Giachetti, tessera radicale e convinzione terzopolista: Roma il nostro laboratorio. E che delusione Bonino

Giachetti, tessera radicale e convinzione terzopolista: Roma il nostro laboratorio. E che delusione Bonino

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di Maria Teresa Meli Roberto Giachetti, 61 anni, deputato di Italia viva, ha iniziato a fare politica nel partito Radicale, per poi passare ai Verdi. Tra i fondatori della Margherita, viene eletto nel 2001. Vice-presidente della Camera in quota dem, lascia il Pd nel 2019 «Un ritratto? Scusi ma mi sembra un po’ presto per farmi un necrologio…». Roberto Giachetti è così: prende sul serio qualsiasi avventura in cui si butta, in genere a capofitto e con una certa passione, ma non se stesso. È uno di quei rari politici che ha imparato ad addomesticare il proprio ego. Classe 1961, romano, due figli, Giulia e Stefano, Giachetti è candidato di Italia viva. È secondo dopo Maria Elena Boschi nei tre collegi plurinominali del Lazio e se l’alleanza tra Matteo Renzi e Carlo Calenda sfiorerà il 7% guadagnerà un seggio a Montecitorio. Non ha sgomitato per candidarsi. Anzi. È andato dal gran capo di Iv e gli ha detto: «Se è utile, io ci sono, altrimenti…». Renzi non ha aspettato che ai puntini di sospensione seguisse un’altra frase e gli ha spiegato che sì, serviva che si presentasse. Del resto, questo Terzo polo che verrà battezzato nelle urne il 25 settembre è anche una creatura di Giachetti. «Io — racconta il deputato di Italia viva — ho spinto molto per la candidatura di Calenda a sindaco di Roma, perché ero convito che la Capitale potesse diventare il laboratorio di una nuova formazione, dal momento che il Pd non è in grado di coprire l’area liberal-democratica e Forza Italia non la rappresenta più». A Roma, che continua a girare in lungo e in largo in motorino (veicolo che usava, con grande sconcerto del cerimoniale di Montecitorio, anche quando era vice presidente della Camera) Giachetti è legato a filo doppio. Tanto che quando Renzi, allora segretario del Partito democratico, dovette scegliere un candidato per una «mission impossible», ovvero la partita del Campidoglio contro Virginia Raggi, lui non si tirò indietro e accettò con un sorriso il suo destino di kamikaze. Nato e cresciuto con Marco Pannella, Giachetti ha ancora la tessera radicale in tasca, ma con Emma Bonino i rapporti sono ridotti al minimo. «Mi ha profondamente deluso», confessa. Già, non si capacita del fatto che la leader di +Europa abbia preferito accasarsi con il Partito democratico, Roberto Speranza, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli invece di tentare l’avventura di un polo liberal-democratico. Ai radicali, però, Giachetti è ancora affezionato e non solo per la tessera che tiene in tasca: le loro battaglie sono le sue, a cominciare da quella sul garantismo. Su quel fronte ha sempre tenuto il punto. E quando dal Pd è trasmigrato insieme a Renzi dentro Italia viva ha convinto il suo nuovo partito a sostenere i referendum sulla giustizia. Gli è rimasto il gusto delle battaglie controcorrente, coltivato durante la sua militanza radicale. Un esempio? La sua strenua lotta contro il referendum sul taglio dei parlamentari: erano in pochi, nel centrosinistra, a prendere le distanze da quella «riforma populista» e anche chi era contrario non lo diceva o lo bisbigliava. Giachetti no, perché sussurrare non è nel suo stile. Lo sa bene Roberto Speranza, che quando guidava la fronda anti-Renzi, senza mai andare allo scontro frontale perché l’obiettivo era quello di logorare l’allora segretario del Pd, si sentì pubblicamente definire una «faccia di c…» da Giachetti. Ora che il deputato romano è nel pieno della campagna elettorale non abbandona il suo impegno con Radio Leopolda. Formatosi a Radio Radicale, Giachetti ha impostato l’emittente di Iv su quello stile. Quindi via libera alle rubriche di esponenti non di partito: l’ex presidente dell’Enel Chicco Testa, il virologo Matteo Bassetti, la radicale Rita Bernardini. 29 agosto 2022 (modifica il 29 agosto 2022 | 21:57) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-08-29 19:57:00, Roberto Giachetti, 61 anni, deputato di Italia viva, ha iniziato a fare politica nel partito Radicale, per poi passare ai Verdi. Tra i fondatori della Margherita, viene eletto nel 2001. Vice-presidente della Camera in quota dem, lascia il Pd nel 2019, Maria Teresa Meli

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