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Caro energia, così le fabbriche riorganizzano il lavoro. Da Faivelay si sceglie la settimana corta: lavoro a casa il venerdì
«Ci spiace ma quest’inverno non possiamo garantire la temperatura in tutta la fabbrica. Vi consegneremo presto tute termiche, stufette e giubbotti smanicati che si scaldano con le batterie elettriche». La secchiata gelata è arrivata venerdì scorso dopo una riunione, questa sì surriscaldata, dei delegati sindacali con il direttore del personale di Teksid, le fonderie del gruppo Stellantis. A più di 900 dipendenti verrà fornito un kit di abbigliamento per affrontare l’inverno nello stabilimento di Carmagnola dove si fabbricano (ancora per qualche anno) i basamenti per i motori delle auto ex Fca.
«L’azienda ci ha comunicato due cose — spiega Cristian Lanza della Fiom Torino — la prima è che dovremo coprirci per bene perché Teksid intende ridurre al massimo i costi abbassando la temperatura. La seconda è che gli impiegati andranno in smart working al 100%. Un brutto segnale, siamo molto preoccupati». Nelle fonderie Teksid, impianti che già vivono nell’incertezza a causa della conversione elettrica dell’auto e della «concorrenza interna» con le altre due fonderie ex Peugeot, le bollette di luce e gas sono schizzate alle stelle. Oggi il lavoro non manca, ma i costi sono troppo alti. Un anno fa la tariffa mensile dell’energia si aggirava intorno a 200 mila euro, oggi viaggia sopra i 900 mila euro. Insostenibile anche per chi ha spalle robuste come una multinazionale qual è Stellantis. E allora, a fronte dei continui aumenti del gas e dell’elettricità, non verrà garantito in tutte le zone della fabbrica il riscaldamento. «In Francia Stellantis offre 1.400 euro di bonus ai dipendenti contro il carovita, a noi vengono date stufette e tute termiche — commenta ancora Lanza — lavorare al freddo in una fonderia è inaudito».
Gli incrementi ormai fuori controllo dell’energia stanno modificando l’organizzazione di grandi e piccole aziende. Alla Faiveley, multinazionale di ingegneria ferroviaria del gruppo Wabtec, che a Piossasco impiega più di 500 persone, ieri è stato raggiunto un accordo innovativo per alleggerire il peso della bolletta cercando di non gravare sui lavoratori. Infatti l’azienda sperimenterà la «settimana corta»: ingegneri e progettisti lavoreranno in sede dal lunedì al giovedì, e venerdì tutti in smart working. In questo modo l’azienda userà una sola caldaia anziché due, pur garantendo le attività nelle officine come negli uffici. Anche alla Faivelay le bollette sono esplose in pochi mesi, da 500 mila euro a 2,5 milioni. Tutti sono convinti che arriverà un salvagente, dall’Europa o dal governo. Ma non si può attendere i tempi della politica. Da qui è nata una trattativa che ha portato a una revisione complessiva dell’organizzazione del lavoro: gli straordinari (che si devono fare perché gli ordini e le commesse non mancano) si concentreranno in un solo giorno al mese, 8 ore di sabato; una spinta verso l’autosufficienza energetica grazie a investimenti sui pannelli solari; e poi smart working gestito in modo collegiale, con uno dei due giorni previsti sempre di venerdì. Affermano Vito Benevento e Lillo Ventura della Uilm Torino: «Il peso dell’inflazione sta colpendo gravemente le famiglie e le aziende chiedono sacrifici. La Faiveley si inserisce con proposte di buon senso approvate dai lavoratori. La Uilm è pronta a discutere anche di orari senza che venga compromesso il salario».
6 ottobre 2022 (modifica il 7 ottobre 2022 | 21:47)
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, 2022-10-07 19:47:00, In Teksid spunta il kit invernale. Da Faiveley lavoro a casa il venerdì ,