di Paola Di Caro
«Interlocuzione molto collaborativa. Per il prezzo serve un nuovo indice europeo». La leader di FdI insiste: la priorità è fermare la speculazione. Il ministro: direzione tecnicamente obbligata, non c’è ideologia
Nell’unico giorno di riposo alla fine di una settimana di lavoro a testa bassa, Giorgia Meloni torna comunque a battere su un concetto che le sta parecchio a cuore: «La priorità è fermare la speculazione sul gas. Continuare all’infinito a compensare il costo delle bollette regalando soldi a chi si sta arricchendo sulle spalle di cittadini e imprese sarebbe un errore».
Parole pronunciate già sabato nel suo discorso alla Coldiretti, non casuali. Perché oltre al lavorìo sulla squadra di governo — ufficioso ma in atto visti i tempi strettissimi in cui l’esecutivo sarà chiamato ad agire — la leader di FdI è impegnata in questi giorni soprattutto a prepararsi per affrontare l’emergenza che rischia — teme — di mettere il Paese in ginocchio: quella energetica. Che potrebbe dover essere affrontata subito, se è vero che non si esclude che possa essere lei a rappresentare l’Italia da premier al prossimo vertice europeo sul gas del 20 ottobre.
È lo stesso ministro per la Transizione ecologica in carica, Roberto Cingolani, a confermare i contatti continui: «Ho ovviamente informato di qualunque sviluppo internazionale mi stessi occupando. È mio dovere concordare con il premier ma, in accordo con lui, avvisare chi viene dopo della direzione in cui stiamo andando e per quali motivi». E «siccome la direzione è tecnicamente obbligata, facciamo un buon servizio a chi viene dopo, ma chi viene dopo ci dice anche “sì, riconosciamo che è la strada da intraprendere”. Ho un’interlocuzione molto serrata e collaborativa. C’è poca ideologia su questo».
Meloni condivide. Così, anche se nello stretto entourage che si occupa delle materie economiche — da Fazzolari a a Leo — c’è chi come Guido Crosetto si lamenta perché «per il governo l’emergenza è scoppiata solo ora», in FdI la linea è: «Siamo molto più rassicurati da Draghi e Cingolani di come lo saremmo stati da Letta e Pd sulla difesa in Europa del nostro interesse nazionale…». A partire dalle proposte su cui Draghi insiste — tetto al prezzo del gas, disaccoppiamento — in parte annunciate dal ministro in vista del prossimo vertice europeo di giovedì: «Entro 48 ore faremo la proposta» per sganciare il prezzo del gas dal Ttf, il mercato di Amsterdam volatile e speculativo, «agganciandolo a Borse un po’ più stabili», identificando «un indice europeo» che stabilisca un range di variazione (potrebbe essere una media pesata degli indici più importanti del mondo: Brent, Henry hub, Gnl cinese e australiano), in modo che il prezzo europeo non sia troppo diverso da quello del resto del mondo.
Ed è proprio l’esito del lavoro di Cingolani e Draghi che Meloni sta aspettando prima di mettere a punto le sue ricette, che potrebbero prevedere anche un quarto decreto aiuti se la situazione lo richiederà, con coperture ancora da studiare: «Dobbiamo sapere esattamente l’esito di queste trattative e la situazione delle forniture russe ora bloccate, prima di decidere. Ci serve un quadro il più possibile completo, che non abbiamo», dicono i suoi, cautissimi.
Ma si sa già la direzione: no alle richieste leghiste di fare «come la Germania», perché appunto destinare miliardi per pagare le bollette gonfiate dalla speculazione sarebbe dannoso. Sì invece a fare di tutto per aumentare la produzione di energia, sia con i rigassificatori sia con l’estrazione del gas, sia togliendo «i vincoli burocratici» che impediscono l’utilizzo pieno delle fonti rinnovabili. Basta insomma, dicono in FdI, con i veti delle Sovrintendenze per impianti che «deturperebbero aree non esattamente turistiche, come il porto di Taranto o Colleferro… Bisognerà agire».
2 ottobre 2022 (modifica il 2 ottobre 2022 | 21:59)
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, 2022-10-02 20:54:00, «Interlocuzione molto collaborativa. Per il prezzo serve un nuovo indice europeo». La leader di FdI insiste: la priorità è fermare la speculazione. Il ministro: direzione tecnicamente obbligata, non c’è ideologia, Paola Di Caro