di Cesare ZapperiLa politica non era nei suoi interessi, ma poi fu il leghista Rixi a convincerlo. Secondo Scajola: «Bucci lo conosce il 20 per cento dei genovesi, gli altri lo votano» Da ragazzino, quando portava i calzoni corti dello scout, lo chiamavano 3T. Che stava per tosto, tenace e testardo. In età matura, Marco Bucci quella consonante l’ha quintuplicata. Nel 2017, quando ha conquistato il Comune di Genova sottraendolo al dominio trentennale della sinistra, si è dimostrato un temerario (ma vincente). Stavolta, avendoci preso gusto, è stato addirittura tremendo perché si è concesso il lusso di chiudere la partita con Ariel Dello Strologo fin dal primo turno (grazie anche al successo della sua lista che ha sfiorato il 20%), scongiurando lo spauracchio del ballottaggio. Manager con una laurea in Chimica e Farmacia, per 22 dei 62 anni che denuncia all’anagrafe ha lavorato in America dove ha affinato il suo stile già di per sé asciutto e pragmatico. La politica non è mai stata nei suoi interessi e tantomeno nei suoi orizzonti pensionistici. Il suo desiderio era di dedicarsi a solcare i mari con la sua barca a vela. E invece è stato «fregato» da Edoardo Rixi (plenipoteziario della Lega ligure) che, complice la comune passione per la montagna (tra i 20 e i 28 anni Bucci è salito sei volte in cima al Monte Bianco), ne ha colto le potenzialità e lo ha convinto a gettarsi nella mischia. Sembrava un’impresa temeraria, appunto. Per quanto malmesso, litigioso e in crisi d’identità, il centrosinistra continuava a ritenere Genova una sua roccaforte. E ha sottovalutato l’avversario, contando sul fatto che fosse poco conosciuto. E invece… Invece, come recita una frase attribuita all’ex ministro forzista Claudio Scajola, «Bucci lo conosce il 20 per cento dei genovesi, gli altri lo votano». Nei suoi primi cinque anni ha tenuto fede all’immagine dell’uomo del fare, stakanovista (in ufficio alle 7 del mattino), concreto, poco o nulla incline alle mediazioni e ai compromessi (ha fatto saltare un assessore ai Servizi sociali, mai sostituito). Caratteristiche che gli sono valse le accuse del centrosinistra di abusare del ruolo e dei poteri che gli spettano. «Non pianifica e non programma – l’ha rimproverato nell’ultima campagna elettorale il suo sfidante, a cui non ha concesso nemmeno un confronto a due – asseconda solo i singoli interessi dei privati». Accusa che Bucci respinge con una smorfia di sdegno: «Io ho dovuto rimettere in moto una città ferma da 25 anni. Qui bisogna decidere, non perdersi in chiacchiere». I fondi e i superpoteri da commissario per la ricostruzione del Ponte Morandi hanno consolidato l’immagine del manager che viaggia spedito verso l’obiettivo. Ma anche qui per gli avversari si è preso meriti non solo suoi (fondi e leggi ad hoc sono del governo Conte I) e oltretutto continua a rivestire i panni del commissario a fronte di una contestata incompatibilità. La Lega lo ha scelto e lanciato, ma Bucci ha anche un rapporto solidissimo con il governatore Giovanni Toti che ne ha fatto la testa d’ariete per scombinare gli assetti del centro del centrodestra per arrivare alla creazione di un polo moderato egemone nell’ambito della medesima coalizione. Attenti, però, a non chiedere al sindaco di parlare di progetti politici. «Non mi interessano». E non cercate di incasellarlo nelle categorie destra e sinistra. «Sono stato io ad abbattere la Diga di Begato (palazzoni enormi che erano diventati un ghetto per oltre 400 famiglie, ndr) – rivendica – Ho realizzato un vero e proprio cambio di rotta nell’ambito dell’edilizia sociale, creando un nuovo quartiere con più servizi e una maggiore qualità della vita. Se non è una scelta di sinistra questa…». E se la ride compiaciuto, perché alla fine anche a Genova le polemiche politiche se le porta il vento. Contano i voti dei cittadini (anche quelli che hanno sempre votato a sinistra) e quelli gli hanno dato ragione per la seconda volta. 13 giugno 2022 (modifica il 14 giugno 2022 | 15:34) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-14 13:34:00, La politica non era nei suoi interessi, ma poi fu il leghista Rixi a convincerlo. Secondo Scajola: «Bucci lo conosce il 20 per cento dei genovesi, gli altri lo votano», Cesare Zapperi