Si avvicina il quarto appuntamento dell’anno di educazione civica che La Tecnica della Scuola dedica agli istituti scolastici (In questo caso classi dalla scuola primaria al quinto anno delle superiori): Giornata mondiale del sonno ed educazione alla salute, l’importanza del vivere sano per studiare meglio.
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Venerdì 17 marzo dalle ore 10:30 alle 12:00, in occasione della Giornata mondiale del sonno, ci confronteremo insieme sui temi relativi al sonno, all’educazione alla salute, allo sport e all’alimentazione, alla luce dell’articolo 32 della nostra Costituzione, che recita:
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Lo psicologo De Gennaro: “Consigli per dormire bene? Spegnete gli smartphone”
A proposito di educazione al sonno, qualche anno fa è stata condotta, dallo psicologo Luigi De Gennaro, in collaborazione con il dirigente della scuola Salvatore Giuliano, un’indagine su alcuni studenti dell’ITIS Majorana di Brindisi, i quali hanno sperimentato l’ingresso a scuola posticipato di un’ora, che ha avuto effetti sorprendenti e conseguenze positive nel rendimento scolastico.
Lo psicologo De Gennaro ci ha raccontato nei dettagli l’esperienza e i risultati dello studio.
“Ormai esiste da tempo nella letteratura scientifica il ruolo del sonno nei processi di apprendimento. L’assenza di sonno o la sua decurtazione va a impattare su apprendimento e memoria. Partendo da qui alcuni anni fa all’estero si è sviluppato un movimento internazionale, chiamato Later School Start Times, che si propone di ottimizzare l’apprendimento scolastico. Il tempo di sonno raccomandato dalle linee guida internazionali cambia nelle diverse fasce d’età.
Da adolescenti, tra i 14-17 anni, è necessario più sonno, parliamo di un bisogno di almeno 8-10 ore (per maggiori dettagli, si veda la figura che riporta il fabbisogno raccomandato in ciascuna fascia di età). Questo fabbisogno sappiamo bene che è violato. La durata del sonno è determinata da due vincoli: quando ci si addormenta e quando ci si sveglia. Il primo aspetto è subordinato a scelte individuali, stili di vita, abitudini. Il secondo è determinato dalle necessità scolastiche. Se si vuole puntare ad allungare il tempo di sonno degli adolescenti che decurtano volontariamente fanno un doppio danno al loro sonno: vanno a letto tardi e usano dispositivi elettronici. L’esposizione agli schermi riduce la secrezione di melatonina, l’ormone del buio che favorisce il sonno. Sostanzialmente in un doppio modo danneggiano il loro sonno”.
Come garantire quindi agli adolescenti la quota ideale di sonno?
“Abbiamo deciso di agire sulle ore di sonno mattutine, dal momento che non è facile intervenire sulle abitudini serali degli adolescenti, così da garantire più ore di sonno posticipando l’ingresso scolastico. La nascita di questo movimento ha visto molte esperienze nel mondo. Nel Senato Usa giace la proposta ufficiale di posticipare l’orario scolastico, mai arrivata in aula. Poi alcuni anni fa ci fu l’incontro con Giuliano per provare a fare un’esperienza del genere in Italia, al Majorana di Brindisi: qui abbiamo diviso le classi in standard e posticipate. Non solo, a queste ultime, abbiamo dato un’ora in più di sonno ma abbiamo anche monitorato il rendimento scolastico.
Primo risultato: ogni mese abbiamo valutato il livello di attenzione e vigilanza dei ragazzi. Abbiamo trovato che fosse innalzata nel gruppo dei “posticipati”. Ma non è che i ragazzi ne hanno approfittato andando un’ora più tardi a letto? Effettivamente rilevammo che mediamente in tutto l’anno il posticipo di un’ora corrispondeva al netto a 40-45 minuti in più di sonno. Andammo a verificare i risultati scolastici: il livello di incremento della prestazione scolastica era più elevato negli studenti che hanno partecipato all’esperimento durante l’anno.
