di Marco CremonesiIl ministro del Turismo (Lega): «Nel settore manca personale. Ho proposto una via realistica per l’uscita graduale dal reddito di cittadinanza, ne ho già parlato con il ministro del Lavoro Orlando» «La questione va finalmente risolta, e questo è un interesse primario del settore. Pensare che i problemi si risolvano con i rinvii non funziona. Anzi, acuisce i problemi». Massimo Garavaglia è il ministro del Turismo. Il maxi emendamento del governo sul tema delle gare per le concessioni balneari porta la sua firma. Eppure, la partita è ancora bloccata anche per i dubbi del suo stesso partito, la Lega. Il premier Draghi ha prima convocato d’urgenza un Consiglio dei ministri, e ieri ha scritto alla presidente del Senato Casellati per «una sollecita definizione dei lavori». Il suo segretario, Matteo Salvini, pensa che «l’accordo sia a portata di mano». Anche lei? «Trovo assolutamente condivisibile quello che ha detto. Del resto, la preoccupazione per chi dovesse uscire da una gestione ci è assoltamente presente ed è quanto prevede l’emendamento governativo. Basta leggere le carte». Ma allora il problema qual è? Il suo emendamento risale a febbraio, il tempo non è mancato… «Si tratta di arrivare a un testo che sia rispettoso di una serie di parametri e di questioni non superabili. E c’è una sentenza del Consiglio di Stato che è chiarissima: se ci fosse un rinvio punto e basta, sarebbe una norma inapplicabile. E si creerebbe un problema più grande». Si sente dire: la questione delle gare per le spiagge non c’entra con il Pnrr. È sbagliato? «Non ha senso. Quella norma è nel ddl Concorrenza, che ha dei tempi. E considerando la sospensione per le Amministrative, le giornate di lavoro per il Parlamento sono pochissime. Questo è un dato oggettivo: bisogna fare in fretta. E ovviamente anche bene». Molti speravano che i gestori più piccoli sarebbero stati esentati dalle gare. Era impossibile? «L’evidenza pubblica è necessaria per tutti, ma attenzione: sono stati previsti dei parametri per le aziende familiari, che sono la stragrande maggioranza, e si tiene in debita considerazione l’esperienza acquisita e gli investimenti fatti. Insomma: chi vive di quello con la propria famiglia e ha lavorato con passione non avrà problemi». Ma c’è chi ha acceso mutui, chi ha investito e corso dei rischi. Come si tiene conto di tutto questo? «Se non subentra lo stesso operatore, l’uscente ha diritto a un indennizzo e mi lasci dire che questo è un principio sacrosanto. E l’indennizzo prevede il riconoscimento per gli investimenti e anche per la parte immateriale, l’avviamento». Giorgia Meloni anche ieri ha detto che si sta aprendo la strada a mettere le spiagge italiane nelle mani delle multinazionali straniere. Ha torto? «La politica è fatta anche di propaganda, ma ogni tanto occorre un bagno di realismo. Non si capisce perché una multinazionale dovrebbe partecipare visto che c’è un tetto al numero dei lotti per singolo operatore. Di fatto, questo tema è uno slogan. E dato che siamo in campagna elettorale, lo lascerei al folklore della propaganda politica». Dicono i maligni: non si vuole arrivare alle gare perché queste prevedono che l’operatore sia in regola con il fisco. È, appunto, solo malizia? «Più che altro è un presupposto errato e poco rispettoso della categoria. Noi ovviamente partiamo dal presupposto della regolarità, non sarebbe serio un approccio diverso. Peraltro, nella legislazione vigente ci sono già delle norme che consentono di fare rettifiche e rivalutazioni degli attivi». La Lega non sta complicando un po’ la strada del governo? «Si fanno interventi magari forti su temi specifici che vanno affrontati. Poi, basta entrare nel merito delle questioni e tutto trova una sintesi. Sempre». Sicuro che il governo non cadrà sulle spiagge? «Per forza. Faremmo ridere il mondo». E su altri temi? Il governo arriverà a scadenza naturale? «In un contesto difficile come questo, con il Covid in fase terminale, la crisi energetica e la guerra, insieme agli impegni pressanti del Pnrr, mi sembra abbastanza evidente che si arriverà fino in fondo. Come del resto dicono tutti i leader». Da ministro del Turismo, che cosa ha sul tavolo? «Il continuare a dare messaggi positivi, come è stato fatto con le campagne integrate. Penso a Eurovision, al Giro d’Italia, agli Ambassador. Per la prima volta l’Italia è sopra la Spagna, il nostro amico-competitor, per tasso di occupazione delle strutture ricettive». E problemi da risolvere? «Resta quello grave del personale. Ho proposto una via realistica per l’uscita graduale dal reddito di cittadinanza, ne ho già parlato con il ministro Orlando». 20 maggio 2022 (modifica il 20 maggio 2022 | 22:22) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-20 20:04:00, Il ministro del Turismo (Lega): «Nel settore manca personale. Ho proposto una via realistica per l’uscita graduale dal reddito di cittadinanza, ne ho già parlato con il ministro del Lavoro Orlando», Marco Cremonesi