di Paola Di CaroLa sfida tra il partito di Meloni e quello di Salvini: da Ciriani a Butti, passando per Borrelli e De Zotti. Così la classe dirigente locale ha lavorato a testa bassa dietro la forte visibilità della leader Non si può definirlo il partito dei padroni delle tessere: «A differenza dei tempi di An, quando c’erano big regionali molto potenti e radicati che permettevano risultati eclatanti in zone circoscritte, con un voto che appariva spesso a macchia di leopardo, oggi i nostri iscritti e il nostro consenso sono diffusi e omogenei su tutto il territorio» dice Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia. E in effetti, se al voto di domenica avverrà il possibile sorpasso anche al Nord di FdI sulla Lega,(temuto da Salvini, che comunque ha già annunciato che alle Politiche il partito che otterrà un voto in più «esprimerà il premier») è molto probabile che a contare saranno soprattutto fattori evidenti da tempo: la leadership di Giorgia Meloni, il posizionamento politico, la stessa crisi del Carroccio, in arretramento costante. Ma la crescita di FdI si basa anche su una classe dirigente locale che ha lavorato a testa bassa e molto nell’anonimato dietro l’enorme visibilità della leader, conquistando posizioni e strappando dirigenti locali soprattutto a Forza Italia ma anche alla Lega pure dove era inimmaginabile. A Verona e Como, fra i comuni capoluogo, si presentano sindaci di FdI e si giocano le sfide più importanti, anche in contrasto con una parte della coalizione come accade nel capoluogo scaligero dove il sindaco uscente Sboarina (che fu eletto come civico in quota FI) ha scelto la Meloni ed è sfidato da Tosi, sostenuto dagli azzurri. Un bel traino per la lista, come a Como dove Giordano Molteni (ex primario del Sant’Anna) porta il vessillo del partito su spinta dei big locali (come Alessio Butti) e spera di vincere, conquistando il primo capoluogo lombardo della storia del partito, magari con la lista al primo posto con un sorpasso sulla Lega imprevedibile fino a pochi mesi fa. Ma in tutto il Nord Italia si fa sentire il lavorìo locale e nazionale, e nei comuni capoluogo al voto la sfida tra Lega e FdI è serratissima, come dimostra il testa a testa ad Alessandria (si ricandida il sindaco leghista) che anche grazie all’afflusso nelle liste di FdI di tanti ex azzurri potrebbe dare il primato a Meloni addirittura nella città del capogruppo del Carroccio Riccardo Molinari. Poi appunto si compete a Verona dove alle scorse Amministrative il partito di Meloni si era fermato al 2,7%, a Como (4,6%), Parma (2,4%, correrà da solo Priamo Bocchi con una scelta che ha molto irritato Salvini), Piacenza (7,2%). Per non parlare dei centri minori, tanti in Lombardia, Veneto e Piemonte, capoluoghi come Cuneo dove il pur esterno Guido Crosetto fa da calamita o centri minori dove avanzano nuove leve come la giovane candidata di Porto Viro Valeria Mantovan, o Christofer De Zotti che si candida a Jesolo in solitaria e in opposizione agli alleati. Ma chi c’è dietro l’avanzata di un partito che, dopo i sondaggi, si testa sul campo? Sicuramente i tradizionali big come Ignazio La Russa, i capigruppo Lollobrigida e Ciriani, Donzelli, i coordinatori regionali (Santanché in Lombardia, De Carlo in Veneto, Comba in Piemonte, Barcaiolo in Emilia-Romagna dove però gli uomini forti sono Foti e soprattutto l’ex azzurro Bignami), ma tanti meno noti e attivissimi dirigenti locali. In Friuli Venezia-Giulia, per dire, dietro al potente Ciriani (capogruppo al Senato, il cui fratello è sindaco di Pordenone), avanza l’ex deputato (nella precedente legislatura) del M5S Walter Rizzetto, oggi coordinatore. E per rimanere in area politica e far capire l’aria che tira, a sorpresa è arrivato a Treviso come consulente ed esperto di formazione politica e marketing elettorale il primo consigliere grillino eletto in Italia, europarlamentare fino al 2019, David Borrelli. Ancor più numerosi gli ex azzurri: a Milano si muove Stefano Maullu, in Liguria (Meloni è stata presente e con Toti nella campagna per Genova) domina l’ex consigliere regionale di FI Matteo Rosso, nel Centrosud l’esodo è stato ancora più consistente. Il che non significa però che non ci siano emergenti di formazione pienamente «ortodossa», provenienti dalla destra. Sempre a Nord, chi per tradizione — come Andrea Tremaglia, figlio di Marzio e nipote di Mirko, oggi coordinatore provinciale a Bergamo — chi per militanza, come Maddalena Morgante capolista a Verona, un potente esercito avanza guardando alle Politiche mentre al Centro e al Sud si cerca di consolidare la primazia. E le Amministrative serviranno anche a dimostrare, se successo sarà, che dietro a Meloni c’è un partito, non il vuoto. 9 giugno 2022 (modifica il 9 giugno 2022 | 07:20) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-09 06:38:00, La sfida tra il partito di Meloni e quello di Salvini: da Ciriani a Butti, passando per Borrelli e De Zotti. Così la classe dirigente locale ha lavorato a testa bassa dietro la forte visibilità della leader, Paola Di Caro