Una cosa non verificabile con analisi empiriche: secondo il parere dei docenti, avendo partecipato studenti difficili, loro hanno avuto la percezione che questo tipo di esperimento abbia favorito la diminuzione dell’abbandono scolastico. Quindi sarebbe una doppia spinta favorevole.
In qualche modo abbiamo replicato l’esperienza: nell’epoca Covid in alcune realtà, nel Lazio, abbiamo sfruttato le norme Covid sul distanziamento. In molti istituti sono entrati in vigore gli ingressi scaglionati ad orari sfalsati. Stavolta si è trattato di un posticipo non di un’ora ma di un’ora e quaranta. La sintesi è che nelle classi posticipate abbiamo trovato livelli più elevati di rendimento. In entrambi i quadrimestri, più marcato nelle discipline scientifiche. Si tratta di una sostanziale conferma”.
Secondo lei è possibile applicare tutto ciò alla scuola italiana?
“Questo discorso è complesso, non ha a che fare solo con il parere degli esperti come me. Prende altri aspetti come le famiglie, che spesso sono contrarie, in quanto il posticipo è legato ai ritmi familiari. Gli stessi ragazzi, spesso, sono contrari: il posticipo di un’ora toglie magari tempo ad altre attività. Bisogna fare i conti con una potenziale opposizione di famiglie e ragazzi. Per non parlare dei trasporti: in certi contesti i trasporti sono sincronizzati in relazione a orari standard scolastici. Quindi un cambiamento del genere avrebbe grosse conseguenze in questo senso.
Alcuni economisti hanno stimato i costi a breve e a lungo termine. La stima su questo tipo di progetti è che certamente i costi diretti economici sono maggiori dei benefici a breve termine, ma già a partire dal quarto o quinto anno si va in attivo: i costi vengono superati dai benefici. Negli Usa ci sono tante sperimentazioni ma il progetto di legge non è mai andato in aula. Nessuno stato ha messo a regime questa proposta. Ci dobbiamo quindi confrontare con queste difficoltà con spirito realistico”.
Evidenze del genere valgono anche per i docenti o comunque per gli adulti? In un momento in cui si parla molto anche di settimana corta
“La necessità di ore minime consecutive di sonno cambia in base all’età. Il bisogno è ridotto nei docenti rispetto agli studenti. Questo non vuol dire che essi non dormano una quota sufficiente di sonno. Per i ragazzi, però, è cruciale in termini di attenzione e memoria. La violazione inoltre negli adulti è di minore entità rispetto agli adolescenti. I docenti ne sono coinvolti. Il gradimento medio dei docenti, in ogni caso, non è elevato”.
Quali sono altri consigli che si sente di dare a studenti e docenti per migliorare la qualità del loro sonno, e quindi, anche la loro qualità della vita?
“Tra i consigli naturalmente: spegnete quegli smartphone, spegnete quei dispositivi elettronici. Occorre garantire un bisogno di sonno pari alle vostre necessità. Se si dorme di più nel weekend, questa è una spia del fatto che si è deprivati di sonno. Occorre agire sulla sera e ridurre l’uso dei dispositivi”.
Tutti gli ospiti dell’evento
- Claudia Giordani, vicepresidente CONI.
- Pierluigi Innocenti, neurologo esperto in medicina del sonno.
- Ernesto Caffo, presidente Telefono Azzurro.
A partecipare all’evento Aluisi Tosolini, ex dirigente scolastico del liceo Bertolucci di Parma, fondatore del movimento ‘Avanguardie educative’, con gli interventi di Giorgio Calabrese, medico specializzando in Scienze dell’alimentazione, e Salvatore Giuliano, dirigente scolastico dell’ITIS Majorana, Brindisi. Conduce Daniele Di Frangia.
Come seguire l’evento?
Per seguire l’evento non è necessario ricevere alcun link, basta andare sui canali Facebook o YouTube della Tecnica della Scuola (o cliccare sul video di sopra) il giorno dell’evento. Gli alunni potranno liberamente porre le loro domande attraverso il numero Whatsapp 3761616311.
L’evento è aperto a tutte le classi della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado.
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