di Alfio Sciacca
La relazione tra Giovanni Padovani e la donna che ha assassinato risale al 2021. Dalla società di calcio dove giocava lui: «Non era sereno. Spesso si isolava e sabato ha lasciato improvvisamente il ritiro»
dal nostro inviato
BOLOGNA — «Vivo di gesti, non di chiacchiere… solo quelli apprezzo veramente», per lui era questo il vangelo da duro, tutto muscoli e tatuaggi. Mentre lei preferiva citare Coco Chanel: «Si può essere splendidi a trent’anni, affascinanti a quarant’anni e irresistibili per il resto della tua vita». Due vite, quelle di Alessandra Matteuzzi, detta Sandra, e del suo assassino Giovanni Padovani , ampiamente declinate sui social con centinaia di foto, anche se nessuna di loro due insieme. E proprio sui social si erano conosciuti nell’estate di un anno fa.
Una relazione «molto aperta», raccontano gli amici e anche la sorella. Di quelle in cui non ci dovrebbe essere spazio per manie di possesso. Lui di mestiere faceva il calciatore. Attualmente militava con la Sancataldese, nel campionato di serie D. Sempre in Sicilia aveva giocato con il Giarre e il Troina. E dal semiprofessionismo pare fosse già pronto per il salto in serie C. Sul suo talento da difensore aveva già messo gli occhi anche il Carpi. Ma oltre al calcio ha sempre avuto la fissa per il mondo dello spettacolo e della moda.
Alessandra invece nella moda ci lavorava da anni, come rappresentante di vendita di uno showroom con sede anche a Milano. Lo confermano le tante foto di lei in posa davanti allo specchio, mentre prova scarpe e vestiti. Si vedevano nei momenti liberi, tra un impegno calcistico e l’altro. Lui faceva la spola tra la Sicilia, Senigallia (la sua città d’origine) e Bologna. Solo per un breve periodo avevano vissuto insieme. Del resto Alessandra era stata duramente segnata dalla malattia della madre, affetta da Alzheimer, che ha accudito in casa fino all’ultimo. Un anno fa aveva perso anche il padre.
La differenza di età pare non fosse un problema nella loro relazione. «Del resto lei era una donna solare e piena di vita» afferma la sorella. «La cattiveria mi stupisce sempre. Quando la subisco, rimango lì a fissarla come fosse una bestia dalla quale non mi so difendere». Uno dei suoi tanti post che oggi sembra una premonizione. Padovani invece sembrava inquieto e alla ricerca di qualcosa oltre al calcio. Si muoveva come chi sognava una vita da influencer, nonostante i pochi follower a seguire i suoi profili, gravidi di foto in mille pose da macho. In mezzo anche i link di società di casting e persino le sequenze di quello che sembra uno spot pubblicitario, con lui in costume da bagno.Un culto del fisico maniacale, ma nessun segnale che lasciasse prevedere la tragedia. Tutt’altro. Nel novembre 2021 aveva postato: «Stop alla violenza sulle donne» e, sempre lui, che sferra un calcio al pallone.
Nessun apparente segnale di allarme. Fino all’ultimo post muto di due giorni fa: un’auto lungo l’autostrada. Proprio il giorno del suo rientro dalla Sicilia. Sabato era letteralmente scappato da San Cataldo, abbandonando la squadra e rinunciando al match con il Catania. «Avevamo intuito che non era sereno — dicono dalla società —. Spesso si isolava e sabato ha lasciato improvvisamente il ritiro. Lunedì ci ha contattato chiedendo di rientrare in squadra. Ma è grave che sia andato via senza spiegazioni. Non lo abbiamo più reintegrato, comunicandogli che poteva cercarsi una nuova società».
25 agosto 2022 (modifica il 25 agosto 2022 | 08:36)
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, 2022-08-25 12:49:00, La relazione tra Giovanni Padovani e la donna che ha assassinato risale al 2021. Dalla società di calcio dove giocava lui: «Non era sereno. Spesso si isolava e sabato ha lasciato improvvisamente il ritiro» , Alfio Sciacca