Giustizia, accordo a rischio. Ma Cartabia tratta: «È la riforma del possibile»

Giustizia, accordo a rischio. Ma Cartabia tratta: «È la riforma del possibile»

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di Giovanni BianconiI 5 Stelle: chiudiamo solo se c’è un chiarimento politico «Non ho rimpianti per essermi seduta su una poltrona così scomoda», confidava mercoledì scorso Marta Cartabia parlando di riforme della giustizia alla Scuola di perfezionamento delle forze di polizia. Erano i giorni caldi della trattativa sul Csm e l’ordinamento giudiziario, e la ministra ha spiegato il suo approccio con parole che, rilette all’indomani dell’accordo tra i partiti di governo, possono considerarsi una sorta di bilancio. Per adesso positivo, in attesa dei prossimi passaggi. «Le riforme, in presenza di una maggioranza così vasta e al cui interno ci sono posizioni e sensibilità diverse, sono necessariamente il frutto di una sintesi che le tenga insieme — spiegava la Guardasigilli —. Anche quando si parte da binomi in apparenza inconciliabili come giustizialismo e garantismo, sicurezza e rieducazione della pena, qualità ed efficienza, si possono trovare punti d’incontro». Soluzioni di compromesso «frutto del possibile e del contesto dato, negli spazi dettati dalla politica». È avvenuto con le riforme già approvate della giustizia civile e di quella penale, può avvenire per quelle ancora da approvare: «Sono i giorni decisivi», annunciava Cartabia. Alla ministra piace scalare montagne, e sa che le cime si conquistano un passo dopo l’altro. Due mesi fa era stata superata, all’unanimità, la tappa del Consiglio dei ministri; ora, dopo estenuanti trattative, sembra raggiunto l’accordo alla vigilia dell’esame di Montecitorio, dove però Lega e Italia viva minacciano voti che vanno in senso contrario alle soluzioni trovate. Poi si passerà al Senato, dove i numeri sono ancora più a rischio: Cartabia ha chiesto di mantenere tutto com’è per evitare nuovi crepacci, ma sempre dal centro-destra giungono malumori. La vetta, insomma, non è ancora raggiunta. Tuttavia la ministra continua a confidare nelle sue doti di mediatrice e negli appelli al dialogo. L’ha detto e ripetuto ad ogni incontro con i rappresentanti della variegata e litigiosa maggioranza: «Ciascuno di voi ha ceduto su qualcosa per andare nella direzione dell’altro, e di questo vi ringrazio». Con un implicito a ppello a non disperdere ciò che si è faticosamente costruito. Il risultato non sarà il migliore possibile, nemmeno secondo le opinioni personali di Cartabia, ma è il massimo che si può ottenere nelle condizioni attuali. Il sorteggio per l’elezione del Csm — sbandierato come irrinunciabile fino all’altro giorno da Lega, Forza Italia e Italia viva, a cui la ministra ha sempre opposto i propri sospetti di incostituzionalità — è scomparso per ricomparire nella definizione dei collegi elettorali. I Cinque stelle hanno ceduto su limitazioni nel passaggio tra funzioni di giudice e pubblico ministero che assomigliano molto alla separazione delle carriere inseguita dal centro-destra, ottenendo però uno stop quasi definitivo alle «porte girevoli» tra politica e magistratura; adesso però, di fronte ai sussulti degli altri, il co-relatore Eugenio Saitta insorge: «Serve un chiarimento politico, altrimenti, la riforma è a rischio». Il Pd s’è accontentato di un sistema elettorale per il Csm che avrebbe voluto più proporzionale e meno maggioritario (come chiedevano le toghe, e per questo osteggiato dal centro-destra), in cambio di una non-mortificazione dei magistrati che prestano la loro competenza al governo; Azione ha rinunciato alla responsabilità civile delle toghe, ma ha avuto il «fascicolo» di giudici e pm che allarma moltissimo l’Associazione magistrati, secondo la ministra senza motivo: agli atti del Csm sono già previsti gli elementi utili a segnalare «significative anomalie». Il risultato raggiunto al momento è l’unico in grado di tenere insieme ciò che altrimenti si sfalderebbe: l’alleanza di governo. Com’è stato, ad esempio, per l’improcedibilità che ha affiancato l’abolizione della prescrizione dopo il processo di primo grado: c’era un ostacolo da rimuovere perché alcuni lo pretendevano, lo si è superato con un aggiramento che non piace ad altri, ma si è riusciti ad andare avanti. Ora si proverà a proseguire con lo stesso metodo. 10 aprile 2022 (modifica il 10 aprile 2022 | 22:48) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-10 20:58:00, I 5 Stelle: chiudiamo solo se c’è un chiarimento politico, Giovanni Bianconi

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