Cosè la nomophobia. Perché i videogame diventano una dipendenza

Cosè la nomophobia. Perché i videogame diventano una dipendenza

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di Valentina Santarpia

Una ricerca del Corecom Lombardia punta il dito sulle patologie che derivano dall’abuso di internet tra i ragazzi. La dipendenza da videogiochi paragonabile a quella da stupefacenti. Il rischio di patologie psichiatriche

Nomophobia, ovvero paura di rimanere sconnessi dal contatto con la rete con conseguenti stati ansiosi: una delle malattie che affligge gli adolescenti di oggi, travolti dall’uso massiccio della rete. Il dato emerge da una ricerca sui giovani e le tecnologie promossa dal Comitato regionale delle comunicazioni della Lombardia insieme all’universit Bicocca e a Polis Lombardia, presentata mercoled mattina, che prova ad analizzare il fenomeno del sovra-utilizzo delle nuove tecnologie tra i giovani.

Le sfide online: bersi una bottiglia di superalcolico tutta d’un fiato

L’uso massiccio di device porta con s, lo dimostrano diversi studi, conseguenze psicologiche e sociali. Tra le patologie pi frequenti si riscontrano: depressione, problemi legati al sonno, comportamenti antisociali, disturbi dell’alimentazione, fino ad arrivare a una vera e propria dipendenza. I disturbi di addiction, o da uso problematico della rete, comprendono la dipendenza dai videogiochi, la dipendenza dalle relazioni virtuali, dal sesso virtuale, il sovraccarico cognitivo, la net compulsion, la dipendenza da social network o social media, il gioco d’azzardo, e poi appunto la nomophobia. Il 6% della popolazione sarebbe affetta da dipendenza da internet, ma l’uso problematico si allarga al 14% ele fasce pi giovani, cio gli under 23, sono le pi colpite. Con una particolarit: i maschi sono soprattutto legati alle attivit ludiche, le femmine pi alle attivit online legate alle relazioni. Distanziamento sociale e quarantena durante l’epoca covid hanno rappresentato fonte di stress per bambini e adolescenti proprio perch sono venute meno le routine, le occasioni di socializzazione, le attivit di ricreazione all’aperto. Tra i 6 e i 18 anni- come conferma una indagine del Gaslini -i ragazzi mostravano sintomi di irritabilit, disturbi del sonno, ansia generalizzata, depressione. Fino a punte estreme: uno studio di Ferrari del 2021, riportato nell’indagine, rivela come tra i 18 e i 24 anni sia aumentato del 209% l’uso di alcol durante la pandemia, con sfide estreme, come le NekNomination, che consistevano nel filmarsi sui social mentre si beve d’un fiato una bottiglia di superalcolici.

Sentirsi approvati sui social

Particolare attenzione da dedicare alla dipendenza da social media. Questa dipendenza presenta tratti sociali pi accettabili. Ma in realt nasconde insidie: quando diventa un contenitore per alleviare solitudine, ansia, depressione. E anche qui i giovani (14-21enni) sono i pi a rischio: il 25% rischia di svilupparne un uso problematico. E l’aspetto del sentirsi approvati dagli altri spesso si abbina alla modifica delle proprie foto tramite app per poter aumentare la propria autostima nel mostrarsi agli altri come fisicamente pi desiderabili.

Il sollievo: come con le droghe

Il punto il sollievo che i ragazzi provano nell’usare i mezzi tecnologici. un aspetto, questo, che emerge anche dall’uso compulsivo dei videogiochi: il meccanismo di ricompensa molto simile, se non sovrapponibile, a quello sperimentato con l’uso di alcuni stupefacenti, e quindi i giocatori addicted tendono a presentare pi facilmente sintomi ansiosi e depressivi, psicoticismo, affettivit negativa, nevroticismo e scarse abilit di coping, cio la capacit di tenere sotto controllo, affrontare e/o minimizzare conflitti e situazioni o eventi stressanti.

I segnali di allarme

Come capire se un ragazzo a rischio? Se il gioco su internet diventa l’attivit principale della vita quotidiana, se ci sono sintomi di astinenza quando viene impedito l’utilizzo (irritabilit, tristezza, ansia), se aumenta la tolleranza: ovvero se cresce il bisogno di aumentare il tempo trascorso impegnato in giochi su internet; se si fallisce nel tentativo di limitare la partecipazione; se si perde interessi nei confronti dei precedenti hobby e divertimenti; se si ingannano i membri della famiglia sul tempo trascorso giocando online; se si usano i giochi per eludere o mitigare stati d’animo negativi, se si mette a repentaglio una relazione, un lavoro, un’attivit formativa o di carriera per la partecipazione ai giochi. E ci sono anche sintomi fisici legati ad un abuso di internet: dolore agli occhi, schiena, collo, scarsa igiene personale, problemi alimentari (dati dalla necessit di voler rimanere online), disturbi del sonno. Questi aspetti sottolineano che la dipendenza da internet, anche se necessita di ulteriori approfondimenti, da prendere in considerazione come un rischio molto alto nella realt contemporanea, al pari della gravit associata alla dipendenza da sostanze.

La tecnica del palombaro

In realt, nota Paolo Giovannelli, siamo tutti dipendenti dagli strumenti tecnologici, anche semplicemente per entrare in contatto con la pubblica amministrazione: una sorta di dipendenza funzionale. La patologia si riscontra quando il processo non pi governato da finalit di tipo costruttivo o anche di tipo equilibrato ma viene usato in maniera ossessiva o compulsiva: partendo da alcune situazioni difficili, ambientali o da alcune vulnerabilit o alcune peculiarit di alcuni ragazzi, si arriva purtroppo allo sviluppo di veri e propri disturbi psichiatrici. Per evitare di arrivare agli eccessi, ci vuole quella che Giovannelli chiama- come quando i palombari vanno sott’acqua in profondit- decompressione: ci si pu cio immergere, per un certo tempo, anche nella realt virtuale, nell’attivit digitale, ma poi bisogna ritornare all’esperienza reale, sociale, relazionale, di sport.

25 gennaio 2023 (modifica il 25 gennaio 2023 | 11:16)

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