Galimberti: La scuola è un disastro. Il problema? Solo un professore su dieci riesce ad essere empatico

Galimberti: La scuola è un disastro. Il problema? Solo un professore su dieci riesce ad essere empatico

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Alla presentazione del libro, a cura del giornalista del Corriere della Sera, Alessandro Vinci, dal titolo “Fiaccole, ma vasi”, è intervenuto il filosofo Umberto Galimberti, autore di uno dei saggi all’interno della pubblicazione. 

Il libro, pubblicato dall’editore Rubbettino, si propone di individuare soluzioni per il rilancio del sistema educativo e di permettere ai docenti di ispirare i propri studenti, formandone il carattere e lo spirito critico.

Al Corriere della Sera, il filosofo esprime un’opinione pessimista sul futuro della scuola italiana, affermando che solo un insegnante su dieci riesce ad essere empatico: “In particolare, si deve evitare di considerare gli studenti come dei semplici contenitori da riempire con nozioni, come suggerito dall’espressione di San Paolo, il quale predicava e gli altri dovevano assimilare le sue parole”, spiega.

“La situazione attuale della scuola è estremamente preoccupante, poiché anche se gli studenti ricevono un’istruzione, ciò avviene solo al livello massimo. Inoltre, solo pochi insegnanti sono in grado di risvegliare l’interesse e l’entusiasmo degli studenti, poiché, come affermava Platone, la mente non si apre se prima non si apre il cuore. Tuttavia, solo il 10% dei professori è in grado di svolgere questa importante funzione e gli studenti sono fortunati se hanno un insegnante competente tra i nove che compongono l’equipe della loro sezione”, sottolinea il filosofo.

“Educazione, invece, richiede di seguire l’aspetto emotivo degli studenti. Nella scuola, è necessario portare gli studenti dalla pulsione all’emozione, ovvero far sentire loro una risonanza emotiva rispetto al proprio comportamento, cosa che purtroppo non accade spesso. Inoltre, è importante notare che il bene e il male non possono essere definiti, ma devono essere sentiti naturalmente da ciascuno“, aggiunge.

“Tuttavia, questo non è più vero oggi, in cui gli studenti spesso non sono in grado di distinguere il bene dal male, come dimostrato dalle risposte fornite dalle ragazze durante l’interrogatorio giudiziario. La scuola, quindi, deve svolgere un ruolo fondamentale nella creazione di una risonanza emotiva rispetto al comportamento degli studenti e nell’insegnare loro a distinguere il bene dal male”, conclude.

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