di Aldo Simoni
La madre dei fratelli di Artena condannati all’ergastolo per l’uccisione dell’aiuto cuoco: «È ingiusto, non solo stati loro»
È il giorno della riflessione. Ma soprattutto del silenzio. La mamma e il papà di Marco e Gabriele Bianchi,i fratelli di Artena condannati all’ergastolo per l’uccisione di Willy Monteiro Duarte , non rispondono a nessuno, né hanno avuto contatti con il loro avvocato Massimiliano Pica. Hanno solo scambiato qualche battuta con i parenti più stretti. E la mamma ha commentato: «È una sentenza ingiusta. Non ce l’aspettavamo. Sono stati condannati a furor di popolo».
«È fuori dubbio che siamo di fronte a una sentenza mediatica – aggiunge l’avvocato Pica -. Mi spiegate cosa significavano quegli applausi alla lettura della sentenza? I parenti e gli amici erano contenti? E di cosa? C’è poco da essere soddisfatti di fronte a una tragedia così grande. Sì, sono deluso. Profondamente deluso. Per me questa non è giustizia. Anzi, è un aborto giuridico».
L’avvocato è un fiume in piena
: «Se c’è stato un colpo mortale, perché infliggere due ergastoli? Gabriele non ha assolutamente toccato il ragazzo e Marco ha dichiarato di averlo preso nella parte frontale sinistra dov’era già presente una lesione. Un colpo non mortale, come ha ribadito il professor Potenza, perito della Procura. E se c’è stata una sequenza di colpi, quale è stato, allora, quello mortale? Non si possono infliggere due ergastoli di fronte a una ricostruzione fumosa e, a tratti, contraddittoria».
Così come l’avvocato, anche la famiglia dei fratelli Bianchi respinge la sentenza. In particolare la mamma, Simonetta Di Tullio, in un colloquio a Rebibbia con il figlio Gabriele (intercettato e finito nelle carte del processo) si stupisce del risalto mediatico dato alla tragedia: «Siete su tutti i giornali. Nemmeno se fosse morta la regina». Poi, parla anche di problemi di soldi: «Non ci sta più nessuno – dice a Gabriele -, ti hanno abbandonato tutti, amore mio! Ci dobbiamo vendere le macchine, perché non c’è rimasto più niente». Sembra sia lei a farsi carico della situazione. Il marito non ce la fa: «Quel poraccio di padrito (tuo padre)… quello non tiene coraggio a veni’ qua…. sennò gli piglia un infarto». A Gabriele fa una promessa: «Quando sarà tutto finito, quante persone mi levo dananzi (davanti)… quante!».
E in molti ricordano che Di Tullio, 55 anni, madre di quattro figli, il primo avuto a 22, invitava a non giudicare i figli dalle foto che li ritraggono in pose da spacconi, con i tatuaggi, i muscoli in bella mostra e gli orologi costosi. E diceva: «Se i miei figli hanno sbagliato è giusto che paghino, ma sono sicura che non sono stati loro a uccidere, una madre certe cose le sa».
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6 luglio 2022 (modifica il 6 luglio 2022 | 12:09)
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, 2022-07-06 20:46:00, La madre dei fratelli di Artena condannati all’ergastolo per l’uccisione dell’aiuto cuoco: «È ingiusto, non solo stati loro», Aldo Simoni