Il gas è schizzato a 317 euro a megawattora la mattina del 25 agosto, per poi rallentare a 308 euro (circa 11 volte rispetto a un anno fa), in aumento del 6% rispetto a ieri. Il governo italiano accelera il lavoro sul nuovo piano di risparmio energetico e di taglio dei consumi di gas ed elettricità. È quasi pronto e lo sarà sicuramente martedì o al massimo mercoledì, proprio il giorno in cui — il 31 agosto — Gazprom chiuderà il gasdotto Nord Stream: fino al 2 settembre, con la motivazione della «manutenzione», il colosso russo dell’energia smetterà di inviare metano all’Europa.
La fiammata del gas a 315 euro
I mercati energetici e delle materie prime sono in fibrillazione: il contratto «future» sul gas, negli scambi sul Ttf di Amsterdam, è arrivato a toccare i 315 euro (+8%), per poi si assestarsi su quota 310 euro, un rialzo comunque vertiginoso sulla peggiore crisi di approvvigionamento degli ultimi decenni. L’impennata ha anche portato i prezzi dell’energia in tutto il continente a livelli mai visti prima, contribuendo all’aumento delle quotazioni anche di zinco, alluminio e fertilizzanti.
Il piano del governo e la nuova austerity
Il governo italiano si prepara dunque allo scenario peggiore, che però secondo fonti vicine ritiene che non si concretizzerà. La prima parte del piano è quella annunciata a luglio che prevede la temperatura massima negli edifici a 19 gradi e un’ora meni di accensione del riscaldamento. Il ministero della Transizione ecologica sta predisponendo una seconda parte che prevede risparmi più severi, con interventi minimi ma da attuare subito senza aspettare l’inverno quando i consumi sono maggiori. Sarà lo stesso premier Mario Draghi a varare le misure, mentre a luglio aveva detto che sarebbe stato il prossimo governo. A proposito del caro energia, il leader di Azione, Carlo Calenda, ha esortato tutti i partiti a sostenere il piano del governo. «Siamo in emergenza nazionale. Grazie a ? Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giuseppe Conte. Il Governo Draghi ha le mani legate. Ma servono 10 miliardi per le imprese, sganciamento rinnovabili dal gas e 30 miliardi sulle famiglie. Ora. Le forze politiche sospendano la campagna elettorale e si dichiarino pronte a supportare il piano del governo, rigassificatore incluso, e un eventuale scostamento di bilancio», ha scritto su Twitter.
Il calo delle forniture e il rischio stop
Da allora la situazione è cambiata: Mosca ha cominciato a dare meno flussi di metano rispetto alle richieste. Gli scenari possono essere diversi: il peggiore è l’interruzione totale da Mosca e così verrebbe a mancare il 18-20% circa delle forniture, perché questo è l’apporto che la Russia ci sta dando in questi giorni. Ieri dal Tarvisio, in Friuli, il punto di ingresso del gas targato Gazprom, sono entrati 42 milioni di metri cubi, pari a un quinto del totale (200 milioni di mc) arrivato nel nostro Paese attraverso tutti i punti di accesso. Il taglio dei consumi è stato deciso dall’Unione Europea, che con il piano «Save gas for a safe winter» entrato in vigore il primo agosto prevede un taglio volontario del 7% fino a fine marzo 2023. Il 7% corrisponde a 3,9 miliardi di metri cubi, un obiettivo che non raggiungibile abbassando di un grado i riscaldamenti.
Il meccanismo di solidarietà
Ma non solo. Nella Ue esiste un meccanismo di solidarietà tra i vari Stati membri e Berlino, che ieri ha approvato a sua volta il piano di risparmi, lo ha ricordato più volte: la Germania più di tutti è preoccupata per lo stop del gas russo da cui dipende fortemente. Chiamato in causa è proprio il nostro Paese, che può contare su cinque gasdotti e ha forniture molto differenziate. Da noi i Paesi del Nord e dell’Est come Germania e Austria si attendono la rinuncia ai flussi a loro vantaggio. E sul fronte della diversificazione, ieri l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi ha incontrato a Roma e i vertici della compagnia libica National Oil Company e ha espresso la volontà di lanciare una nuova fase di investimenti per aumentare la produzione di gas.
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, 2022-08-25 13:29:00, La Russia ha cominciato a dare meno flussi di metano rispetto alle richieste. Nello scenario peggiori ridurre le temperature a 19 gradi non basterà. L’Italia se necessario deve ridurre il 7% dei consumi e aiutare i Paesi Ue in difficoltà. Descalzi incontra i vertici della National Oil libica, Fausta Chiesa e Fabio Savelli