Francesco Bagnaia, il pilota erede di Valentino Rossi: «Da quando ho 15 anni amo Domizia. Sono il cuoco di casa»

Francesco Bagnaia, il pilota erede di Valentino Rossi: «Da quando ho 15 anni amo Domizia. Sono il cuoco di casa»

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di Giorgio Terruzzi

«Valentino Rossi mi ha insegnato a respirare e a pensare positivo». «Quando provi a raggiungere un obiettivo importante è inevitabile che aumentino attenzioni e attese. È un onore»

«Pecco». Soprannome coniato dalla sorella Carola. Così lo chiamava quando, bambina, non riusciva a pronunciare il nome corretto: Francesco. Francesco Bagnaia. Piemontese. Cortese. Ha 25 anni. Razionale, riservato, aggressivo solo in moto. Impegnato in una forsennata rimonta sul francese Quartararo. Vuole vincere il titolo 2022 con la Ducati. In palio, l’eredità di Valentino Rossi, il suo mentore, diverso da lui nel carattere, nei modi.

Popolarità e pressione: sono disturbi o aiutano a cavarsela meglio?

«Quando provi a raggiungere un obiettivo importante è inevitabile che aumentino attenzioni e attese. È un onore. Cerco di stare lontano dai commenti di chi non sa, non ha competenza. In molti giudicano senza sapere. La pressione può aiutare a spingere ma può anche diventare fastidiosa».

In equilibrio su due ruote, in equilibrio sempre. La sua biografia è un inno alla stabilità. Fuori dalla pista non cade mai?

«Sono caduto l’estate scorsa. Un leggero incidente notturno a Ibiza, durante le vacanze, dopo aver bevuto più del lecito. Un errore che non andrebbe mai commesso. Sono rimasto mortificato a lungo perché sto parlando di una macchia che non rispecchia il mio carattere. È stato il punto più basso che ho toccato. E pensare che quella sera avevo deciso di muovermi in taxi… Mai più. Di solito non sbaglio due volte di fila».

Nato a Torino, cresciuto a Chivasso, in moto dall’età di 6 anni. Mai pensato di fare altro?

«Ho provato a praticare parecchi sport con buoni risultati, escluso il calcio, proprio un disastro. Ma le moto hanno alimentato una passione permanente. Ci fu un solo momento critico, negli anni dell’adolescenza. Cominciavo ad uscire con gli amici, con le ragazzine della mia età, era divertente. Stavo allenandomi in pista, era carnevale e non vedevo l’ora di raggiungere gli altri. Mio padre se ne accorse, fu bravo a spiegarmi quanto sia importante rispettare il proprio lavoro. Allora sembrava ancora un gioco ma compresi che una scelta comporta totale dedizione».

Pietro, suo padre, l’accompagna da sempre. Però mamma Stefania ripete: Francesco somiglia più a me. È testardo, forte nelle difficoltà.

«Ho preso da entrambi. Ha ragione mia madre quando dice che ho la testa dura. Faccio fatica ad accogliere un rimprovero. Poi ci penso e correggo il tiro. Come mio padre, fissato con la puntualità, cerco di arrivare in orario agli appuntamenti, anche se spesso non ce la faccio».

Ad assisterla in pista c’è sua sorella. È un caso o si fida solo della famiglia?

«Carola farebbe di tutto per farmi stare bene. Il suo lavoro è fondamentale, mi toglie una quantità di incombenze. È la mia social-media manager, si occupa anche dei rapporti con la stampa. È vero comunque: i miei famigliari mi rassicurano».

«Sono innamorato di lei da 10 anni». Parlava di Domizia Castagnini, la sua compagna. Matrimonio: se ne parla?

«Dividere la vita con lei è il mio sogno, credo si tratti di un sentimento reciproco. Conviviamo da tre anni, abbiamo appena celebrato il sesto anniversario del nostro fidanzamento. Insomma, si. In un prossimo futuro potrà accadere di sposarci».

L’ha portata a fare un giro di pista sulla sua Ducati. Non una esperienza piacevole. Era terrorizzata…

«Suo nonno era un calciatore della Juve, viene da una famiglia estranea al motociclismo. Era amica di mia sorella, mi piaceva da morire, ero completamente perso per lei. Cominciai a farle la corte e ancora oggi quando la vedo sento lo stesso profumo della prima volta. Proprio così. Talvolta mi spiazza con domande specifiche, inattese. Mostra una attenzione per ciò che riguarda la mia vita addirittura destabilizzante».

«Valentino mi ha insegnato a respirare profondamente, a togliere di mezzo un pensiero negativo». Cos’altro ha imparato dal Dottor Rossi?

«Anni fa ero veloce ma troppo istintivo. Vale mi ha aiutato a capire che si possono raggiungere grandi risultati usando la testa. Cadevo tentando un sorpasso affrettato, sbagliavo l’approccio a qualche curva… quella del respiro profondo è una immagine metaforica: significa provare a rimanere lucido mentre sei al limite. Penso sia un insegnamento prezioso».

Riti, scaramanzie. Ogni pilota ha qualche piccolo segreto. Quali sono i suoi?

«Non esistono. Mi limito ad accarezzare la moto prima della gara, ad abbracciare le persone vicine nello stesso modo, a dare un bacio a Domizia».

Due passioni: scarpe e cucina.

«Mangiare mi piace da matti ma anche preparare e sperimentare. Sono io il cuoco di casa, visto che finisco di allenarmi ben prima dell’ora di cena. Faccio la spesa, provo a inventare qualcosa anche se la mia dieta non è che permetta granché. Scarpe: sì, quasi una ossessione».

Con Domizia e il vostro bassotto Turbo vi siete trasferiti a Pesaro. Nostalgia dei vecchi amici, di casa?

«Le amicizie nate nell’adolescenza durano per sempre. Però non vivo troppo lontano da Chivasso. Quando ho voglia di tornare, è questione di qualche ora. Piuttosto mi è dispiaciuto aver perso la crescita di mio fratelli minore Filippo che oggi ha 16 anni».

«Non sopporto…». Cosa?

«Le persone che giudicano senza alcuna competenza. Chi parla per sentito dire o per presunzione. Le falsità. E poi non mi piace andare in posta per pagare una multa, una bolletta…».

Esiste un desiderio persistente, a parte vincere il Mondiale?

«Mi domando spesso cosa farò tra dieci o quindici anni, quando la mia carriera finirà. Sogno. Magari tornerò a vivere a Torino oppure chissà dove. O, più probabilmente, visto che Domizia mi sostiene così tanto, potrò ricambiare, dedicarmi di più a lei».

Famiglia, assistenti, amici. Però, il viaggio di un pilota è fatto di solitudine…

«Quando si tratta di partire sei solo e da solo devi affrontare ciò che ti aspetta. Infatti, penso che si debba essere un po’ solitari per raggiungere una dimensione ideale. Io lo sono. E da solo sto bene, certe volte ne ho proprio bisogno. E credo che abituarsi alla solitudine dia forza quando la solitudine è obbligata».

Ma lei, quando corre, parla? Con sé stesso, con la moto, con Dio…

«Più che parlare penso. Osservo cosa accade per reagire, scegliere. Il pensiero è il vero compagno di viaggio. Certe volte porta all’errore. Ma io, come ho detto, sbaglio una volta e poi basta».

22 settembre 2022 (modifica il 22 settembre 2022 | 07:34)

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, 2022-09-22 05:44:00, «Valentino Rossi mi ha insegnato a respirare e a pensare positivo». «Quando provi a raggiungere un obiettivo importante è inevitabile che aumentino attenzioni e attese. È un onore», Giorgio Terruzzi

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