di Fulvio Fiano
Sabato nello Speciale di «Non è l’Arena», a cui partecipa anche Salvatore Baiardo
«La trattativa Stato-mafia non si è mai fermata ed è probabile che in un mese o due si arrivi alla cattura di Matteo Messina Denaro». Lo dice Salvatore Baiardo, il gelataio piemontese, oggi 65 enne, che per anni ha coperto la latitanza dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, intervistato da Massimo Giletti nella puntata speciale di «Non è l’Arena» in onda sabato 5 novembre (21.15, La7). Una rivelazione sulla quale Baiardo è pronto a mettere la faccia, dicendo di essere disponibile a farsi intervistare di nuovo se quanto da lui affermato non dovesse verificarsi: «È stato lui a chiedermi di incontrarci e mi ha detto, “se non andrà come le ho detto, potrà darmi del bugiardo” — racconta Giletti — Comunque lo si voglia intendere è sicuramente un messaggio mandato verso l’esterno. Lo stesso Baiardo, solo un anno fa, si rifiutò di parlarmi dell’argomento: qualcosa forse è cambiato».
La supposta trattativa sarebbe da mettere in relazione, secondo quanto sembra far intendere Baiardo, con la imminente decisione della Consulta sull’ergastolo ostativo (l’8 novembre la Corte Costituzionale torna a riunirsi sull’argomento, anche alla luce del decreto firmato pochi giorni fa dal governo Meloni), la possibilità per Graviano di maturare dei «crediti» per essere scarcerato e lo stato di salute di Messina Denaro all’alba del trentesimo anno di latitanza.
Nel corso della puntata, intitolata «Gli spettri della mafia», parlerà (per la prima volta a volto scoperto in tv e presente in studio) anche Gaspare Mutolo, 82 anni, memoria storica di Cosa Nostra e oggi libero da ogni pena dopo una lunga collaborazione con la giustizia (sue, tra le altre, le rivelazioni su Lima, Andreotti, Berlusconi): «Per me non era una tragedia uccidere (si è attribuito alcune decine di omicidi, ndr), me lo chiedeva Riina e mi andava bene», è uno dei passaggi della sua intervista, realizzata in parte in Sicilia. Proprio a Palermo, in via D’Amelio, sotto l’abitazione della mamma di Paolo Borsellino, dove il magistrato fu ucciso con una autobomba, Mutolo ha incontrato casualmente Salvatore, suo figlio, scambiandosi con lui un abbraccio: «So che ci saranno polemiche per questo gesto — dice Borsellino, che accompagnava una scolaresca sul luogo dell’attentato — ma so che Mutolo è un pentito sincero».
4 novembre 2022 (modifica il 4 novembre 2022 | 20:38)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-11-04 19:39:00,
di Fulvio Fiano
Sabato nello Speciale di «Non è l’Arena», a cui partecipa anche Salvatore Baiardo
«La trattativa Stato-mafia non si è mai fermata ed è probabile che in un mese o due si arrivi alla cattura di Matteo Messina Denaro». Lo dice Salvatore Baiardo, il gelataio piemontese, oggi 65 enne, che per anni ha coperto la latitanza dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, intervistato da Massimo Giletti nella puntata speciale di «Non è l’Arena» in onda sabato 5 novembre (21.15, La7). Una rivelazione sulla quale Baiardo è pronto a mettere la faccia, dicendo di essere disponibile a farsi intervistare di nuovo se quanto da lui affermato non dovesse verificarsi: «È stato lui a chiedermi di incontrarci e mi ha detto, “se non andrà come le ho detto, potrà darmi del bugiardo” — racconta Giletti — Comunque lo si voglia intendere è sicuramente un messaggio mandato verso l’esterno. Lo stesso Baiardo, solo un anno fa, si rifiutò di parlarmi dell’argomento: qualcosa forse è cambiato».
La supposta trattativa sarebbe da mettere in relazione, secondo quanto sembra far intendere Baiardo, con la imminente decisione della Consulta sull’ergastolo ostativo (l’8 novembre la Corte Costituzionale torna a riunirsi sull’argomento, anche alla luce del decreto firmato pochi giorni fa dal governo Meloni), la possibilità per Graviano di maturare dei «crediti» per essere scarcerato e lo stato di salute di Messina Denaro all’alba del trentesimo anno di latitanza.
Nel corso della puntata, intitolata «Gli spettri della mafia», parlerà (per la prima volta a volto scoperto in tv e presente in studio) anche Gaspare Mutolo, 82 anni, memoria storica di Cosa Nostra e oggi libero da ogni pena dopo una lunga collaborazione con la giustizia (sue, tra le altre, le rivelazioni su Lima, Andreotti, Berlusconi): «Per me non era una tragedia uccidere (si è attribuito alcune decine di omicidi, ndr), me lo chiedeva Riina e mi andava bene», è uno dei passaggi della sua intervista, realizzata in parte in Sicilia. Proprio a Palermo, in via D’Amelio, sotto l’abitazione della mamma di Paolo Borsellino, dove il magistrato fu ucciso con una autobomba, Mutolo ha incontrato casualmente Salvatore, suo figlio, scambiandosi con lui un abbraccio: «So che ci saranno polemiche per questo gesto — dice Borsellino, che accompagnava una scolaresca sul luogo dell’attentato — ma so che Mutolo è un pentito sincero».
4 novembre 2022 (modifica il 4 novembre 2022 | 20:38)
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, F. Fia.