È già partita la gara per ricostruire lUcraina

È già partita la gara per ricostruire lUcraina

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La situazione sul terreno militare ancora tragicamente incerta. I massimi esperti di strategia – inclusi i vertici del Pentagono – lanciano segnali contrastanti sulla possibilit di sconfiggere definitivamente la Russia. Eppure un segnale di fiducia questo: la corsa alla ricostruzione dell’Ucraina gi cominciata. Dalla Polonia alla Finlandia, dalla Svizzera alla Francia, si susseguono le iniziative che guardano al dopoguerra come a una grande opportunit economica per le imprese dei paesi alleati. Un dettagliato articolo del New York Times oggi riassume quello che si sta muovendo sul fronte positivo, di chi gi prepara la futura pace. L’articolo ha un titolo che rende l’idea: Il prossimo cantiere mondiale. partita la gara per ricostruire l’Ucraina. I costi per la ricostruzione sono immensi e al tempo stesso abbordabili. Le stime attuali arrivano fino a 750 miliardi di dollari. una cifra enorme, per alla portata di un concerto di nazioni dove figurano le due massime economie mondiali, cio Stati Uniti e Unione europea, pi altri paesi ricchi come il Giappone e la Corea del Sud. Anche se la ricchezza da sola non basta a vincere le guerre, alleati e sostenitori dell’Ucraina concentrano una quota dominante del Pil mondiale.

ancora aperto il dibattito su chi dovrebbe gestire i flussi di aiuti per la ricostruzione, che sono diversi dagli aiuti umanitari o dalle forniture militari. Un’ipotesi realistica potrebbe affidarne la cabina di rega a una squadra di istituzioni multilaterali come la Banca mondiale e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers), quest’ultima avendo avuto una missione un po’ simile quando dovette aiutare la transizione dell’Europa dell’Est dal comunismo all’economia di mercato. La platea di investitori privati e di imprese interessate a partecipare al business della ricostruzione ha gi cominciato a manifestarsi in diverse occasioni. In Francia a dicembre Emmanuel Macron riun 700 aziende nazionali in una conferenza sulle opportunit legate alla rinascita post-bellica. Un’iniziativa analoga si svolta a gennaio nell’ambito del World Economic Forum di Davos. In questi giorni un evento sulla ricostruzione viene organizzato a Varsavia (il titolo Rebuild Ukraine, il formato quello di una fiera) e registra l’iscrizione di 300 imprese da 22 nazioni.

La Confindustria di Helsinki ha tenuto l’altro ieri un webinar in cui degli esponenti del governo Zelensky hanno ascoltato ci che le imprese finlandesi possono fare per ricostruire le fognature e gli impianti di depurazione delle acque, l’infrastruttura elettrica, l’edilizia pre-fabbricata. tutto molto concreto, anche se pu sembrare prematuro alla luce delle immagini che vediamo quotidianamente dal fronte. Perch si aprano i cantieri della ricostruzione bisogna che le armi tacciano e il massacro si fermi. Bisogna anche reperire i fondi, versarli in un apposito contenitore e creare le garanzie che siano spesi bene. Per questo sono essenziali le misure anti-corruzione del governo Zelensky, a cui dovranno seguirne altre da parte dei paesi donatori. Sulla provenienza dei fondi, pochi s’illudono di poter attingere ai patrimoni che vari paesi occidentali hanno sequestrato agli oligarchi russi, alla banca centrale di Mosca, ad altre entit legate a Putin. Il fatto che dissequestrare, pignorare definitivamente, e poi spendere quei fondi per la ricostruzione ucraina, si scontra con ostacoli giuridici enormi.

In Occidente abbiamo degli Stati di diritto, dove anche gli oligarchi russi godono di tutte le tutele nostrane. Pu sembrare una nostra debolezza per questo fa anche parte delle nostre forze: grazie alle certezze dello Stato di diritto che le fughe di capitali vanno dai regimi autoritari verso molte piazze finanziarie occidentali (Stati Uniti in testa), non al contrario. In ogni caso l’Amministrazione Biden molto scettica che la ricostruzione dell’Ucraina possa essere finanziata coi soldi dei russi.

Tornando da dove sono partito: prematuro, ingenuo, quindi irrilevante che si cominci a pianificare da oggi la ricostruzione? In realt ci sono diversi precedenti storici in cui i piani di rinascita venivano elaborati mentre ancora si combatteva. Il pi illustre di tutti la conferenza di Bretton Woods indetta da Franklin Roosevelt nel 1944. La seconda guerra mondiale non era affatto finita e in quel preciso momento non vi erano certezze su chi l’avrebbe vinta. Tuttavia a Bretton Woods vennero disegnate le basi di una pace durevole sul fronte economico, creando istituzioni come il Fondo monetario e la Banca mondiale che dovevano essere le architravi di un nuovo ordine mondiale post-bellico. Quella lungimiranza evoca un altro tema: se le democrazie siano pi adatte o meno adatte delle autocrazie a vincere le guerre. Un interrogativo a cui fornir qualche risposta (documentata) nella Newsletter Global di domani.

17 febbraio 2023, 16:52 – modifica il 17 febbraio 2023 | 16:52

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