di Teresa Madeo
Il 28 aprile di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale per sicurezza sul lavoro, avviata nel 2003 dall’ Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) al fine di promuovere la salvaguardia della sicurezza e della salute sul lavoro a livello globale. Sicurezza, la condizione che rende e fa sentire di essere esente da pericoli, o che dà la possibilità di prevenire, eliminare o rendere meno gravi danni, rischi, difficoltà, evenienze spiacevoli e simili.
Il tema della tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro ha sempre destato l’attenzione del legislatore, e dalla seconda metà del ‘900 ha subito un decisivo cambiamento: dai primi interventi normativi di tipo repressivo atti a proteggere l’ordine sociale più che la salute dei lavoratori, a partire dal Codice Civile in poi si è giunti progressivamente al riconoscimento effettivo del diritto all’integrità fisica e alla personalità morale del lavoratore, soprattutto con l’entrata in vigore della Costituzione e dello Statuto dei Lavoratori del 1970. Le leggi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro che si sono succedute negli anni individuano tutte responsabilità formative, informative, di addestramento e di istruzione. L’informare fa riferimento al “sapere” ed il formare al “saper fare”, educare fa riferimento al “saper essere” con riguardo ai valori condivisi della comunità scolastica. Educare “rende ciascuno più indipendente e libero, capace di scegliere e di assumere la propria responsabilità, di ragionare, di lavorare, di studiare, di esprimersi, di inventare, di agire bene”. Questo è l’obiettivo finale che l’educazione alla sicurezza deve raggiungere, assieme alle altre educazioni presenti nella scuola. I problemi della salute, degli infortuni e della sicurezza nell’ambiente in cui viviamo, richiedono azioni concrete in ambito preventivo, che non possono ignorare gli alunni della scuola e gli operatori che vi agiscono.
La scuola è un luogo di lavoro, dove dirigente scolastico, docenti, amministrativi, collaboratori scolastici, allievi e famiglie, nonché gli enti locali, devono collaborare perché il lavoro sia svolto in sicurezza. Il verificarsi con sempre maggiore frequenza di eventi calamitosi e di infortuni sul lavoro ha contribuito a sensibilizzare la coscienza individuale e ha modificato l’atteggiamento fatalista che pregiudicava l’affermazione del processo culturale della protezione civile e della sicurezza sui posti di lavoro.
L’obiettivo principale è quello di superare le condizioni di incertezza ed improvvisazione che, per lungo tempo, hanno rappresentato la precaria risposta alle varie situazioni di rischio, dedicando la massima attenzione nei confronti di ciò che può essere fonte di pericolo con la consapevolezza di dover imparare a prevenire e a fronteggiare gli eventi con adeguate misure di sicurezza e corrette azioni comportamentali. Le azioni e i compiti di ciascuno devono coordinarsi in un programma che ha come scopo la sicurezza di tutti, devono pertanto mirare al senso di responsabilità e ad attiva collaborazione.
La scuola, ambiente di lavoro per il personale e ambiente di vita per gli studenti, è un luogo ideale per promuovere la cultura e la pratica della sicurezza attraverso percorsi di informazione e formazione.
La scuola ha in primo luogo la responsabilità diretta di garantire la sicurezza degli studenti nell’ambito dell’istruzione, in particolare nella formazione professionale che può presentare rischi specifici, e una responsabilità indiretta di preparare gli studenti alla vita futura, aiutandoli a sviluppare, nel corso della carriera scolastica, un maggior senso di responsabilità nei riguardi della sicurezza propria e altrui (MIUR, 2009).
La salute e la sicurezza sono infatti parte integrante di tutti gli aspetti della vita quotidiana e professionale e l’attività scolastica, nel suo insieme, offre spazi e preziose opportunità per sviluppare i temi della vivibilità, del benessere psico-fisico, del diritto alla sicurezza, dell’assunzione di responsabilità (Mura, 2005).
Questi argomenti possono essere promossi adeguatamente attraverso un vero e proprio processo di integrazione dei temi della salute e della sicurezza del lavoro nei percorsi di istruzione che conduca a un miglioramento duraturo degli stili di vita degli studenti.
La promozione della cultura della salute e della sicurezza nell’ambiente scolastico trova un essenziale punto di forza nell’adozione di un approccio olistico che consideri e integri i seguenti aspetti.
“Allo stesso modo di come l’alunno apprende i saperi e i comportamenti corretti, è importante che la scuola, nel suo curricolo, dia ampio spazio ai temi della prevenzione dei pericoli, tuteli la salute e presenti agli alunni, agli insegnanti e al personale non docente, tutte le procedure affinché anche le attività scolastiche si svolgano in situazioni di sicurezza.” (Mura, 2005)
Un’organizzazione della vita scolastica attenta agli aspetti della sicurezza, ai saperi e alle competenze trasmessi durante le attività didattiche, oltre al (buon) esempio di tutto il personale scolastico sono i fattori chiave che permettono a bambini e giovani di acquisire abilità e consapevolezza sui rischi, strutturali o legati a scelte comportamentali scorrette.
