Si torna a parlare della tragedia che ha visto come vittima il 18enne Giuliano De Seta, morto lo scorso settembre mentre svolgeva un’attiva relativa all’alternanza scuola lavoro in un’azienda di Noventa di Piave (Venezia). La scomparsa del ragazzo, rimasto schiacciato da un pesantissimo blocco di acciaio, ha alzato un polverone, spingendo molti a riflettere sulle reali condizioni di sicurezza di queste forme di primo approccio nel mondo del lavoro dei giovanissimi.
Oltre al danno la beffa
Purtroppo, spiegano Il Gazzettino e La Repubblica, la famiglia del 18enne non avrà diritto a ricevere un risarcimento dopo la morte. Il motivo? Tecnicamente, per l’Inail, Giuliano era uno stagista e non un dipendente a tutti gli effetti della ditta, la Bc Service. La somma viene erogata anche agli stagisti solo nel caso in cui si tratti di capi di famiglia, eventualità che difficilmente può entrare in gioco nel caso di neo maggiorenni.
I genitori, nel frattempo, continuano a chiedere giustizia. Il prossimo 10 marzo si terrà una prima udienza in cui forse, grazie alla perizia, si capirà una volta per tutte come sia potuto avvenire questo evento tragico. Ad essere indagati sono Anna Maria Zago, la dirigente scolastica dell’Itis da Vinci di Portogruaro, che ha firmato lo stage, il titolare dell’azienda Luca Brugnerotto, Sandro Borin, responsabile della sicurezza, e infine il tutor Attilio Sguerzi. Al momento la questione risarcimento rimane così sospesa.
Troppi incidenti sul lavoro
Secondo alcuni dati recenti diffusi dall’Agenzia Ansa, i morti sul lavoro nel 2022 sono stati complessivamente almeno 1.484 (1.404 nel 2021 calcolati con gli stessi parametri) equivalenti a 28 a settimana e 4 al giorno di media. L’elaborazione è del Centro Studi della Cub in base a dati Inail e Osservatorio nazionale morti sul lavoro sia di Bologna che di Mestre.
I deceduti direttamente sul luogo di lavoro sono 665, mentre sono 819 quelli che hanno perso la vita in viaggio (dovuto alla professione, per esempio gli autotrasportatori) o andando o tornando dal luogo di impiego. Maglia nera è la Lombardia (225 morti), seguita da Veneto (135), la regione in cui viveva e lavorava Giuliano, Campania (125), Emilia-Romagna (112), Piemonte (110), Lazio (110), Sicilia (102), Marche (71), Toscana (71), Calabria (69), Trentino Alto Adige (65), Puglia (64), Sardegna (55), Abruzzo (48), Umbria (34), Liguria (31), Friuli Venezia Giulia (22), Basilicata (21) e, infine Valle d’Aosta (7) e Molise (7).
“E’ una vera e propria emergenza nazionale che deve essere affrontata dal Governo – sottolinea il segretario nazionale della Cub, Walter Montagnoli – dovuta, tra l’altro, alla diffusa precarietà, alla forte carenza di controlli, ai subappalti e ai processi produttivi che hanno il profitto come unico parametro”.