Giornata mondiale delle tartarughe marine. Wwf: «Ogni anno in Italia 25mila finiscono nelle reti da pesca»

Giornata mondiale delle tartarughe marine. Wwf: «Ogni anno in Italia 25mila finiscono nelle reti da pesca»

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di Silvia Morosi

L’allarme: «L’80% delle caretta caretta ha ingerito plastica». Riparte la campagna «Tartawatchers» di Legambiente

Nel Mediterraneo, ogni anno, oltre 150mila tartarughe marine vengono catturate accidentalmente da ami da pesca, lenze e reti e oltre 40mila muoiono. Solo in Italia, ogni anno 25mila finiscono imprigionate nelle reti a strascico. Sono questi alcuni dei dati allarmanti pubblicati nel report «Italia, penisola delle tartarughe» del Wwf, in occasione della Giornata mondiale delle tartarughe marine (World sea turtle day) che si celebra il 16 giugno. Il Mediterraneo — ricorda la ricerca — ospita tre specie di tartaruga marina: la tartaruga comune (Caretta caretta), la tartaruga verde (Chelonia mydas) e, sebbene più rara, la tartaruga liuto (Dermochelys coriacea). Queste nidificano soprattutto sulle coste orientali del bacino, mentre la tartaruga comune Caretta caretta è l’unica che nidifica regolarmente lungo le coste italiane (soprattutto nelle regioni meridionali). Negli ultimi cinque anni (2016-2021) è stato registrato un aumento nel numero dei nidi che, tuttavia, non deve far dimenticare i pericoli a cui la specie è esposta. Il Mediterraneo, infatti, è il mare che si sta scaldando più velocemente ed è «invaso» dai rifiuti: ogni anno, 570mila tonnellate di plastica finiscono in mare. Questi due fattori, insieme alle attività da pesca intensiva e all’impatto con i natanti, agiscono su tutte le fasi del ciclo vitale delle specie di tartarughe marine, che nella lista Rossa della Iucn, compaiono come a rischio di estinzione (tranne la tartaruga a dorso piatto, Natator depressus, ancora classificata come «carente di Dati»).

Diverse le attività messe in campo dal Wwf per tutelare la specie, dal monitoraggio — che ogni estate coinvolge anche centinaia di volontari — alla tutela nei centri di recupero, che hanno lo scopo di curare e riabilitare gli animali recuperati con ferite di diversa entità, senza dimenticare i campi estivi dedicati alla sorveglianza dei nidi di tartaruga in Sicilia, Basilicata, Calabria, Puglia, Toscana e Campania e le campagne di adozione.

In campo da anni anche Legambiente che, con l’inizio della stagione delle nidificazioni di mamma tartaruga, ha ripreso la campagna «Tartawatchers». L’obiettivo è quello di seguire le tracce lasciate sugli arenili da mamma tartaruga per poi individuare i siti di ovodeposizione da mettere in sicurezza e proteggere da incursioni di animali selvatici oppure dai danneggiamenti involontari di bagnanti, turisti e addetti ai lavori impegnati nella pulizia delle spiagge. Per far sì che la cova delle uova vada per il verso giusto — ricorda l’associazione — è necessario ridurre l’inquinamento acustico e luminoso nelle ore notturne ed evitare la pulizia meccanica delle spiagge. Per questo l’impegno dei volontari comprende anche sensibilizzazione e informazione di bagnanti e gestori balneari. Anche quest’anno Legambiente ha attivato il servizio «SOS Tartarughe», un numero unico per raccogliere le segnalazioni di tracce o di piccoli di tartaruga sui litorali italiani. Un invito a cittadini, turisti e bagnanti a mobilitarsi in modo semplice, inviando un messaggio WhatsApp o un SMS al 349 2100989. «Le squadre sono già formate ed attive dagli inizi di giugno – dichiara Stefano Di Marco, Coordinatore dell’Ufficio Progetti di Legambiente e responsabile del programma Tartawatchers – ma c’è ancora spazio per quanti vorranno unirsi ai team dei Tartawatchers e dare un contributo concreto alla salvaguardia della biodiversità» (l’approfondimento: «L’odore della plastica attira e uccide gli uccelli marini»).

I numeri parlano chiaro: nella scorsa estate sono stati individuati ben 256 nidi mentre nell’estate 2020 la conta si è fermata a 250. Le regioni italiani più gettonate da mamma tartaruga sono Campania, Calabria e Sicilia ma non disdegnano Puglia, Sardegna, Lazio e Toscana e addirittura il Veneto dove lo scorso anno si è registrato il nido più settentrionale del Mediterraneo (Jesolo). «Ora la sfida è proteggere adeguatamente i nidi di mamma tartaruga – conclude Di Marco – ed è per questo che Legambiente lancia l’invito a quanti volessero unirsi in questa complessa e importante attività. Il periodo della nidificazione è molto delicato e complicato, con i Tartawatchers oltre a individuare e proteggere i nidi informiamo e sensibilizziamo bagnanti, turisti e i gestori degli stabilimenti balneari. A questi ultimi è indirizzata l’iniziativa “Lidi Amici delle tartarughe marine” con cui i gestori si impegnano volontariamente a ridurre inquinamento acustico e luminoso per non intralciare la nidificazione e la schiusa. Sono già 500 i lidi che hanno aderito e ci auguriamo che quest’anno se ne aggiungano molti altri».

16 giugno 2022 (modifica il 16 giugno 2022 | 00:03)

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, 2022-06-15 22:06:00, L’allarme: «L’80% delle caretta caretta ha ingerito plastica». Riparte la campagna «Tartawatchers» di Legambiente, Silvia Morosi

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