Francia, il Ceo della Total si lamenta per lo stipendio di sei milioni di euro

Francia, il Ceo della Total si lamenta per lo stipendio di sei milioni di euro

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di Stefano Montefiori

Mentre i cittadini non riescono a trovare un distributore di benzina aperto a causa dello sciopero dei dipendenti delle raffinerie della società, Patrick Pouyanné scrive un tweet che genera ironie

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI In questi giorni in Francia, e in particolare nella regione di Parigi, gli automobilisti che devono fare benzina sono costretti a mettersi per ore in coda o a consumare il poco carburante ancora nell’auto per cercare una stazione di servizio dove non sia esaurito: i dipendenti delle raffinerie TotalEnergies sono in sciopero perché chiedono un aumento dello stipendio, ovvero una redistribuzione dei profitti record ottenuti dall’azienda anche grazie al rincaro dei prezzi. I sindacati sottolineano la disparità tra gli stipendi più bassi e quelli enormi dei dirigenti, e che cosa fa l’amministratore delegato Patrick Pouyanné? Scrive un tweet infastidito e pubblica il grafico con l’andamento della sua retribuzione: quasi sei milioni di euro l’anno dal 2017 a oggi. Scatenando forti proteste e molto sarcasmo, soprattutto da parte dei deputati della sinistra radicale della coalizione Nupes.

Je suis fatigué de cette accusation de ?m?être augmenté de 52%? – voici la vraie évolution de ma rémunération depuis 2017 – elle est constante sauf 2020 car j?ai volontairement amputé mon salaire et ma part variable a normalement baissé avec les résultats de #totalenergies l https://t.co/QdqtVuwuew pic.twitter.com/BYIgxaX4VD

— Patrick Pouyanné (@PPouyanne) October 18, 2022

«Sono stufo dell’accusa di aver aumentato il mio stipendio del 52%», scrive il capo di TotalEnergies. Ecco la vera evoluzione della mia retribuzione dal 2017: è costante salvo nel 2020 (l’anno del lockdown per il Covid, ndr), quando ho volontariamente tagliato il mio salario e la mia parte variabile è logicamente diminuita assieme ai risultati di TotalEnergies». Pouyanné pubblica in effetti un grafico con i suoi stipendi, che sembra fatto apposta per fare imbufalire i francesi che non arrivano alla fine del mese: sei milioni nel 2017, 5.8 nel 2018, 6.1 nel 2019, «solo 3.9» nel 2020, quando si è tagliato il compenso per via del Covid, e di nuovo 5.9 nel 2021, quando se lo è ri-aumentato non del 52%, in effetti, ma solo del 51,7%. Pouyanné ha ragione nel fare notare che quell’aumento di quasi il 50 per cento è così spettacolare perché segue un’auto-riduzione. Resta il fatto che in questa fase di tensioni sociali e difficoltà per il potere d’acquisto dei francesi, dichiararsi «stufo» con sei milioni al mese non è stata una buona idea.

Dopo le prime reazioni tra l’indignato e il divertito, Pouyanné ha scritto un secondo tweet: «E non sono io a stabilire la mia remunerazione ma è il consiglio di amministrazione di #TotalEnergies che la stabilisce e gli azionisti che l’approvano. Una retribuzione certamente alta ma paragonabile a quella dei miei colleghi del CAC40 (il listino delle maggiori aziende francesi, ndr) e molto più bassa di quella delle altre major europee e americane». Anche qui, Pouyanné tecnicamente ha ragione, altri guadagnano più di lui. Ma era il caso di rivendicarlo con questo tono, mentre i suoi dipendenti scioperano e i francesi non trovano la benzina nei distributori?

«Tutto il mio sostegno a lei che, nel 2020, ha dovuto sopravvivere con 3.918.263 euro. È l’equivalente di 2.545 Smic (il salario minimo, ndr). Davvero poco quando si riesce nell’impresa di non pagare alcuna imposta sulle società in Francia», ha ironizzato il deputato François Ruffin del partito della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon. «Abbiamo tutti versato una lacrima per te, Patrick», ha aggiunto Fabien Roussel, leader del PCF, il partito comunista.

«Miskine», povero, ha esclamato l’altra deputata della sinistra Danielle Obono. «In quel periodo i lavoratori della seconda fascia, grazie ai quali siamo sopravvissuti al peggio della crisi del #Covid (cassiere, fattorini, etc. ndr), guadagnavano in media 996 euro al mese».

L’uscita di Patrick Pouyanné è largamente percepita in Francia come la dimostrazione della scollatura crescente tra esponenti dell’élite e cittadini comuni, con i primi che si sentono vittime di incomprensione e ingratitudine se in un anno hanno guadagnato solo 3,9 milioni di euro, ridiventati peraltro 5,9 l’anno seguente.

19 ottobre 2022 (modifica il 19 ottobre 2022 | 13:37)

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