L’intervista
di Daniela Polizzi 17 lug 2022
Giuseppe Lavazza, vicepresidente della multinazionale del caffè
Inflazione, prezzi delle materie prime alle stelle, difficoltà logistiche che si sono tradotti in costi impegnativi: «300 milioni in più per il 2022, pari all’intero margine del 2021 ma abbiamo continuato a investire al ritmo di 80 milioni l’anno». Instabilità sui mercati: «Abbiamo rifatto sei volte il budget per quest’anno». Giuseppe Lavazza, vice presidente della multinazionale del caffè, che dell’Italia è un simbolo nel mondo, si unisce all’appello di chi chiede che il presidente del Consiglio Mario Draghi resti alla guida del Paese. «Mai come in questo momento di forte instabilità sui mercati, è necessario che porti a termine i suoi compiti. In un contesto incerto, abbiamo bisogno di una sponda sicura nel Paese».
In un momento peraltro — dice Lavazza — in cui non si può più rimandare una riforma del lavoro, con il taglio del cuneo fiscale, «un passaggio chiave per rendere il lavoro più dinamico e competitivo. Vitale soprattutto per convincere i giovani a restare, a lavorare nelle nostre aziende, — che è uno degli aspetti più difficili adesso —, e per noi imprenditori è necessario per consegnare le nostre attività alle generazioni future. Servono leve di promozione sociale per la tutela del lavoro di domani». Anche per questo Draghi deve rimanere.
Lavazza si riconosce nel cosiddetto «partito del Pil» come esponente del mondo imprenditoriale che investe nel Paese e porta il made in Italy nel mondo. Il gruppo del caffè raccoglie all’estero il 70% dei suoi 2,3 miliardi di fatturato. Si tratta di 33 miliardi di tazzine di caffè consumate ogni anno, circa 628 al minuto. L’imprenditore ricorda l’incontro con il presidente del Consiglio che in aprile, in visita a Torino, «è venuto nella nostra nuova sede della Nuvola, parte di un ampio progetto di rigenerazione di un quartiere sulla cintura nord della città, problematico anche dal punto di vista sociale».
Quali parole di Draghi le sono rimaste impresse?
«Ha ribadito il ruolo degli esponenti politici e delle istituzioni che deve essere di servizio anche per gli imprenditori, quelli bravi e coraggiosi soprattutto nei momenti più duri, che possano esprimere al meglio, assieme ai loro collaboratori, il loro talento. La politica pensa di essere un motore dello sviluppo ma in realtà spesso è un ostacolo. Non dimentichiamo che in Italia uno dei rischi di maggiore impatto è la scarsa competitività e Draghi è stato una garanzia come capo di governo. Ci ha sorpresi nella rapidità di esecuzione — rara nel settore pubblico — e nella forte disciplina nel metodo di governo».
Energia, inflazione, materie prime. Che cosa preoccupa di più?
«Gli aumenti dell’energia incidono per noi relativamente. Ma è il prezzo del caffè che corre, un aumento quantificabile in centinaia di milioni. E non è solo questione di prezzi delle materie prime, raddoppiati in un anno, c’è anche la logistica. Per trasportare il caffè nel 2021 non c’erano container, una vera emergenza. Così abbiamo pulito e riempito le stive delle navi cisterna per importare da venti Paesi un parte dei circa 4,5 milioni di sacchi di caffè che acquistiamo in un anno. L’imprenditore deve avere coraggio ma la stabilità politica è fondamentale».
Per quanto le aziende possono resistere agli choc?
«Nel 2021 abbiamo assorbito larga parte degli incrementi di costi, con la buona gestione, e poi abbiamo compresso i margini. Qualche aumento dei prezzi lo abbiamo fatto di recente, ma con molto giudizio. Siamo ben allenati a competere, lo abbiamo imparato crescendo sui mercati internazionali. Il 2021 è stato un anno molto buono, chiuso con un più 11% che ci ha consentito di mettere da parte le risorse, come d’altronde facciamo sempre, e di continuare a investire, cosa che faremo anche quest’anno. Non ci tiriamo mai indietro, abbiamo 127 anni di storia ma un’agilità da bambini, prendiamo qualche colpo ma siamo flessibili e riusciamo a correre».
Giovedì la Bce deciderà sul rialzo dei tassi…
«La Fed lì ha già aumentati e l’effetto si è visto in Europa, con la parità tra dollaro e l’euro, destinato forse ad andare anche sotto quel livello. E sarà inevitabile che i Paesi più indebitati come l’Italia soffrano di più. Ma se non si interviene si ridurrà il potere d’acquisto. Poi c’è l’inflazione, un’incognita sui consumi. Il rischio è di finire nella spirale della recessione. Non c’è più tempo da perdere, bisogna ammodernare l’ossatura del nostro Paese. Solo a queste condizioni un imprenditore può accettare il rischio, essere competitivo, non pesare sui conti pubblici e spingere la crescita del Pil».
Iscriviti alla newsletter “Whatever it Takes” di Federico Fubini. Dati, fatti e opinioni forti: le sfide della settimana per l’economia e i mercati in un mondo instabile. Ogni lunedì nella tua casella di posta.
E non dimenticare le newsletter L’Economia Opinioni”
e “L’Economia Ore 18”
.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-07-17 22:09:00, L’imprenditore si unisce all’appello di chi chiede che il presidente del Consiglio Mario Draghi resti alla guida del Paese. «È necessaria una sponda sicura», Daniela Polizzi