Fronte comune per aumentare gli stipendi degli insegnanti

Fronte comune per aumentare gli stipendi degli insegnanti

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La nuova scuola/I programmi elettorali

Allineare i compensi alla media europea, lotta al precariato e inserimento di un percorso di carriera, poi formazione e attenzione ai prof sostegno: i temi più trattati

di Eugenio Bruno

(AdobeStock)

4′ di lettura

L’unica eccezione al silenzio assordante che ha circondato il mondo della scuola nella campagna elettorale che volge ormai al termine riguarda gli insegnanti. E, in particolare, il loro stipendio. A innescare la miccia è stato il Pd in pieno agosto al grido di ”Conoscere è potere”. Così si chiamava il piano dem da 10 miliardi in 5 anni per la scuola che partiva dalla necessità di adeguare la retribuzione dei professori italiani a quella dei loro colleghi europei.

Il tema è di estrema attualità visto il gap che ogni anno Eurydice ci ricorda: a inizio carriera un prof italiano guadagna, come i suoi colleghi francesi, portoghesi e maltesi, tra 22.000 e 29.000 euro lordi annui ma altrove (in Belgio, Irlanda, Spagna, Paesi Bassi, Austria, Finlandia, Svezia, Islanda e Norvegia) ci si colloca tra i 30.000 e i 49.000 euro o addirittura oltre i 50.000 euro (Danimarca, Germania, Lussemburgo, Svizzera e Liechtenstein). Se si aggiunge il fatto che nell’ultimo quinquennio (prima ancora cioè che l’inflazione iniziasse a galoppare) le paghe sono rimaste ferme, complice anche una stasi di oltre tre anni sul rinnovo del contratto di categoria, se ne capisce ancora più l’attualità. In un contesto complessivo che vede tutte le forze politiche preoccuparsi, almeno a parole, del lavoro dei prof. Sia di ruolo che precari.

Le proposte del centrodestra

Prendiamo l’alleanza Fi-FdI-Lega. A dettare la linea comune all’intero centrodestra ci pensa l’accordo quadro ”Per l’Italia”, dove al secondo punto del capitolo Scuola – dopo la revisione in senso meritocratico dell’intero percorso scolastico – troviamo il «piano per l’eliminazione del precariato del personale docente e investimento nella formazione e aggiornamento dei docenti». Con soluzioni o sfumature che cambiano poi da partito a partito. Ad esempio, Fratelli d’Italia punta a valorizzare la professione del docente, da un lato, con il «contrasto al precariato storico e alla discontinuità didattica» e, dall’altro, attraverso «l’aggiornamento continuo per gli insegnanti» e il «progressivo allineamento» dei loro stipendi alla «media europea».

Un occhio di riguardo per i precari promette di averlo anche il Carroccio. Il quinto dei cinque «interventi fondamentali» per il mondo dell’istruzione è un mix tra «superare il precariato, coprire la carenza personale docente e Ata, adeguare gli stipendi». Sul punto, infatti, si legge: «È vero che nel 2026 potrebbero servire 30 mila docenti in meno a seguito del calo demografico, per cui dovremmo addirittura ringraziare se si finanzierà lo stesso numero di lavoratori della scuola. Ma si dimentica – aggiunge – che gli uffici scolastici sono costretti ogni anno a cercare 150/200 mila supplenti». Il ragionamento che c’è dietro è che, ferma restando l’invarianza di spesa, se comunque dobbiamo pagare un docente perché allora non assumerlo? Assumerlo significa però ricostruirgli la carriera e, dunque, in realtà servono risorse aggiuntive.

, 2022-09-23 06:59:00, Allineare i compensi alla media europea, lotta al precariato e inserimento di un percorso di carriera, poi formazione e attenzione ai prof sostegno: i temi più trattati, di Eugenio Bruno

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