Gas, tetto dinamico al prezzo (ma non solo): le ipotesi fiscali per non applicarlo

Gas, tetto dinamico al prezzo (ma non solo): le ipotesi fiscali per non applicarlo

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l’analisi

di Fabio Savelli08 ott 2022

Gas, tetto dinamico al prezzo (ma non solo): le ipotesi fiscali per non applicarlo

La proposta per un tetto al prezzo del metano, appena presentata da Italia, Polonia, Grecia e Belgio, prevede uno scenario in cui non ci sia assenza di forniture e ci sia uno scambio di domanda e offerta di gas. In questo contesto si suggerisce di creare un «corridoio dinamico» nel quale sia «possibile stabilire un valore centrale per questo corridoio e rivederlo regolarmente tenendo conto di parametri di riferimento esterni (ad esempio, i prezzi del greggio) e consentendo fluttuazioni (ad esempio del 5%) intorno al valore centrale all’interno del corridoio». L’idea è quella di prevedere un minimo e un massimo del prezzo in modo da ridurre i costi, senza però mettere a rischio le forniture. Il limite massimo «può essere posto a un hub di riferimento (come il Ttf) o può essere posto su più hub (Peg, Psv, Zee, per evitare l’arbitraggio), o meglio può coprire tutte le transazioni (sia in borsa che Otc)», spiega il documento. Il problema è convincere la Germania che finora ha rifiutato l’idea del tetto.

Paola Testa (EY Europe West Energy & Resources Consulting Leader)
Paola Testa (EY Europe West Energy & Resources Consulting Leader)

A tal fine la società di consulenza strategica EY ha realizzato un Paper che vuole fornire un’analisi dei possibiliapprocci con cui potrebbe essere adottato questo strumento, indagandone i potenziali rischi, gli impatti e le conseguenze. Commenta Paola Testa (EY Europe West Energy & Resources Consulting Leader) che «l’aumento nel prezzo del gas ha effetti inflazionistici significativi anche a causa dei meccanismi che regolano il mercato dell’energia nell’UE e delle modalità con cui il prezzo dell’energia viene stabilito. Ad oggi, il mercato europeo si basa sul modello pay-as-clear, che è favorevole nei confronti del consumatore, e che si oppone al modello pay-as-bid. Tuttavia, l’aumento del costo del gas, nonché gli effetti del cambiamento climatico sulle temperature, sulle precipitazioni (minore produzione idroelettrica) hanno vanificato questi benefici. Una possibile soluzione potrebbe configurarsi nel distaccamento del prezzo dell’energia da quello del gas, così da costituire due mercati distinti e ridurne le interdipendenze. Sta emergendo l’ipotesi di un gas price cap dinamico, costituito da vari indici finanziari con valore diverso dal TTF e che subiscono oscillazioni variabili in base al prezzo indicato da un indice centrale definito. Inoltre, l’introduzione del gas price cap potrebbe avere impatti sul molto competitivo mercato del GNL, dal momento che le navi tendono a muoversi verso i Paesi disposti a pagare di più la materia prima. Ciò potrebbe comportare una scarsità in primis del gas per i Paesi aderenti al cap».

Vi sarebbero altre possibili soluzioni da prendere in considerazione, come l’introduzione di un price cap a livello nazionale oppure di una misura fiscale, quale la “windfall” tax. Il primo è stato già introdotto in Spagna e Portogallo, sotto forma di meccanismo temporaneo della durata di 12 mesi che ha fissato il prezzo del gas per i consumatori finali (imprese e cittadini) a 40 euro a megawattora per i primi sei mesi, per poi salire di 5 euro a megawattora al mese per i restanti sei fino ad un massimo di 70 euro. In alternativa, una misura fiscale come la “windfall” tax andrebbe a colpire gli extra profitti generati dalle società produttrici di energia che negli ultimi mesi hanno visto un’elevata crescita dei ricavi. È il caso di società produttrici di energia non basata su gas o il cui prezzo non sia legato a quello del gas. Così come rientrano in questo ambito anche le aziende che operano su tutta la filiera energetica dell’Oil&Gas a partire dalla fase di upstream, che quindi hanno beneficiato dell’aumento del prezzo di vendita sul mercato del gas senza sperimentare significativi aumenti nei costi di estrazione.

Se l’obiettivo dell’Ue è quello di ristrutturare il mercato dell’energia, secondo EY, risulterà necessario applicare il price cap sul gas verso tutte le quantità di gas importate, considerando però di dover prestare particolare attenzione al molto competitivo mercato del gas naturale liquido e ai contratti già esistenti. Se invece l’obiettivo è quello di andare a ridurre il controllo sulle scorte e la manipolazione del mercato da parte della Russia, allora ci si limiterà alla sola introduzione del price cap sul gas russo trasportato via pipeline. Il price cap sul gas, però, è ancora in fase di definizione e non sono tuttora chiari la calibratura del meccanismo e il trade off che si vorrà affrontare tra perdita di competitività del settore energetico e limitazione del potere contrattuale della Russia nei confronti dell’Ue.

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, 2022-10-08 13:05:00, L’analisi della società di consulenza EY sul price cap sui potenziali rischi, gli impatti e le conseguenze. L’ipotesi di un approccio modulare in base a diversi indici di riferimento. La windfall tax sui profitti per le società che producono energia da fonti diverse, Fabio Savelli

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