di Alessandra Arachi
La causa della coppia arcobaleno. Parla la madre della bimba: «La mia compagna ha adottato mia figlia con una step child adoption grazie a un tribunale. Noi siamo integrate e nessuno la discrimina: è la prova che la società è più avanti»
Sonia lei ha scritto una lettera al ministro Matteo Salvini: si aspetta una risposta?
«Non è importante che risponda a me personalmente».
La sua storia personale è quella di una famiglia composta da due mamme e una bambina.
«Sono decine di migliaia le famiglie che vivono la nostra stessa condizione, due mamme o due papà. Per questo spero che il ministro risponda a quelle migliaia e migliaia di cittadini che ogni giorno si pongono domande legittime e che si aspettano risposte per migliorare la loro vita e quella dei loro cari, senza scalfire di un millimetro i diritti di nessun altro».
Tutto nasce da quella sentenza del tribunale civile di Roma.
«Un ricorso che con gli avvocati di Rete Lenders, Vincenzo Miri e Federica Tempori, abbiamo fatto tre anni fa. Volevamo ottenere la possibilità di scrivere sui documenti di nostra figlia la dicitura “genitore” invece di “padre” e “madre”».
Un ricorso in opposizione, appunto, al decreto che Salvini aveva fatto come ministro dell’Interno.
«Già. Il problema nasce quando io e la mia compagna, che siamo unite civilmente, siamo andate in circoscrizione per la carta di identità di nostra figlia: l’unica possibilità era quella di scrivere padre e madre, ma era evidentemente un falso».
Dice: «nostra figlia», ma lo è legalmente?
«Sì, io sono la madre biologica e la mia compagna l’ha adottata».
Come è stato possibile?
«Una sentenza passata in giudicato, una step child adoption che passa per i tribunali».
La step child adoption è stata stralciata dalla legge sulle unioni civili.
«Si, appunto. E questo è successo con un governo di centrosinistra».
Cosa significa questo per lei?
«Che i problemi dei nostri diritti come altri sono di tipo istituzionale, la società è molto più avanti».
Quindi non è una questione di destra o di sinistra?
«A livello di società certamente no. Io e la mia compagna frequentiamo famiglie di destra, di sinistra, di centro. Mai nessuno ci ha offeso, denigrato o non ci ha riconosciuto. Mai».
E la bambina?
«Vale lo stesso per la bambina».
È integrata?
«Più che integrata. Nessuno ci fa caso se è figlia di due mamme. Del resto nostra figlia non è l’unica nella scuola in questa condizione. Il mondo va avanti e noi siamo costrette a passare per i tribunali».
Questa ordinanza vi ha dato ragione su tutta la linea.
«Sì, un’ordinanza di tribunale, appunto. E poi peccato che valga soltanto per il nostro caso specifico. Alla fine poi nemmeno per quello».
Che vuole dire?
«Eravamo partite con un problema di software in circoscrizione e siamo ancora a quel punto».
Si pieghi meglio?
«Le diciture per le carte di identità sono automatiche, ovvero assegnate da un programma di un computer. Tre anni fa era impostato con “padre” e “madre”».
E adesso?
«Quando dopo l’ordinanza siamo tornate lì nulla era cambiato. Abbiamo dovuto lasciare sui documenti la dicitura falsa di padre e madre. Non credo che adesso qualcuno si sbrigherà per modificare il programma del computer».
17 novembre 2022 (modifica il 17 novembre 2022 | 23:36)
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, 2022-11-17 22:36:00, La causa della coppia arcobaleno. Parla la madre della bimba: «La mia compagna ha adottato mia figlia con una step child adoption grazie a un tribunale. Noi siamo integrate e nessuno la discrimina: è la prova che la società è più avanti», Alessandra Arachi