Gentile Meloni, abile al lavoro… ma dove sta?

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int’ ‘o rione Mezzogiorno, 25 novembre 2022 – 08:43 di Fortunato Cerlino Gentilissima signor Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, prima di tutto mi voglio scusare se con queste mie poche righe vi porto disturbo. Vi vedo in televisione che state molto impegnata su diverse questioni sicuramente più importanti delle mie, però, visto che proprio in questi giorni vi state occupando pure del reddito di cittadinanza, ci tenevo a portare alla vostra attenzione il caso mio. Come prima cosa voglio sottolineare un fatto: pure io, come voi, penso che questo reddito andava aggiustato. È inutile che facciamo finta di niente, purtroppo, come giustamente dite voi, in questi anni troppi furbi hanno approfittato della situazione togliendo a chi magari ne aveva bisogno veramente. Vedete, io però rientro in quelli che avete definito abili al lavoro, ma per questioni di urgenza, prendo il reddito di cittadinanza. Settecentoventi euro al mese, per essere precisi, e non immaginate quanto questa cosa mi crei vergogna e disagio. Io però ne tengo bisogno di quei soldi in quanto ho tre figli a carico ancora minorenni e mia moglie che nemmeno lavora. Per questa ragione quello che un po’ mi è dispiaciuto delle cose che sono state dette sia da voi che da alcuni vostri ministri, tutte persone rispettabili, si intende, è che in qualche modo avete fatto passare l’idea che tutti gli abili al lavoro che prendono il reddito sono una specie di sfaticati, mariuoli e furbi. Non è il mio caso. Vedete signora Presidente, io che mia moglie siamo persone che non ci ha mai fatto specie la fatica, e fino a quando è stato possibile abbiamo sempre fatto il nostro dovere di onesti lavoratori. Io per esempio ero operaio in una fabbrica di componentistica per elettrodomestici di alta gamma. La fabbrica ha chiuso per crisi qualche anno fa e nessuno ha fatto niente di serio per salvarla. Insieme a me altri sessantotto operai hanno perso la fatica. Mi sono visto costretto così a chiedere un aiuto allo Stato, cosa che, ci tengo a precisare, non avevo mai fatto prima. Si tratta come vi ho detto di pochi soldi, però visto che siamo tornati a vivere con tutta la famiglia dai miei genitori che stanno in provincia di Napoli e così almeno l’affitto lo stiamo risparmiando, storti o morti con quei pochi euro riusciamo, male, a sopravvivere. Io non ho motivo di non credere che voi state in buona fede, e pure io come voi penso che chi è capace di lavorare deve lavorare. La mia domanda allora è un’altra, e la rivolgo sia a voi che a tutto il vostro governo. Noi siamo abili al lavoro, ma voi, siete abili a procurarcelo questo lavoro? Insieme al taglio di questo benedetto e maledetto reddito di cittadinanza, vi siete posti pure il problema di come venire incontro a tutti quelli come me che vogliono lavorare, anche per una questione di dignità personale, ma che sto lavoro non lo trovano? No perché altrimenti si rischia il caso che siamo tutti bravi a togliere ma non a dare. Tutti bravi a indicare le inadempienze degli altri, ma poco a capire le nostre. Una preghiera gentilissima signor Presidente. Da quello che ho capito fino ad agosto dell’anno prossimo a questo reddito avrò ancora diritto, ma in questi mesi che mancano, vi posso scongiurare di aiutare tutta l’industria meridionale a non fallire? A creare opportunità serie di lavoro? Lo sapete che in tutto il tempo che ho ricevuto il reddito mi è arrivata una sola proposta di fatica da Milano come magazziniere a sei euro netti all’ora? Praticamente non era un’offerta, ma un confino, al quale avrei dovuto sottoporre anche la mia famiglia per scarse mille euro al mese che nemmeno un affitto ci paghiamo da quelle parti? Per la verità qualche altra offerta mi è arrivata, ma come potete immaginare, visto che ci tengo alla mia onestà, ho preferito dire di no. Anche perché, questo forse non lo sapete, ma al Meridione le opportunità di lavoro ci sono e come, ma il problema sta nei datori di lavoro e in quello che ti propongono. A me facevano pure gola duecentocinquanta euro a nero a viaggio Napoli Roma, otto viaggi al mese, per portare chissà che cosa con la mia macchina, ma sono situazioni che, come vi ho specificato, non fanno per me. Con la speranza di ricevere da voi sollecita risposta, vi saluto e non vi disturbo più. Con simpatia. 