine. Se l’idea è di ridurre il personale scolastico, in previsione del calo demografico, invece di cercare di migliorare la qualità e l’orario scolastico, non siamo d’accordo. Non stiamo affrontando la questione in modo costruttivo, ma stiamo semplicemente approfittando della situazione per fare ulteriori tagli. Su questo, non siamo disposti a cedere”.
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