di Monica GuerzoniL’obiettivo (anche) quello di non esporre il fianco a Berlusconi. Nessuna vera riforma in agenda sulle intercettazioni Silenziare gufi e malelingue e mostrare al mondo politico, alla magistratura e agli italiani che la maggioranza non spaccata sulla giustizia come apparsa sin qui e che l’intesa tra la presidente del Consiglio e il Guardasigilli pi salda che mai. il senso delle due foto opportunity diffuse da Palazzo Chigi quando era ancora in corso il colloquio tra Giorgia Meloni e Carlo Nordio. Appuntamento annunciato da giorni per chiarirsi, blindare il ministro, scongiurare uno scontro con le toghe e rilanciare con un cronoprogramma. Il piano della premier, costretta a cercare un difficile equilibrio tra l’anima garantista e quella giustizialista della coalizione, tiene insieme stretta sulle intercettazioni, lotta alla criminalit diffusa, depenalizzazione dei reati contro la pubblica amministrazione e potenziamento delle carceri per garantire certezza della pena. Sul tema che pi fa litigare governo e opposizioni Palazzo Chigi non arretra, ma nemmeno vuol mettersi a correre. Meloni assicura che non in discussione l’uso delle intercettazioni per reati gravi come mafia e terrorismo, ma non possiamo pi accettare quell’uso distorto degli ascolti che ha prodotto fughe di notizie senza rilevanza penale, la gogna mediatica e processi sommari nei confronti di persone che non erano nemmeno indagate. Patto sul merito, cautela sui tempi. Il terreno franoso e la presidente non ha alcuna fretta di accelerare su riforme che verrebbero cavalcate da Forza Italia e Lega, forse col segreto intento di logorarla. Al tempo stesso per Meloni deve trovare il modo di contenere Nordio, perch la sua esuberanza non bruci i futuri margini di manovra. Il rischio di essere scavalcata da Berlusconi su un dossier cruciale come la giustizia ha costretto la presidente del Consiglio a scacciare l’irritazione con il sorriso degli scatti ufficiali e a suggellare la sintonia ritrovata con una vigorosa stretta di mano a Carlo. Se nei giorni scorsi il ministro sembrava pi in sintonia con il Berlusconi iper-garantista che con la leader di Fratelli d’Italia, ora le posizioni si avvicinano. E se le uscite di Nordio sono state da molti interpretate come un procedere a colpi di rotture, Meloni ha rassicurato il ministro: Io finora strappi con i magistrati non ne ho visti, n bavagli. Un modo diplomatico per dire che non vuole vederne. Nordio arriva con trenta minuti di anticipo e una cartellina con i lavori avviati. Cose all’apparenza minori come la digitalizzazione della macchina giudiziaria, ma alle quali il ministro tiene moltissimo per arrivare a quella giustizia giusta che Meloni ha in mente. Il colloquio dura tre ore. Al tavolo siedono anche il sottosegretario di FdI Andrea Delmastro delle Vedove e Alfredo Mantovano, consigliere e mediatore. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, magistrato in aspettativa, da giorni suggeriva a Nordio di non andare allo scontro con le toghe prima ancora di aver prodotto un testo. E ieri, parlando all’apertura dell’anno giudiziario, il ministro ha mostrato di aver compreso il messaggio. Ha moderato gli accenti e teso una mano alle toghe, annunciando che ogni futura riforma avverr solo dopo aver ascoltato tutte le voci del sistema giustizia. E ha frenato su intercettazioni e separazione delle carriere. Berlusconi in pressing: Ai sacrosanti impegni del nostro ministro Nordio devono seguire i fatti, le norme. Ma il ministro ha accettato la richiesta di Meloni di affrontare i temi divisivi pi avanti, nell’arco del mandato. Nordio ha posto con forza il problema della paura della firma che tormenta i sindaci e si impegnato ad accelerare sull’abuso di ufficio. E Meloni ha spronato a cambiare passo nel contrasto alla criminalit diffusa: Dobbiamo andare spediti e con efficacia, perch reati come furti, spaccio e rapine impattano sulle persone comuni. 26 gennaio 2023 (modifica il 27 gennaio 2023 | 08:20) © RIPRODUZIONE RISERVATA