25 novembre 2022 | 08:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-11-25 07:44:00, int’ ‘o rione Mezzogiorno, 25 novembre 2022 – 08:43 di Fortunato Cerlino Gentilissima signor Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, prima di tutto mi voglio scusare se con queste mie poche righe vi porto disturbo. Vi vedo in televisione che state molto impegnata su diverse questioni sicuramente più importanti delle mie, però, visto che proprio in questi giorni vi state occupando pure del reddito di cittadinanza, ci tenevo a portare alla vostra attenzione il caso mio. Come prima cosa voglio sottolineare un fatto: pure io, come voi, penso che questo reddito andava aggiustato. È inutile che facciamo finta di niente, purtroppo, come giustamente dite voi, in questi anni troppi furbi hanno approfittato della situazione togliendo a chi magari ne aveva bisogno veramente. Vedete, io però rientro in quelli che avete definito abili al lavoro, ma per questioni di urgenza, prendo il reddito di cittadinanza. Settecentoventi euro al mese, per essere precisi, e non immaginate quanto questa cosa mi crei vergogna e disagio. Io però ne tengo bisogno di quei soldi in quanto ho tre figli a carico ancora minorenni e mia moglie che nemmeno lavora. Per questa ragione quello che un po’ mi è dispiaciuto delle cose che sono state dette sia da voi che da alcuni vostri ministri, tutte persone rispettabili, si intende, è che in qualche modo avete fatto passare l’idea che tutti gli abili al lavoro che prendono il reddito sono una specie di sfaticati, mariuoli e furbi. Non è il mio caso. Vedete signora Presidente, io che mia moglie siamo persone che non ci ha mai fatto specie la fatica, e fino a quando è stato possibile abbiamo sempre fatto il nostro dovere di onesti lavoratori. Io per esempio ero operaio in una fabbrica di componentistica per elettrodomestici di alta gamma. La fabbrica ha chiuso per crisi qualche anno fa e nessuno ha fatto niente di serio per salvarla. Insieme a me altri sessantotto operai hanno perso la fatica. Mi sono visto costretto così a chiedere un aiuto allo Stato, cosa che, ci tengo a precisare, non avevo mai fatto prima. Si tratta come vi ho detto di pochi soldi, però visto che siamo tornati a vivere con tutta la famiglia dai miei genitori che stanno in provincia di Napoli e così almeno l’affitto lo stiamo risparmiando, storti o morti con quei pochi euro riusciamo, male, a sopravvivere. Io non ho motivo di non credere che voi state in buona fede, e pure io come voi penso che chi è capace di lavorare deve lavorare. La mia domanda allora è un’altra, e la rivolgo sia a voi che a tutto il vostro governo. Noi siamo abili al lavoro, ma voi, siete abili a procurarcelo questo lavoro? Insieme al taglio di questo benedetto e maledetto reddito di cittadinanza, vi siete posti pure il problema di come venire incontro a tutti quelli come me che vogliono lavorare, anche per una questione di dignità personale, ma che sto lavoro non lo trovano? No perché altrimenti si rischia il caso che siamo tutti bravi a togliere ma non a dare. Tutti bravi a indicare le inadempienze degli altri, ma poco a capire le nostre. Una preghiera gentilissima signor Presidente. Da quello che ho capito fino ad agosto dell’anno prossimo a questo reddito avrò ancora diritto, ma in questi mesi che mancano, vi posso scongiurare di aiutare tutta l’industria meridionale a non fallire? A creare opportunità serie di lavoro? Lo sapete che in tutto il tempo che ho ricevuto il reddito mi è arrivata una sola proposta di fatica da Milano come magazziniere a sei euro netti all’ora? Praticamente non era un’offerta, ma un confino, al quale avrei dovuto sottoporre anche la mia famiglia per scarse mille euro al mese che nemmeno un affitto ci paghiamo da quelle parti? Per la verità qualche altra offerta mi è arrivata, ma come potete immaginare, visto che ci tengo alla mia onestà, ho preferito dire di no. Anche perché, questo forse non lo sapete, ma al Meridione le opportunità di lavoro ci sono e come, ma il problema sta nei datori di lavoro e in quello che ti propongono. A me facevano pure gola duecentocinquanta euro a nero a viaggio Napoli Roma, otto viaggi al mese, per portare chissà che cosa con la mia macchina, ma sono situazioni che, come vi ho specificato, non fanno per me. Con la speranza di ricevere da voi sollecita risposta, vi saluto e non vi disturbo più. Con simpatia. 25 novembre 2022 | 08:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA ,

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