di Vera Martinella
Oltre il 30 per cento degli infettati continua a risentire a lungo delle conseguenze del virus dopo la fase acuta. Una sindrome di cui si sa ancora poco e che può coinvolgere praticamente tutti gli organi e gli apparati
Di Long Covid parleremo molto e a lungo perché più passa il tempo dall’inizio della pandemia di Sars-CoV-2 più scopriamo gli effetti inattesi a lungo termine del virus e il loro impatto sulle nostre vite. Un impatto che rischia di abbattersi come uno tsunami non solo sulla salute delle singole persone, ma sul benessere di tutta la collettività, fino a mettere a rischio la tenuta del nostro Servizio sanitario nazionale stesso. Quasi tutti Paesi occidentali hanno lanciato dei «progetti speciali» che mirano a raccogliere dati, archiviarli, analizzarli per capire come e dove curare e gestire i nuovi malati. Mentre le riviste scientifiche internazionali più prestigiose sono ricche di nuovi studi che si susseguono come parti di un gigantesco puzzle.
Il libro
L’Organizzazione Mondiale di Sanità ha deciso di chiamarla ufficialmente «post Covid-19 condition»: è la condizione di persistenza di segni e sintomi che continuano (o si sviluppano) oltre le 12 settimane dal termine della fase acuta di malattia. Una sindrome di cui ancora si sa poco, perché serve tempo per raccogliere dati sufficienti a trarre delle conclusioni e perché a complicare il lavoro dei ricercatori ci sono due «ostacoli»: primo, gli organi interessati sono diversi e i sintomi sono molti, non facili da inquadrare con sicurezza; secondo, a varianti del virus differenti (come Delta, Omicron, ecc.) potrebbero corrispondere altrettante conseguenze sul lungo periodo.
Che cos’è la sindrome Long Covid o Post Covid? Come si diagnostica? Come affrontare sintomi respiratori, cardiovascolari, neurologici o di altra natura conseguenti al Coronavirus? Chi è a maggior rischio? Come curarsi? Il libro «Post COVID. Che cosa dobbiamo sapere sulle conseguenze a lungo termine del virus per corpo e mente» (di Sergio Harari con Vera Martinella, edizioni Solferino) offre un primo bilancio di ciò che la scienza ha appurato finora, una guida per le persone che continuano ad accusare disturbi dopo l’infezione, per aiutarle a capire e interpretare i sintomi. Con un’attenzione speciale anche al disagio psichico causato dalla pandemia e ai problemi di bambini e adolescenti.
Non sempre è collegata a un’infezione grave
Sono milioni le segnalazioni raccolte dai medici per problemi più o meno severi che perdurano a distanza di mesi dalla fine di Covid-19: dalla stanchezza cronica alla nebbia cerebrale, dai danni cardio-polmonari a quelli gastroenterici, passando anche per disturbi che riguardano reni, fegato, pelle e capelli. Non sempre i sintomi sono correlati al grado di severità della malattia da Covid sofferta in fase acuta e non sempre è chiaro il meccanismo con il quale si sviluppano. Quante persone ne soffrono? Moltissime, ma è impossibile per ora dare numeri certi. Alcune statistiche indicano la presenza di sindrome Long Covid in circa il 30 per cento di chi si è infettato, ma esistono stime molto superiori, fino al 50 per cento. Qualche informazione in più è disponibile sui soggetti più a rischio di sviluppare una condizione post Covid: chi ha un’età più avanzata, il sesso femminile, chi è obeso o sovrappeso, chi ha avuto un ricovero ospedaliero (specie se in terapia intensiva) dovuto a un’infezione da Sars-CoV-2 grave, chi soffre di altre malattie (come diabete, ipertensione arteriosa, asma, per esempio).
Cause e terapie
Le cause? Ancora in gran parte sconosciute, anche se il potente stato infiammatorio determinato dal virus sembra essere il principale indiziato e il comune denominatore di tanti disturbi diversi associati alla sindrome post Covid. La ricerca scientifica si sta concentrando, infatti, da una parte sui meccanismi alla base dello sviluppo delle diverse manifestazioni di malattia e dall’altro sulle possibili cure. Al momento, infatti, le terapie sono per lo più basate sull’esperienza che i vari specialisti costruiscono col passare del tempo e, per ora, puntano soprattutto ad alleviare i sintomi lamentati dai pazienti.
Un ultimo grande capitolo quando si parla di post Covid è il suo impatto psicologico: sulle coppie, sulle famiglie, sul lavoro, sulle persone più «fragili» (come chi già era in cura per disturbi psichiatrici, gli anziani, le persone sole) e su bambini e adolescenti, che stanno pagando un prezzo molto alto anche a livello di benessere mentale. Lo dimostrano i numeri crescenti di disturbi d’ansia, dell’alimentazione e problemi del sonno. In Italia come nel resto del mondo.
25 giugno 2022 (modifica il 25 giugno 2022 | 17:55)
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, 2022-06-25 19:16:00, Oltre il 30 per cento degli infettati continua a risentire a lungo delle conseguenze del virus dopo la fase acuta. Una sindrome di cui si sa ancora poco e che può coinvolgere praticamente tutti gli organi e gli apparati, Vera Martinella