È compito dell’intera comunità scolastica favorire le informazioni sui molteplici aspetti della sicurezza a scuola da parte, ad esempio, di nuovi insegnanti, supplenti, collaboratori scolastici, studenti, famiglie, per trasformare prima la percezione del rischio e poi il comportamento complessivo del ragazzo viene proposto un percorso educativo da svolgersi per gradi successivi, attraverso le fasi del sapere, del saper fare e del saper essere. Il processo, cui gli obiettivi sopra riportati fanno riferimento, s’immagina essere a spirale.
“Alla base di questo passaggio vi è il concetto di cultura della salute e della sicurezza, da intendere, quindi, come sviluppo ed espressione di capacità protettive attraverso un percorso fondato sull’esperienza individuale e collettiva”.
Nel contesto scolastico, anno per anno, il corpo docente ha inteso approfondire la consapevolezza degli alunni, superando il piano meramente cognitivo per arrivare a quello delle attitudini comportamentali e dell’esperienza quotidiana.
“La necessità principale per tutti gli operatori era quella di passare da un setting educativo, in cui si trasmettono nozioni, a un altro in cui vengano promossi valori, stili di vita, capacità e competenze […]. E così dare stabilità e sistematicità agli interventi educativi e didattici delle scuole sul tema della sicurezza, anche in attuazione della normativa vigente”.
Il modello cui questa buona pratica si richiama prevede l’utilizzo di metodologie attive, che coinvolgano direttamente i ragazzi.
Appare infatti evidente che un progetto mirante alla salute e alla sicurezza degli individui in età evolutiva, per definizione soggetti a comportamenti “a rischio”, non è confinabile alla singola classe, e al volontarismo del singolo docente, ma deve coinvolgere l’intera scuola e, dove è possibile, il territorio e la comunità che lo abita.
La gestione della sicurezza nelle scuole è affidata a una serie di figure per le quali sono definite specifiche attribuzioni. Una tale impostazione presuppone il coinvolgimento attivo di vari “soggetti”, per ognuno dei quali sono previsti obblighi e sanzioni. Si ritiene pertanto necessaria un’adeguata “formazione” e “informazione” degli stessi. Il D.M.382/98 parla genericamente di “utenti”, termine comprensivo di tutti coloro che frequentano la scuola anche solo occasionalmente, come, ad esempio, i genitori durante i consigli di classe e i colloqui con i professori.
In questo progetto il corpo docente è stato affiancato dalle istituzioni territoriali cui appartengono gli esperti della prevenzione e sicurezza del lavoro e degli ambienti di vita. Ciò ha rappresentato un valido esempio di collaborazione fra scuola e territorio, consentendo di qualificare i contenuti del progetto.
La costruzione di una scuola sicura, nel senso più ampio del termine, che rappresenti un contesto educante, protettivo e garante delle regole condivise, richiede: il rispetto della normativa, l’adozione di politiche educative e organizzative concordate, implementate e revisionate periodicamente dall’intera comunità scolastica, che siano ampiamente comunicate a tutti coloro che operano nella scuola o che con essa si relazionano, l’attuazione e il rispetto di procedure, da parte del personale docente e non docente, per la prevenzione del rischio e la promozione di situazioni che si svolgono in condizioni di sicurezza.
Si pensi, ad esempio, alla gestione di situazioni tipiche della vita scolastica (lezioni in palestra, regole per accogliere gli alunni prima dell’inizio delle lezioni e durante le pause) che richiedono prassi funzionali, consolidate e adatte a garantire la sicurezza del singolo e del gruppo, la realizzazione e la diffusione di buone pratiche educative di promozione della salute e della sicurezza da cui attingere spunti, attività, metodi da sperimentare durante i diversi momenti della vita scolastica quotidiana e da utilizzarsi come principi-guida per lo sviluppo di una scuola sicura, in cui la disciplina (da intendersi come rispetto delle regole) rappresenta un fattore chiave anche nella costruzione di un ambiente sociale ed emotivo rassicurante.
La cultura della sicurezza, come concetto trasversale a tutti i settori di vita e lavoro, deve diventare patrimonio di tutti i cittadini e la scuola, agenzia formativa per eccellenza, deve quindi promuovere la cultura della sicurezza e della prevenzione, la diffusione di buone prassi lavorative e di comportamenti sicuri sul luogo di vita e di lavoro.
Il D. Lgs 81/2008, (art. 11) invita le scuole ad inserire percorsi formativi interdisciplinari in materia di sicurezza all’interno del percorso curricolare e il nostro impegno è e rimane costante.
*USR per la Toscana.
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di Teresa Madeo Il 28 aprile di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale per sicurezza sul lavoro, avviata nel 2003 dall’ Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) al fine di promuovere la salvaguardia della sicurezza e della salute sul lavoro a livello globale. Sicurezza, la condizione che rende e fa sentire di essere esente da […]
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