Il giallo del prof italiano morto in Egitto, la sorella: Troppi punti oscuri, vogliamo la verità

Il giallo del prof italiano morto in Egitto, la sorella: Troppi punti oscuri, vogliamo la verità

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di Lara Sirignano

Antonio Provenzano, 58 anni di Palermo, morto in Egitto mentre era impegnato in una ricerca, in uno scontro tra il minibus che lo stava accompagnando e un camion. A distanza di oltre un mese non si sa nulla della dinamica n dei responsabili. I parenti: Non ci hanno dato il suo computer

Hanno cenato insieme, l’ultima volta, il 25 novembre scorso. Loredana Provenzano, insegnante palermitana, e suo fratello Antonio, professore al Dipartimento di Agraria del capoluogo siciliano. Una serata tranquilla alla vigilia di un viaggio in Egitto che entusiasmava il docente universitario, alla sua quarta volta ad Assuan per un progetto internazionale di formazione di tecnici idraulici del luogo. Nessuno dei due poteva immaginare che non si sarebbero mai pi rivisti.

Antonio, 57 anni, morto all’alba del primo dicembre scorso in un incidente stradale provocato da un camionista, poi fuggito senza prestare soccorso, mentre a bordo di un piccolo bus da Abu Simbel raggiungeva Assuan. Insieme al professore hanno perso la vita due ragazzi: una spagnola e un giapponese. Miracolosamente illeso, invece, il dottorando palermitano che era con lui e che ha poi dato la notizia della tragedia ai colleghi della vittima.

Ma la storia di Antonio Provenzano, che sarebbe dovuto tornare a casa dopo di l a poco, presenta aspetti ancora poco chiari che hanno indotto i familiari a rivolgersi a due legali: Alessandro Palmigiano e Lucio Savagnone. Vogliamo la verit su quanto accaduto — dice Loredana —. Vogliamo sapere se stato trovato il responsabile dell’incidente, se ne stata stabilita la dinamica e perch non ci stato ancora restituito il pc di mio fratello.

Un particolare quello del computer che tinge di giallo la vicenda. Mentre gli effetti personali, il portafogli vuoto e i documenti del docente, sono stati messi insieme alla rinfusa dal dottorando, in una valigia, e rispediti a Palermo attraverso una agenzia funebre egiziana e a spese della famiglia della vittima, il portatile ancora all’ambasciata italiana al Cairo. Il ragazzo sopravvissuto racconta di essere stato invitato a lasciarlo l dagli addetti, ai legali stato invece riferito che il ragazzo non se la sarebbe sentita di riportarlo in Italia. Perch mai? si chiede Loredana.

La diplomazia italiana, contatta dai difensori dei Provenzano, ha fatto comunque sapere che non possibile mandarlo indietro spedendolo e che sar necessario che la famiglia vada al Cairo a riprenderselo. Quando ci siamo salutati era felice, entusiasta del viaggio che aveva in programma — racconta Loredana —. Nei giorni successivi ho seguito le sue tappe su Facebook, aveva postato molte foto. Eravamo sereni: era un viaggiatore, aveva avuto esperienze in Egitto, in Burundi…. La notizia della sua morte — dice — ci arrivata tramite amici e colleghi ed stato un fulmine a ciel sereno. Poche ore dopo averlo saputo ufficiosamente, ho ricevuto una chiamata dall’ambasciata italiana: una breve conversazione con una console, le condoglianze e l’impegno a richiamarci per avere chiarimenti su quanto era accaduto, ma nessuno si pi fatto vivo.

E a vuoto sono andati anche i primi tentativi dell’avvocato Palmigiano di parlare con i diplomatici. Solo dopo giorni una consulente dello studio legale riuscita a parlarci. Vogliamo sapere cosa sia accaduto — spiega Loredana —. Ad esempio se sia vero che il camionista che ha urtato il pulmino di mio fratello avesse poco prima provocato un incidente con un’altra vettura, se sia stato mai fermato e interrogato e se sia vero che l’autista del bus su cui Antonio viaggiava corresse a oltre 100 chilometri all’ora in curva, come ci stato detto. Abbiamo il diritto di conoscere come ha perso la vita mio fratello. La verit, insomma, questo chiede la sorella del docente partito per l’Egitto per lavoro e mai pi tornato a casa.

7 gennaio 2023 (modifica il 7 gennaio 2023 | 16:20)

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